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Vini del Vecchio e del Nuovo Mondo: una distinzione da superare?

22 Novembre 2023 Anita Franzon
Vini del Vecchio e del Nuovo Mondo: una distinzione da superare?

Per molti queste categorie sono ormai anacronistiche se non pregiudiziali. C’è chi propone termini alternativi come “Mondo Antico” e Mondo Emergente”, ma in una società globalizzata e sempre più attenta all’inclusività del linguaggio e al rispetto delle diverse prospettive, la soluzione è abbandonare questa macrosuddivisione in favore di definizioni geografiche più specifiche, che tengano conto degli stili, dei trend e del mercato. Il dibattito è aperto.

Per approfondimenti: Meininger’s International, The Guardian, Punch e Food & Wine

Le categorie “Vecchio Mondo” e “Nuovo Mondo” sono state impiegate regolarmente a partire dalla seconda metà del Novecento per distinguere i vini degli storici Paesi produttori dell’Europa (e del Caucaso del Sud) da quelli del resto del pianeta. Oggi, tuttavia, vi è un crescente dibattito sull’accuratezza e la rilevanza di questa distinzione. Non tutti concordano su cosa si intenda, anche geograficamente, per Vecchio e Nuovo Mondo del vino. Tenendo presente il volto così mutevole del settore- Entra poi in gioco una classificazione, anche stilistica, non più applicabile e spesso oggetto di stereotipi e pregiudizi. I vini europei sono generalmente più legati alla tradizione rispetto alle più sperimentali e moderne etichette prodotte nel Nuovo Mondo.

Cambiare la percezione, anche al di fuori dell’enologia

In un articolo recentemente pubblicato su Meininger’s International, si legge come per molti esperti del settore sarebbe ora di rivedere questa percezione: sebbene per alcuni siano definizioni che mantengono valore, in particolare in contesti educativi e nel marketing – poiché forniscono un background storico e aiutano i consumatori a comprendere l’evoluzione del vino – altri, invece, sostengono un linguaggio più preciso e contemporaneo, facendo eco alle preoccupazioni sulle associazioni negative e sulle connotazioni obsolete legate al Vecchio o al Nuovo Mondo. Il dibattito generale che circonda questi termini si estende oltre i confini dell’industria del vino e riflette cambiamenti sociali più ampi verso una nuova sensibilità culturale legata alla rivalutazione dei pregiudizi storici e a un linguaggio che rispetti le diverse prospettive.

Una nuova terminologia che rispetti la complessità

Per Fiona Beckett, giornalista enogastronomica del The Guardian, questi due termini negli ultimi decenni hanno rappresentato “un’utile, anche se pigra, scorciatoia”. L’adozione di un linguaggio che descriva in modo più accurato l’intricato tessuto della produzione vinicola globale sarebbe comunque auspicabile. Dalla critica enologica sono così emersi termini alternativi come “Mondo Antico” e “Mondo Emergente”, ma c’è chi li considera un gergo inutile che porta a complicare piuttosto che semplificare la comunicazione del vino. L’attenzione dovrebbe, invece, spostarsi verso l’identificazione dei vini in base alle regioni di provenienza favorendo in questo modo una comprensione più ricca delle diverse origini e sfumature del vino, che non può e non dovrebbe essere nettamente diviso in due categorie.

E un linguaggio più inclusivo

L’apprezzamento delle diversità dei vini in tutto il mondo sta, inoltre, cambiando: in particolare tra le nuove generazioni di appassionati più in sintonia con le sensibilità culturali e le sfumature del linguaggio. Poiché la connettività globale e la disponibilità di vino continuano ad aumentare, potrebbe presto emergere un linguaggio del vino più preciso e inclusivo. Anche per la rivista Punch la distinzione Vecchio e Nuovo Mondo porterebbe con sé anche un senso di superiorità dei produttori del primo, un “mito” – così viene definito – da sfatare una volta per tutte. Un mito che sarebbe legato a una cultura europea esclusivamente bianca fatta di tradizioni che, in realtà, non hanno nulla di storico, perché il modo di produrre vino è radicalmente cambiato secolo dopo secolo, invenzione dopo invenzione.

Definizioni inesatte e anacronistiche

Scrive la giornalista Emily Saladino in un articolo su Food & Wine: “Uno dei problemi più evidenti con la dicotomia Vecchio vs Nuovo è l’inesattezza storica (…) che tiene conto solamente della storia europea”. A rendere anacronistiche tali definizioni sono, inoltre, altri fattori come la crisi climatica, che sta portando a un cambiamento nella coltivazione e nella vinificazione ovunque. Non da ultimo, ogni produttore deve ormai tenere conto del commercio globale sempre più influenzato dai gusti dei consumatori più lontani. Non è, dunque, tanto la geografia a guidare i cambiamenti stilistici, quanto la necessità di trovare un mercato e fare affari: è accaduto in precedenza con la cosiddetta “parkerizzazione” del vino, sta succedendo oggi, con una infinità di altri stili e tendenze in continuo e soprattutto globale movimento.

Foto di apertura: in questi anni le categorie Vecchio e Nuovo Mondo sono oggetto di un dibattito sulla loro attualità © A. Stutesman -Unsplash

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