Dibattiti, approfondimenti e degustazioni panoramiche sullo sfondo delle Dolomiti. Il nostro tradizionale summit, di scena il 14 e il 15 luglio, ha riunito i top player della produzione vinicola italiana: produttori, ma anche comunicatori, operatori e un pubblico di appassionati competenti e motivati
VinoVip Cortina chiama, i protagonisti dell’enologia italiana rispondono. La 14ª edizione dello storico summit ampezzano organizzato da Civiltà del bere è stata, ancora una volta, l’occasione per scattare una fotografia puntuale della produzione nazionale, analizzando le tematiche chiave del comparto in un confronto utile e costruttivo tra chi il vino lo fa, chi lo vende, chi lo comunica e chi lo beve. Il tutto in un’atmosfera esclusiva, ma al tempo stesso inclusiva: quella dimensione accogliente e conviviale che da sempre caratterizza l’evento, complice lo scenario dolomitico d’incomparabile bellezza e la presenza di numerosi produttori,titolari di alcune delle più importanti Cantine italiane, che scelgono di esserci personalmente per fare networking e dare il loro contributo al dibattito.
Quest’anno, poi, c’era un motivo in più per partecipare: brindare insieme al mezzo secolo di Civiltà del bere. Un traguardo che ben poche riviste enologiche possono vantare e che ci rende orgogliosi del nostro impegno quotidiano, sia nel fornire contenuti giornalistici approfonditi e super partes, sia nell’organizzare appuntamenti di alto profilo come appunto VinoVip.

Il parterre de rois al talk show
Le due giornate di palinsesto, domenica 14 a lunedì 15 luglio, hanno riunito in una Cortina inevitabilmente piena di gru e cantieri (fervono i lavori per le Olimpiadi invernali del 2026) oltre 600 persone. Al di là dei numeri, è stata soprattutto la competenza dei professionisti presenti a fare la differenza. A cominciare dal presidente dell’Oiv Luigi Moio, dal Master of Wine Andrea Lonardi, dall’agronomo Giovanni Bigot e dal professore dell’Università di Padova Eugenio Pomarici, tutti protagonisti del talk show di apertura “Resistenza!” condotto dal direttore di Civiltà del bere Alessandro Torcoli. Il quale, dopo gli interventi dei relatori, ha dato la parola anche a molti produttori presenti in sala per conoscere il loro punto di vista. L’elenco include Luca Rigotti (coordinatore Vino di Confcooperative e presidente di Mezzacorona), Raffaele Boscaini (come Masi Agricola ma anche per Federvini), Marzia Varvaglione (presidente di Agivi), Roberto Castagner, Marilisa Allegrini, Angela Velenosi, Chiara Lungarotti, Francesca Argiolas, Silvia Franco, Annalisa Zorzettig, Fausto Maculan e Davide Gaeta (Elèva). Pubblicheremo un approfondimento sul talk show la prossima settimana.
Gli altri protagonisti della due giorni ampezzana
In rappresentanza dei due sponsor sono invece intervenuti Maurizio Danese, Ad di Vinitaly Veronafiere, e l’enologo Paolo Bomben di VCR – Vivai Cooperativi Rauscedo. Quest’ultimo era tra gli oratori del convegno dedicato al Cabernet Sauvignon e Franc, condotto dalla neo vicedirettrice di Civiltà del bere Elena Erlicher. Sul palco con loro anche il celebre wine maker Pierre Seillan e il professor Luigi Bavaresco dell’Università Cattolica di Piacenza, membro Oiv. Tra i partecipanti al summit anche una delegazione di stampa e professionisti esteri accompagnata da ITA-Ice, una selezione di giornalisti italiani specializzati e figure chiave del mondo del vino come il presidente dell’Accademia della Vite e del Vino Rosario di Lorenzo e il vicepresidente di Confagricoltura Luca Brondelli di Brondello, ma anche wine expert come Roberto Anesi, Simone Loguercio, Stefano Berzi e Christian Maitan, tutti vincitori del titolo di Miglior sommelier di Italia Ais, l’agente di importazione svizzero Antonio Stopper e lo storico enotecaro lodigiano Nicola De Toma.


