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Vinitaly 2016. Game over

15 Aprile 2016 Alessandro Torcoli
Vinitaly, cinquantesima edizione. Game over. Tale è il rumore di fondo che ha accompagnato la più grande fiera del vino italiano, e la più partecipata al mondo, con bilancio finale impressionante (130.000 visitatori, dei quasi 50.000 da 140 Paesi con 28.000 buyer accreditati), che vien quasi da pensare “un bel tacer non fu mai scritto”. Ora che il tempo lascia sedimentare entusiasmi e delusioni, ora che ci si accorge che c’è una vita oltre Verona, è possibile riflettere, ciascuno nella propria stanza, sul reale risultato soggettivo. Sì perché, Vinitaly è così immensa, ricca di sfaccettature e mondi paralleli che pare proprio difficile tirare una riga di bilancio comune. Per Veronafiere, l’ente organizzatore, non poteva andare meglio di così: è risultato evidente agli occhi di tutti l’impegno profuso nel migliorare i servizi interni e la qualità del pubblico (nel senso della professionalità, con biglietti più cari e una più efficace gestione degli ingressi), e nel proseguire sulla via dell’internalizzazione. Si è celebrato in pompa magna il mezzo secolo, con tanto di inaugurazione da parte del presidente della Repubblica. Per le aziende, la sintesi di centinaia di conversazioni tra gli stand è positiva: come sempre, sono stati molti gli incontri interessanti (ristoratori, buyer, ecc…), e qualcuno ha avuto il solito bagno di folla. I visitatori hanno avuto l’opportunità di scegliere tra 4.100 Cantine per un impressionante spaccato dell’Italia vinicola, compresa una nutrita rappresentanza di aziende biologiche, naturali, vignaioli indipendenti ecc… E infine, anche per noi è stato un buon Vinitaly, e ne veniamo a casa con la valigia piena di idee e di biglietti da visita. Che poi non sia tutt’oro quello che luccica, pare scontato. Gli osservatori più attenti sanno vedere alcune patacche sotto la colatura dorata, ma sono finezze. Piuttosto, è ormai noto che il problema più serio rimane il traffico in una città che si paralizza a livelli preoccupanti, ma tutto sommato anche Milano (dove viviamo e dove, mentre scriviamo, è un corso il Salone del Mobile) non è esente da queste problematiche. I grandi eventi si presentano sempre con una buona dote di stress. D’altronde, Expo ha dimostrato che gli italiani sanno stare in fila otto ore per molto meno, quindi è evidentemente sopportabile un’ora di attesa per uscire dal parcheggio quando la contropartita sono contatti interessanti o una giornata nel circo massimo del vino italiano.   Guarda le nostre foto di Vinitaly 2016:

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