I commenti

I commenti

Venissa, la prima verticale del bianco veneziano

12 Gennaio 2018 Alessandro Torcoli
"Venezia che muore, Venezia appoggiata sul mare, la dolce ossessione degli ultimi suoi giorni tristi, Venezia, la vende ai turisti, che cercano in mezzo alla gente l’Europa o l’Oriente…". Caro Guccini, con tutta la stima nei suoi confronti, si sbaglia. O meglio, non ha scritto questi versi una sera a Burano, quando l’arancio del tramonto dialoga con i rossi, i gialli e blu delle case dei pescatori. È un inno alla vita. Se poi avesse assaggiato Venissa, il vino di Gastone, da lui raccontato in dialetto stretto sull’isola di Sant’Erasmo, tra note d’inattesa vivacità rurale in laguna… Sarebbe nata un’altra canzone.    

Venissa, il bianco dell'isola di Sant'Erasmo

Sì, perché Gastone ha un orto magnifico su questi terreni che de qua son argillosi, de là son sabbiosi e no i va ben! Chi non sente una vena un po’ poetica e forse un pochetto fora del mondo nel racconto di come Gastone fa el vin (“vinificare” è parolone)? Innanzi tutto la Dorona, conferma, è qui da 100 anni almeno. Poi, lui raccoglie, pigia e segue le lune: «Quando è calante, fermenta lentamente. Quando è crescente corre troppo in fretta!». Portiamo a casa perle di saggezza contadina, che i nostri vecchi hanno sempre seguito, anche per imbottigliarsi il vino in cantina, travasando dalle damigiane.

Natural wine della Venezia nativa

Zero solfiti, ovviamente, anzi, Gastone dichiara: «Nel momento che li devo aggiungere, smetto de far el vin!». Pensare che c’era la Trattoria dei Frati, a Murano, che comprava solo questo vino. La macerazione? Lunga, ma se xe caldo più corta. Due, massimo cinque giorni, e poi si passa tutto in damigiana. Come decide? Annusa le vinacce, se sente odori strani, toglie raspi e bucce. Natural wine, dovremmo dire. Questa è la Venezia nativa. Un mondo da scoprire. A mezz’ora di vaporetto dalle frotte di turisti ai quali, in effetti, Venezia si svende un po’.    

Il progetto di Gianluca Bisol

Ed è qui, sull’isolotto di Mazzorbo (un chilometro di perimetro), che Gianluca Bisol ha piantato la sua bandiera, questo vessillo lucente che si chiama Dorona, vitigno autoctono veneziano a bacca bianca. La sola storia della sua riscoperta è un’avventura: qualche pianta vista per caso nel giardino di un’antiquaria al Torcello, le ricerche, la vigna di Gastone e poi un sogno che gira in testa. E che alla fine si realizza, con la lungimiranza dell’imprenditore che guarda al mondo, rispettoso del microcosmo in cui si cala. Dapprima il vigneto, poi il relais, il ristorante e un’osteria a Mazzorbo e, ultimamente, un albergo diffuso nella vicina Burano, collegata da un ponte. Dopo il bianco è arrivato anche il Rosso Venissa, dalle uve raccolte sull’isola di Santa Cristina (privata, proprietà della famiglia Swarovski), uve Merlot, Cabernet Sauvignon e un pizzico di Carménère. Ultimo nato, il suo vino cadetto, che si chiama Venusa, prima annata 2013 (45 euro la bottiglia da 0,70 l contro i 120 euro del Rosso Venissa in bottiglia da mezzo litro).

Venissa 2010-2011-2012-2013-2014

Le note di degustazione sono pubblicate sul numero 5/2017 di Civiltà del bere.
L'articolo è tratto da Civiltà del bere 5/2017. Per continuare a leggere, acquista la rivista sul nostro store (anche in digitale) o scrivi a store@civiltadelbere.com

I commenti

Una rivoluzione per la civiltà

Nell’editoriale del primo numero cartaceo del 2025 di Civiltà del bere, il […]

Leggi tutto

Siamo (davvero) in una fase di transizione

Nell’editoriale dell’ultimo numero di Civiltà del bere il direttore Alessandro Torcoli introduce […]

Leggi tutto

È l’ora della verità (per fare informazione con onestà intellettuale)

Pubblichiamo l’editoriale dell’ultimo numero di Civiltà del bere (3/2024) in cui il […]

Leggi tutto

Cosa resta dell’ultimo Vinitaly? La riflessione di Luciano Ferraro

L’appuntamento veronese è stata l’occasione per accendere i riflettori sul grande tema […]

Leggi tutto

L’insostenibile pesantezza della sostenibilità

Il Convegno per i 100 anni del Consorzio Chianti Classico è diventato […]

Leggi tutto

Cinquant’anni all’insegna del “bere meno ma meglio”

Il giornalista Cesare Pillon ci accompagna in questo viaggio alla scoperta dei […]

Leggi tutto

50 anni di storia del vino: da alimento a buon mercato a prodotto di culto

Questo contenuto è riservato agli abbonati digitali e Premium Abbonati ora! €20 […]

Leggi tutto

I 10 errori da evitare (e che ho commesso) per diventare Master of Wine

Per una volta scriverò in prima persona, ma è inevitabile. Non che […]

Leggi tutto

Non sottovalutiamo le sottozone

Sempre più denominazioni stanno lavorando per individuare aree omogenee, tali da potersi […]

Leggi tutto
X

Hai dimenticato la Password?

Registrati