Il talk show “Resistenza!”
La manifestazione è stata inaugurata dal talk show dal titolo “Resistenza!”, che si è svolto il pomeriggio del 14 luglio all’Alexander Girardi Hall. Resistenza economica alla crisi dei mercati e ai nuovi modelli di consumo, resistenza sociale e culturale al vento neo-proibizionista che giunge da alcuni Paesi, resistenza ambientale al cambiamento climatico. Ad aprire il dibattito è stato Luigi Moio, presidente Oiv e professore all’Università di Napoli, che ha sottolineato l’esigenza di resistere agli attacchi culturali di chi non considera il vino un baluardo di civiltà, ma lo identifica solo con l’alcol.
«Il vino è una delle invenzioni più belle dell’uomo», ha spiegato Moio, «ma l’alcol è nocivo, questo ormai è assodato ed è necessario essere trasparenti e dirlo in modo chiaro e semplice, incentivando un consumo consapevole».
Andrea Lonardi, MW e consulente aziendale, ha parlato della necessità di sintonizzare il brand aziendale con il tempo presente e il futuro: «Gli imprenditori vogliono fare i manager e alcuni marchi stanno perdendo il passo della contemporaneità. Ci vogliono competenza gestionale, capacità di confronto e di trasmissione di saperi e metodo, oltre che capacità di comunicazione e contenuti».
La complessità come elemento di forza
Il dibattito è proseguito con l’intervento di Giovanni Bigot, agronomo, consulente e ideatore dell’indice Bigot di biodiversità, che si è focalizzato sull’importanza del suolo, che deve essere al centro di tutto. «La base sta nel terreno se vogliamo capire il cambiamento (climatico) e affrontarlo», ha dichiarato Bigot. «Il vitigno si adatta al proprio ambiente e trasmette le caratteristiche di resistenza, per esempio, alla progenie (epigenetica). Questo bagaglio che si registra in ogni vigneto va conservato e protetto». Infine Eugenio Pomarici, professore all’Università di Padova ed esperto Oiv, si è focalizzato sulla resilienza dei distretti viticoli italiani, definiti come aree industriali caratterizzate da piccole e medie realtà imprenditoriali con propensione a un agire sinergico. «La loro struttura così frammentata è stata un elemento di forza nei momenti di crisi: mentre una grande azienda di fronte alle difficoltà taglia tutto e se ne va, il piccolo resiste e mantiene la vigna».
Il Premio Khail a Marina Cvetic, titolare di Masciarelli
Tra gli appuntamenti più simbolici di VinoVip Cortina ricordiamo l’annuncio del Premio Khail, il riconoscimento intitolato all’ideatore dell’evento e fondatore di Civiltà del bere Pino Khail e destinato a un personaggio che si è distinto nella valorizzazione del vino italiano nel mondo. In chiusura del talk show, dopo aver ricordato i nomi dei premiati delle passate edizioni, il direttore Alessandro Torcoli ha annunciato quello dell’edizione 2024: la produttrice Marina Cvetic, titolare della Cantina Masciarelli di San Martino sulla Marrucina (Chieti), che guida dal 2008 dopo la scomparsa del marito Gianni Masciarelli, tra i più importanti artefici del rinnovamento della vitivinicoltura abruzzese.
Questo il testo della motivazione del premio: “Per la passione e l’impegno con cui ha saputo proseguire il lavoro avviato insieme al marito Gianni Masciarelli, esaltando i valori dell’eleganza e della creatività. Si è distinta per le attività di mecenatismo, ha ampliato l’offerta di prodotti e aperto nuovi mercati. Ha coinvolto le nuove generazioni, assicurando continuità a un’impresa familiare italiana che è ormai esempio di eccellenza nel mondo”.
L’invito ad aprirsi ai giovani e la dedica alla Maiella
Emozionata e orgogliosa di questa attestazione, Marina Cvetic ha commentato ringraziando Civiltà del bere e il suo ruolo di difesa della cultura del vino da 50 anni a questa parte. «È una lettura che mi rasserena, in un’epoca in cui noi produttori siamo così in ansia e disorientati da ciò che si aspetta il consumatore. Dare fiducia alle nuove generazioni per chi fa vino deve essere un’opportunità. Oggi i giovani di 20 anni hanno capacità di spesa e idee chiare su ciò che vogliono, ma hanno anche punti di riferimento diversi dai nostri. Bisogna investire su di loro. E invece noi produttori siamo un po’ chiusi nei nostri “wine club”, abbiamo un atteggiamento un po’ da snob, mentre dovremmo riuscire a coinvolgere all’interno del nostro mondo anche quello del food, per esempio con consigli di abbinamento con cibi etnici e fusion». Sullo sfondo delle Dolomiti ampezzane, Marina Cvetic ha voluto ricordare anche un’altra vetta emblematica. «Dedico questo premio alla mia montagna principe, la Maiella, che ho la fortuna di vedere ogni giorno dalla finestra di casa mia».









