Che cosa si intende quando si definisce un vino “naturale”? Quando questa definizione ha cominciato ad affermarsi? Quale impatto sul mercato ha avuto in passato e avrà in futuro? Prova a rispondere a tutti questi quesiti Jing Jing Sui, attenta studiosa del mondo del vino, con un approfondito e interessante saggio da scaricare e leggere.
Di vini “naturali” si parla sempre di più negli ultimi tempi (anche la monografia di Civiltà del bere 3/2020 è dedicata a questo tema: guarda qui).
La definizione parrebbe una tautologia: che cosa ci può essere, infatti, di più naturale di un prodotto che origina dalla terra e che sviluppa un profondo legame con il territorio? D’altro canto, la coltura della vite deve essere aiutata dall’uomo con interventi e trattamenti, e il suo risultato finale, il vino, può essere migliorato e reso più stabile da una serie di pratiche di cantina (leggi anche: “Il vino naturale è un punto di approdo, non d’arrivo“).
L’indispensabile ruolo umano
Tutta la filiera vitivinicola non può, insomma, prescindere dall’intervento umano per arrivare a mettere in bottiglia il risultato di un lavoro lungo, faticoso, esposto a tante incertezze, che non sono soltanto quelle di un clima di che cambia, ma che sono anche connesse con i tanti patogeni che affliggono la coltura della vite e con le infinite modificazioni, positive o negative, che il prodotto può subire in bottiglia.
Cinquant’anni di storia
Che senso ha, quindi, parlare di vino “naturale”? Quando si è cominciato a farlo? Che cosa ha spinto a introdurre questo concetto e a fargli assumere i molteplici significati che questa definizione ha assunto nel tempo? Jing Jing Sui, formatasi all’Università di Milano alla scuola di Attilio Scienza e ora in Francia per conseguire il master di Wine Marketing presso l’INSEEC, prova a tracciare la storia di quella che, a partire dagli anni Settanta, ha cominciato a essere definita “viticoltura pulita”, per portare poi al diffondersi del biologico, del biodinamico e approdare, infine, all’ampia famiglia dei “vini naturali”.
La mancanza di una normativa è un problema
La difficoltà principale, osserva Jing Jing Sui, risiede soprattutto nella mancanza di un sistema di riferimento preciso e condiviso, che individui in maniera inequivocabile che cosa sia un vino naturale. A parte la definizione di “Vin Méthode Nature”, affermatasi in Francia e approdata a linee guida del ministero dell’Agricoltura francese, non esistono standard o disciplinari di riferimento (leggi anche: I marchi ecosostenibili sono più realisti del re e Biologici, biodinamici, vegani. Tutte le certificazioni del vino naturale).
Moda effimera o fenomeno duraturo?
L’autrice quindi si addentra in una lunga e complessa trattazione, che vi rendiamo accessibile integralmente a questo link, in cui riassume le pratiche da effettuare in vigneto e in cantina e le sfide esterne e interne a cui devono prepararsi i produttori, per arrivare a delineare il potenziale di mercato di questi prodotti che, idealmente apprezzati per la loro filosofia “green”, non sono finora giunti a conquistare quote significative nelle vendite. Le premesse per una futura crescita, però, ci sono tutte, evidenziate da un aumento di eventi e degustazioni sul tema, da una forte spinta europea al biologico e dal sempre maggiore interesse dei distributori.
Le sfide del gusto e degli standard
Nel concludere il suo saggio, Jing Jing Sui sottolinea come, “per consolidarsi in futuro, la sfida più grande sarà quella di superare lo standard del gusto. I consumatori delle future generazioni, se da un lato puntano su autenticità e integrità dei prodotti, in linea con la loro filosofia e stile di vita, non intendono compromettere il gusto. In secondo luogo, vi è l’urgenza di armonizzare e standardizzare il processo di certificazione e adeguare le normative per formulare una politica interculturale generale attraverso le società e le agenzie deputate alla regolamentazione del mercato. La mancanza di protezione adeguata e di standard qualitativi certificati, uniti a un mercato non regolamentato, potranno facilmente compromettere il comparto del naturale”.
Per leggere in versione integrale il saggio di Jing Jing Sui clicca qui
Per acquistare il numero 3/2020 di Civiltà del bere (monografia: “Naturale”) clicca qui