Venissa, il bianco dell'isola di Sant'Erasmo
Sì, perché Gastone ha un orto magnifico su questi terreni che de qua son argillosi, de là son sabbiosi e no i va ben! Chi non sente una vena un po’ poetica e forse un pochetto fora del mondo nel racconto di come Gastone fa el vin (“vinificare” è parolone)? Innanzi tutto la Dorona, conferma, è qui da 100 anni almeno. Poi, lui raccoglie, pigia e segue le lune: «Quando è calante, fermenta lentamente. Quando è crescente corre troppo in fretta!». Portiamo a casa perle di saggezza contadina, che i nostri vecchi hanno sempre seguito, anche per imbottigliarsi il vino in cantina, travasando dalle damigiane.Natural wine della Venezia nativa
Zero solfiti, ovviamente, anzi, Gastone dichiara: «Nel momento che li devo aggiungere, smetto de far el vin!». Pensare che c’era la Trattoria dei Frati, a Murano, che comprava solo questo vino. La macerazione? Lunga, ma se xe caldo più corta. Due, massimo cinque giorni, e poi si passa tutto in damigiana. Come decide? Annusa le vinacce, se sente odori strani, toglie raspi e bucce. Natural wine, dovremmo dire. Questa è la Venezia nativa. Un mondo da scoprire. A mezz’ora di vaporetto dalle frotte di turisti ai quali, in effetti, Venezia si svende un po’.Il progetto di Gianluca Bisol
Ed è qui, sull’isolotto di Mazzorbo (un chilometro di perimetro), che Gianluca Bisol ha piantato la sua bandiera, questo vessillo lucente che si chiama Dorona, vitigno autoctono veneziano a bacca bianca. La sola storia della sua riscoperta è un’avventura: qualche pianta vista per caso nel giardino di un’antiquaria al Torcello, le ricerche, la vigna di Gastone e poi un sogno che gira in testa. E che alla fine si realizza, con la lungimiranza dell’imprenditore che guarda al mondo, rispettoso del microcosmo in cui si cala. Dapprima il vigneto, poi il relais, il ristorante e un’osteria a Mazzorbo e, ultimamente, un albergo diffuso nella vicina Burano, collegata da un ponte. Dopo il bianco è arrivato anche il Rosso Venissa, dalle uve raccolte sull’isola di Santa Cristina (privata, proprietà della famiglia Swarovski), uve Merlot, Cabernet Sauvignon e un pizzico di Carménère. Ultimo nato, il suo vino cadetto, che si chiama Venusa, prima annata 2013 (45 euro la bottiglia da 0,70 l contro i 120 euro del Rosso Venissa in bottiglia da mezzo litro).Venissa 2010-2011-2012-2013-2014
Le note di degustazione sono pubblicate sul numero 5/2017 di Civiltà del bere.L'articolo è tratto da Civiltà del bere 5/2017. Per continuare a leggere, acquista la rivista sul nostro store (anche in digitale) o scrivi a store@civiltadelbere.com