La Notte delle Stelle e la sua Wine List
Dopo il talk show, i 200 ospiti di VinoVip hanno preso parte alla Notte delle Stelle: la cena di gala organizzata allo Chalet Tofane sotto la regia di Graziano Prest, chef stellato del Ristorante Tivoli di Cortina. I suoi piatti, che hanno sorpreso i commensali per precisione, creatività e ricchezza gustativa, sono stati abbinati ai vini della Wine List di VinoVip, serviti dalla collaudata squadra di sommelier Ais Veneto capitanata da Marco Falconi e Cristiano Comotti. Presenti tra gli ospiti anche Giampaolo Breda, presidente di Ais Veneto, e il delegato di Ais Belluno Ivan Del Puppo.
In carta 6 spumanti, 21 bianchi, 30 rossi, 10 vini dolci e passiti e 2 grappe. Per celebrare la ricorrenza del 50° di Civiltà del bere, alle aziende è stato chiesto di portare millesimi con qualche anno sulle spalle, molti dei quali sono stati proposti in Magnum. Gli ospiti della cena sono stati invitati a prendere il loro posto in uno dei 18 tavoli, ciascuno dedicato a un “vip” raffigurato su una copertina storica della rivista. Da Sophia Loren a Raffaella Carrà, passando per Andrea Bocelli, Luciano Pavarotti, Gianni Morandi e Marcello Mastroianni… insomma tutti i più importanti protagonisti delle nostre “cover story” dal 1974 agli anni Duemila.

Riflettori puntati su Cabernet Sauvignon e Franc
Passiamo ad un altro evento molto atteso, il convegno-degustazione “Cabernet vs Cabernet”, che ha radunato circa 200 persone nello spazio conferenze del Grand Hotel Savoia, registrando il tutto esaurito in sala. L’incontro dedicato a queste due uve emblematiche ha permesso di tratteggiarne similitudini e differenze a partire dalle maggiori produzioni italiane e internazionali, in blend e in purezza. Il primo a prendere la parola tra i relatori è stato Pierre Seillan, storico wine maker francese naturalizzato americano che da decenni lavora per il gruppo Jackson Family Wines, di cui fa parte anche la toscana Tenuta di Arceno.
Forte della sua esperienza a Bordeaux, in California e in Italia, il tecnico ha spiegato l’importanza di una vinificazione dei microcru per esaltare le peculiarità espressive dei due vitigni, veri marcatori del terroir. Il professor Luigi Bavaresco si è soffermato sugli aspetti tecnici, ricordando la storia delle due varietà, le origini genetiche, ma anche le caratteristiche agronomiche e i Paesi di diffusione, per concludere che si tratta di due uve “inclusive”, sia in senso temporale che spaziale, poiché da tanti secoli riescono ad incontrare il favore di gran parte dei consumatori di tutto il mondo.




Le nuove prospettive dei Piwi e il tasting
A chiudere il convegno ci ha pensato Paolo Bomben, enologo del Centro di Ricerca dei Vivai Cooperativi di Rauscedo, che ha parlato di tradizione, ma anche dell’innovazione che possono apportare nuovi cloni di varietà Piwi che VCR sta studiando e realizzando, come il Cabernet Volos e il Cabernet Eidos, entrambi molto interessanti in termini di performance produttive alla luce del global warming e degli eventi climatici estremi ormai sempre più frequenti. Dopo il convegno, il walk around tasting tematico ha permesso di assaggiare 43 vini a base Cabernet, sia monovarietali che in blend con altre cultivar bordolesi (ma sempre a prevalenza Cabernet Sauvignon o Franc), incluse annate diverse dello stesso vino. Nell’elenco, oltre a miti nostrani come il Sassicaia, il Lupicaia e il Guado al Tasso, anche novità alla prima edizione e i due rossi di Sonoma County creati da Pierre Seillan: Le Désir e La Joie, rispettivamente a prevalenza Cabernet Franc e Sauvignon.








Gran finale ai 2123 metri del Rifugio Faloria
A causa delle restrizioni Covid e di alcuni lavori di ristrutturazione, l’edizione 2022 di VinoVip Cortina si era conclusa negli spazi del Golf Club cittadino e non al Rifugio Faloria. Quest’anno, finalmente, l’ormai leggendario Wine Tasting delle Aquile è tornato nella sua location originale a 2123 metri di altezza. Senza dubbio uno dei luoghi più scenografici dove degustare un buon calice di vino, circondati dall’imponenza delle cime ampezzane, proprio là “dove osano le aquile”.
Dalle 15.30 alle 20 di lunedì 15 luglio, le 61 aziende protagoniste di VinoVip hanno proposto al pubblico di operatori e appassionati 177 etichette, di cui 27 spumanti, 57 bianchi e rosati, 89 rossi, oltre ai distillati e ai vini dolci. Dietro ai banchetti, produttori storici e new kids on the block, ovvero titolari e manager di realtà emergenti che si stanno facendo largo nel panorama nazionale. In accompagnamento c’erano una selezione di salumi e formaggi a cura di Tessaro e i grissini Bibanesi – Da Re, sponsor tecnici dell’evento insieme all’acqua Surgiva e a Multimax, fornitore di piatti e tovaglioli.
Complessivamente, nel corso della manifestazione, sono state stappate oltre 900 bottiglie e alzati circa 1.300 calici. Tutti sempre mezzi pieni!