I collezionisti arrivano al 1950
Anche se oggi nella mappa mentale del connoisseur il Taurasi è un punto fermo, un classico, è bene ricordare che la Docg fu creata nel 1992, ed erano in due a produrlo, uno dei quali Mastroberardino. Ecco perché sosteniamo che, rispetto a tanti rinomati classici francesi, abbiamo ancora molto da dire, sostenuti da questi fulgidi esempi. Nel mondo esiste un collezionismo di vini firmati Mastroberardino che arriva fino agli anni Sessanta. Si trova in circolazione anche qualche bottiglia dei Cinquanta, soprattutto negli Usa, ma reperire annate precedenti è impresa difficile.Taurasi 1934. Dieci bottiglie per dieci anni
È dunque speciale l’occasione di assaggiare un millesimo 1934, e di saltellare di decennio in decennio, idealmente sotto gli occhi dei padri fondatori della Casa vinicola campana, i cui ritratti ci sorvegliano alle pareti: Michele, Angelo e Antonio. Ci guida negli assaggi Piero, con il quale (vedi Civiltà del bere maggio/giugno pag. 34) abbiamo visitato la gran parte dei 200 ettari di proprietà, a partire dalle tenute di Mirabella Eclano (66 ettari) e di Montemarano (sito storico per il Taurasi Docg, 12 ettari). Abbiamo toccato con mano i grappoli di Aglianico e le vigne seguite con passione da Antonio Dente, il responsabile della produzione delle uve. Ma torniamo a quel 27 maggio 2016 e al cosiddetto “T-Day”, dieci Taurasi per dieci anni, e riportiamo, sperando di trasmettere l’emozione di quella mattinata, le note dei nostri assaggi. Leggi le tasting notes della verticale Taurasi Mastroberardino.Questo articolo è tratto da Civiltà del bere 04/2016. Per continuare a leggere acquista il numero nel nostro store (anche in edizione digitale) o scrivi a store@civiltadelbere.com. Buona lettura!