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Viaggio nel cuore di Petra

25 Settembre 2018 Emanuele Pellucci
È sempre un piacere tornare in Val di Cornia, nel sud della provincia livornese, non solo per ammirare ancora una volta Petra, quella che è considerata l’antesignana delle cantine d’autore realizzate in Toscana, ma anche per assaggiare e soprattutto apprezzare i vini che nascono nei vigneti che la circondano.
È qui, nelle campagne poco distanti dal borgo di Suvereto, che Vittorio Moretti ha voluto costruire ai primi anni Novanta il suo Château di famiglia. Un’azienda vitivinicola di alto livello che avesse come riferimento visivo una straordinaria cantina (firmata dall’archistar ticinese MarioBotta) e una gamma di vini altrettanto eccellente imperniata soprattutto sulle varietà internazionali, in particolare Merlot e Cabernet Sauvignon.

Attilio Scienza e Francesca Moretti per Petra

Un progetto, quello di Petra, che si è sviluppato grazie anche alla preziosa collaborazione del professor Attilio Scienza e all’entusiasmo giovanile di Francesca Moretti. «Petra è un’azienda che sento mia», ha esordito la figlia di Vittorio nell’accogliere nei giorni scorsi un gruppo di giornalisti, «perché qui ho passato moltissimo tempo per una bellissima avventura che mi ha legato profondamente a questo territorio».    

Dopo ventuno vendemmie (+1), ecco il futuro di Petra

Oggi Petra, a distanza di ventuno anni dalla prima vendemmia (1997), è una realtà che può contare su 105 ettari di vigna, per oltre la metà piantati attorno e vicino alla cantina, una produzione di 480 mila bottiglie all’anno, sebbene la potenzialità le consentirebbe di raggiungere il milione di pezzi, e un export del 35% (Stati Uniti, Paesi anglosassoni e Svizzera ai primi posti). Se la visita alla cantina di Botta, con il personale intento a ricevere e a vinificare le uve rosse appena vendemmiate, è sempre un momento di grande interesse, specie nell’attraversare la galleria dell’invecchiamento che termina su una grande parete rocciosa, è altrettanto interessante ascoltare dalle parole di Francesca Moretti quali sono i progetti futuri dell’azienda.

Oltre la Cantina avveniristica, valorizziamo la qualità dei vini

«Oggi Petra ha bisogno soprattutto di consolidarsi. È un’azienda che ha raggiunto un ottimo equilibrio, con i vigneti tutti in produzione che producono uve di buona qualità. Abbiamo una linea completa di prodotti, e quindi non abbiamo necessità di nuove etichette. Abbiamo però bisogno di consolidare il marchio Petra non solo per la bella cantina, cioè per il bel vestito, ma anche per l’ottimo contenuto. Non c’è dubbio che finora il percepito di Petra è stato soprattutto la cantina avveniristica che ha rubato la scena ai vini. Ecco, noi oggi abbiamo bisogno che venga riconosciuta la qualità dei nostri vini».    

Investire la rotta dell'export

Da qui l’obiettivo della famiglia Moretti di invertire, almeno in parte, le attuali percentuali della distribuzione, che vede l’export al 35% e il mercato nazionale al 65%. «Naturalmente», aggiunge Francesca, «un nostro grande impegno è anche quello di mantenere la vigna in piena efficienza. Stiamo cercando di lavorarla con la massima attenzione nel segno del concetto uomo-vigna, una lavorazione in maniera biologica basata sull’esigenza della singola pianta».

I vini Petra in assaggio

La verifica di quanto operato finora è venuta dall’assaggio dei vini durante un simpatico pranzo all’aperto nella casa padronale con un menù preparato dallo chef Paolo Parisi, esperto di materie prime che gestisce nella sua azienda agricola Le Macchie in provincia di Pisa. Ed ecco il piacevolissimo Viognier La Balena 2016, il blend Cabernet Sauvignon, Merlot, Sangiovese Hebo 2016 (i primi due vitigni introdotti in zona da Elisa Bonaparte Baciocchi, principessa di Piombino dal 1805 e illuminata donna del vino), l’ottimo Cabernet Sauvignon in purezza Potenti 2014, seguito finalmente dal vino emblematico dell’azienda, il Petra 2014 (Cabernet Sauvignon-Merlot), e per finire L’Angelo di San Lorenzo 2000-2001, un piacevolissimo vino dolce da uve Malvasia, Trebbiano, Clarette e Vermentino. Vini classificati Igt Toscana ad eccezione di Hebo, Suvereto Docg.

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