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Vini piemontesi all’asta, vicino il sorpasso della Toscana

11 Maggio 2017 Aldo Fiordelli
Mai come nel 2016 le aste del vino sono state in un’altalena che i numeri non tradiscono. E mai come quest’anno è necessaria una lettura strutturale oltre che tendenziale per capire come sia andata per i grandi vini italiani. Ma una sintesi emergente è che i vini piemontesi all'asta si stanno preparando a sorpassare la Toscana. Il riferimento sono le principali etichette battute nelle aste internazionali, nelle storiche annate più quotate: Masseto 2001, Sassicaia 1985, Case basse di Soldera 1990, Monfortino 1990 e Vigna Rionda di Giacosa 1978. Solitamente rientrano in questo gruppo anche il Brunello Biondi Santi 1955 e il Sorì San Lorenzo di Gaja, ma che nel 2016 sono stati battuti in numeri non significativi a una statistica.

Bolgheri in ribasso

Il primo dato che emerge, grazie anche a lotti battuti in maggior numero, riguarda la Toscana di Bolgheri in ribasso. Il Sassicaia 1985, dopo un regolare rallentamento (nel 2015 perse il 2,3%), perde il 6,4% a fine 2016. Il grande taglio bordolese resta comunque l’etichetta italiana col maggior numero di aggiudicazioni. In compenso, il Masseto 2001 cresce e dopo la sostanziale stabilità del 2015 sul 2014 (+0,2%), l’anno passato ha registrato il +8,2%.

Ottimi risultati per i Brunello 2006

A Montalcino comincia a pesare forse una più vasta platea di etichette papabili per le aste accanto ai soli Biondi Santi e Soldera, capaci cioè di trainare e promuovere la denominazione nel suo complesso. Il +2,5% del Brunello di Gianfranco Soldera è relativo, perché il campione di dati è ridotto e quindi non troppo rappresentativo. Infatti scorrendo altre aggiudicazioni si notano ad esempio gli ottimi risultati del 2006, trainato probabilmente dall’esiguo numero di bottiglie a disposizione per il famigerato sversamento che a dieci anni dalla vendemmia, i collezionisti non vogliono perdere.

Lo sprint dei vini piemontesi all'asta

Quello che si può evidenziare è invece un inseguimento del Piemonte sulla Toscana. Il Vigna Rionda 1978 di Bruno Giacosa ha visto in questo 2016 un vero e proprio exploit (+152%) che, considerando anche l’età del vino prossimo ai 40 anni, avrà ripercussioni positive su tutta l’immagine della longevità di Barolo e Barbaresco. Anche in questo caso l’esiguità dei lotti a disposizione contribuisce, da una parte, a spingerne in alto il valore e dall’altra a rendere il numero debole da un punto di vista statistico.

Monfortino superstar

Ma a corroborare la tesi di un recupero del Piemonte è il Monfortino di Giacomo Conterno che, considerando solo le aggiudicazioni estere, guadagnerebbe il +15,1%. Contando anche le aste italiane infatti bisogna registrare un -7,4%, è vero, ma il motivo è da ricercare a mio avviso nell’alto frazionamento dei lotti presentati in Italia, con una, due bottiglie, o lotti misti di bottiglie che scoraggiano i collezionisti più avveduti. Cosa che, di fronte alla cassa da 12 magari sigillata non succede. Un’acrobazia? Il Monfortino all’estero ha infatti quasi sempre fermato il martello sopra il massimo della stima e si attesta sopra i 1.000 euro.

Ottime performance per le annate più vecchie

Andando ad annate più vecchie della 1990 (1978, 1971, 1941, 1937) Acker Merrall fa registrare aggiudicazioni da una media di 1.700 euro a bottiglia, mentre se restiamo tra il 1997 e il 2004, la stessa casa d’asta fa emergere una media di 655 euro a bottiglia, per una media totale appunto di quasi 1.200 euro a bottiglia che, rispetto all’anno scorso, segna un definito +20,5%. Due percentuali, ma soprattutto due valori assoluti per i due Barolo che stanno trainando il Piemonte verso il sorpasso alla Toscana, forse già in questo 2017.
Questo articolo è tratto da Civiltà del bere 01/2017. Per continuare a leggere acquista il numero nel nostro store (anche in edizione digitale) o scrivi a store@civiltadelbere.com. Buona lettura!

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