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Vino e benessere, l’abbinamento è d’obbligo

13 Dicembre 2020 Matteo Forlì
Vino e benessere, l’abbinamento è d’obbligo

Meno zucchero, alcol e solfiti. Ma anche più healthy e d’immagine. Quali sono le tendenze del wellness, chi sono i nuovi bevitori e come i produttori possono cogliere le nuove attitudini di consumo.

Anagraficamente più giovani, più attenti al benessere e interessati al contenuto della bottiglia. È l’identikit dei nuovi consumatori di vino, le cui preferenze plasmate dalle mode, sono state anche parzialmente riscritte dallo tsunami della pandemia. Nuovi acquirenti e nuovi trend che il settore ha il dovere di annotare e misurare. Come ha fatto di recente Rebecca Hopkins, Communications Strategist presso Folio Wine Partners, al wine2wine business forum, l’evento online organizzato da Vinitaly.

Wellness, un settore da 4500 miliardi di dollari

L’economia mondiale del benessere vale 4500 miliardi di dollari e rappresenta circa il 5% del totale. Bellezza, anti invecchiamento e cura personale sono le aree in cui si spende di più. Negli Usa quello del benessere era un mercato in forte crescita ma anch’esso ha scontato i pesanti effetti del Covid.


L’esperta in strategie della comunicazione del vino Rebecca Hopkins. Australiana, laureata alla Wine Business School dell’Università di Adelaide, è un’attenta osservatrice dei trend di consumo

Non solo, la pandemia ha cambiato anche i connotati della società, sovraccaricando il sistema sanitario e innalzando i livelli di preoccupazione e tensione assieme a quelli di disoccupazione, e impattando anche sulla sfera personale, facendo registrare un aumento di isolamento, depressione, stress. E la disinformazione ha finito per alimentare la diffidenza (come abbiamo di recente raccontato anche qui).

Meno zucchero e solfiti, più trasparenza

«L’assenza di solfiti, un più basso livello di carboidrati, il dimezzamento delle calorie e un minor dosaggio di zucchero», rileva Hopkins, «sono indicati come elementi in grado di aumentare l’impulso all’acquisto di vino per i destinatari di una survey condotta da CivicScience, società di ricerche di mercato di Pittsburgh, su un campione di americani tra settembre e ottobre 2020. Per di più la lista degli ingredienti sta assumendo sempre maggior rilevanza in un rapporto direttamente proporzionale alla dicitura “free from” del prodotto: più un vino è venduto come naturale, insomma, e più i consumatori sono attenti a cosa c’è, e soprattutto cosa non c’è dentro».

Il vino percepito come alcolico “sano”

«Nella categoria degli alcolici (che include anche gli hard selzer, cioè bevande aromatizzate a bassa gradazione e ridotto contenuto di calorie) il vino è percepito comunque come un prodotto più sano e una “migliore alternativa in un regime dietetico o di attenzione alimentare”». Ma i produttori devono tenere il il passo con le tendenze di mercato se vogliono sfruttare questo traino.

Più healthy, choosy e social: i nuovi consumatori

La fetta di consumatori più attenta al benessere e attratta dai prodotti salutari (e più disposta a spendere in quest’ambito) è quella degli young drinkers, giovani dai 21 ai 34 anni. «Una categoria che beve meno ed è molto più attenta alla propria immagine, che non vuole mostrarsi mentre ha perso il controllo, specialmente sui social media», spiega ancora Hopkins. «Il 57% di questi nuovi consumatori dichiara di bere meno della media, e più della metà (53%) quando sceglie di ridurre il consumo finisce per smettere di bere del tutto. Sono anche questi fattori che hanno spinto i produttori su nuovi sentieri, ad esempio alla creazione di vini con ridotto contenuto di alcol o di zucchero o totalmente dealcolati».

Trend destinati a proseguire nel post Covid

Oltre ai nuovi target anche i nuovi trend suggeriscono commercialmente al settore una coniugazione tra vino e wellness. I dati della ABG Community Wellness Survey di agosto 2020 sul pubblico statunitense durante il Covid hanno misurato consumi stabili, di uno o due bicchieri di vino al giorno in media, ma anche svelato come il benessere fisico e mentale siano ai primi posti delle preoccupazioni sul futuro delle persone, assieme alla stabilità d’impiego. Queste tendenze sono destinate a proseguire anche oltre la pandemia e a influire sui consumi. Saper raccontare la storia “naturale” del proprio vino e i risvolti positivi per la salute e per il benessere diventerà un imperativo sempre più stringente per i produttori.

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