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Vite Colte mette in mostra l’arte di produrre vino

31 Ottobre 2018 Civiltà del bere
Il progetto di punta di Terre da Vino mira in alto con l’allestimento di un’esposizione permanente nella sede avveniristica dell’architetto Arnaudo. Un percorso di un chilometro che spiega come nascono le etichette più note della zona di Barolo.
Nato nel cuore delle Langhe, ai piedi del prestigioso cru Cannubi a Barolo, Vite Colte è il progetto che dal 2010 ruota intorno all’arte della vitivinicoltura. Vi lavorano 180 mani esperte e attente che coltivano 300 ettari nelle zone più vocate del Piemonte. Rappresenta la punta di diamante dei 2.500 soci di Terre da Vino, storica Cantina cooperativa che conta oggi oltre 5.000 ettari di vigneto. L’obiettivo è la creazione di vini di altissima qualità a partire da vigneti selezionati e gestiti con cura e rigore. Anche se, afferma il presidente Piero Quadrumolo: «Sono da sempre convinto che sì, i terreni siano importanti, ma le mani e la testa dell’uomo lo siano molto, molto di più». Ed è con mani, testa e cuore che si esprime anche il lavoro dell’artista. Per questo motivo, da giugno 2018, da Vite Colte una mostra permanente arricchisce la visita guidata alla Cantina.

Una mostra permanente per raccontare vigna e cantina

«Abbiamo sentito l’esigenza di raccontare al visitatore tutto quello che accade in vigna e durante il processo di vinificazione tramite un percorso emozionante, formativo e di immediata comprensione», spiega Quadrumolo. «Per rappresentare il lavoro sul campo abbiamo realizzato otto pannelli fotografici immortalando i nostri soci viticoltori». L’itinerario parte all’esterno della struttura e va dalla potatura fino alla vendemmia tardiva. Ogni pannello è corredato da brevi e chiari testi in italiano e inglese curati da Maurizio Gily, agronomo e giornalista.    

Le stagioni del vino di Mauro Pallotta (aka Maupal)

«Ma la realizzazione di un’opera esplicativa su quel che succede all’uva una volta giunta in cantina», afferma il presidente, «è stata più complicata». Entra qui in gioco l’estro di Mauro Pallotta, meglio conosciuto come Maupal, street artist romano. Maupal è famoso anche a livello internazionale per aver rappresentato il Papa Francesco in veste di supereroe. In una classifica stilata nel 2016 dalla prestigiosa rivista specializzata Artnet, figura al ventunesimo posto tra gli artisti urbani più influenti al mondo. A lui, non a caso, è stato commissionato l’arduo compito di raffigurare in maniera semplice e divertente i processi di fermentazione e affinamento. L’artista ha scelto il cartoon: disegni e fantasie dal titolo “Le stagioni del vino”, dedicati a Vite Colte e realizzati appositamente per il percorso di visita che raggiunge in questo modo la lunghezza totale di quasi un chilometro.

Otto opere pop spiegano il vino ai non addetti ai lavori

Otto opere in stile allegramente pop ripercorrono le diverse fasi della vinificazione. È la storia di “Sac”, Saccharomyces cerevisiae, lievito che narra al turista curioso i momenti della pigiatura, della vinificazione in bianco e in rosso, della fermentazione malolattica, fino alla maturazione in botte grande e in botte piccola, oltre alla spumantizzazione con metodo Charmat e Classico.     «Maupal ha creato un bel racconto su un vino che fa la gloria del Paese», ha commentato il critico d’arte Philippe Daverio, intervenuto alla presentazione della mostra lo scorso giugno. Nella stessa occasione, l’artista ha illustrato l’intento del suo lavoro: «Ho disegnato tutto come se avessi dovuto spiegarlo a me stesso o addirittura a un bambino, con un pizzico d’ironia e tanto colore per avvicinare lo sguardo del consumatore. Ho infatti scelto di dedicarmi alla street art perché è capace di trasmettere il linguaggio artistico a un numero maggiore di persone». Ed è proprio questo il proposito della committenza: spiegare l’arte di produrre vino anche ai non addetti ai lavori.

Anche la cantina è un'opera d'arte

La mostra permanente si inserisce, inoltre, all’interno di un’altra opera contemporanea. L’avveniristica cantina realizzata dall’architetto Gianni Arnaudo e orientata all’ecosostenibilità. Inaugurata nel 2000 e ampliata nel 2010, la costruzione è come una scenografia che permette di muoversi liberamente per tutto il percorso di visita. I diversi spazi del complesso sono attraversati da una passerella sospesa in acciaio, legno e cristallo, che si snoda fra le varie fasi della produzione, dalla vinificazione fino all’imbottigliamento. È stato creato così un itinerario didattico e culturale grazie al quale è possibile conoscere la parte più delicata della creazione del prodotto più pregiato delle Langhe e, da oggi, anche camminare tra la colorata arte di Maupal. Questa visita ideale si conclude con un affaccio sulle colline del Barolo, per riportare lo sguardo del visitatore alla geometria delle vigne e all’incanto del paesaggio tutto intorno.    

Vite Colte: rispetto, naturalità, tradizione ed equilibrio

Insomma, Vite Colte ha tutto quello che serve: un vasto patrimonio di vigneti, i viticoltori più bravi e motivati del gruppo, impianti enologici moderni, una squadra tecnica di prim’ordine coordinata da Daniele Eberle in campagna e Bruno Cordero in cantina. E anche un tocco artistico in più, che servirà a far comprendere a chiunque il lavoro necessario per la produzione di etichette che contemplano, tra gli altri, i vini di alcuni tra i più importati comuni della Docg Barolo. Quattro sono le parole chiave che ben definiscono le scelte stilistiche alla base dei vini Vite Colte: rispetto, naturalità, tradizione ed equilibrio. Queste stesse parole possono essere applicate all’arte che, essendo in questo caso al servizio del vino, aggiunge grande valore alla comunicazione della Cantina.
Questo articolo è tratto da Civiltà del bere 5/2018. Se sei un abbonato digitale, puoi leggere e scaricare la rivista effettuando il login. Altrimenti puoi abbonarti o acquistare la rivista su store.civiltadelbere.com (l'ultimo numero è anche in edicola). Per info: store@civiltadelbere.com

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