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Vaniglia e vino: un binomio tanto antico quanto attuale

21 Aprile 2022 Anita Franzon
Vaniglia e vino: un binomio tanto antico quanto attuale

In uno studio appena pubblicato sulla rivista scientifica Plos One, un gruppo di ricercatori dell’Università di Tel Aviv ha dimostrato come in antichità il vino si aromatizzasse con la vaniglia. Ne sono state trovate tracce all’interno di alcuni vasi di ceramica risalenti alla Gerusalemme tra la fine del VII e l’inizio del VI secolo a.C. L’identificazione del contenuto originario di queste giare è significativa per la comprensione degli aspetti legati alla quotidianità, all’alimentazione, all’economia e alle rotte commerciali dell’epoca.

Alla vigilia della distruzione del tempio di Gerusalemme da parte del re babilonese Nabucodonosor (586 a.C.), gli scambi commerciali – anche a lungo raggio – di olio, vino e spezie tra l’Oriente e il bacino del Mediterraneo costituivano il perno di una società che raggiunse allora una prosperità senza precedenti. Diversi testi antichi fanno ampio riferimento a questo ricco sistema commerciale, ma l’archeologia doveva ancora fare luce sulle merci scambiate.

I passi avanti delle tecniche di indagine archeologica

Solo in anni più recenti, nuove tecniche di indagine archeologica hanno permesso di studiare i residui organici rinvenuti in contenitori ceramici tramite gascromatografia accoppiata a spettrografia di massa. Queste analisi hanno permesso di rintracciare e identificare materiali finora invisibili alla classica ricerca archeologica. Alcuni vasi vinari analizzati nel corso degli ultimi studi hanno conservato tracce di vino evidenti nei residui di acido tartarico (il principale biomarcatore dell’uva). Erano presenti anche derivati dello zucchero e monosaccaridi derivati da glucosio, glicerolo, acido lattico, oltre a una varietà di acidi grassi; ma a sorprendere i ricercatori sono stati i residui di vaniglia.

La storia e i viaggi della vaniglia

Se fino a non molto tempo fa si pensava che la vaniglia fosse giunta nel Vecchio Continente dal Messico e dunque non prima della fine del XV secolo d.C., oggi gli scienziati possono dimostrare, anche attraverso questi studi, che l’orchidea selvatica dalla quale derivano i baccelli che contengono la vaniglia fosse già ben conosciuta nel Vicino Oriente. Qui arrivò probabilmente dall’India o dall’Africa orientale durante l’Età del Bronzo (intorno al 1600 a.C.); quindi molto prima che venisse addomesticata nel Nuovo Mondo.

Il vino consumato nei circoli d’élite

Addizionata al vino per addolcirlo, la vaniglia, più di 2.500 anni fa come oggi, rappresentava una sostanza esotica tanto rara quanto costosa. Il ritrovamento di tracce di vaniglia a Gerusalemme indica che la città era una delle destinazioni di alcuni dei prodotti più preziosi trasportati dall’Arabia e che negli ultimi giorni del Regno di Giuda la sua élite godeva di fragranze e spezie importate da lontano e con cui amava aromatizzare prima di ogni altra cosa il vino.

La vaniglia è il profumo più amato al mondo

Passano i millenni e la vaniglia continua a essere uno dei profumi maggiormente associati al vino. Oggi non si aggiunge direttamente come poteva accadere in antichità. Ma il classico sentore vanigliato può essere presente in seguito a un affinamento del vino in alcune tipologie di botti di legno. Il perché del successo di questa spezia nel corso dei millenni è spiegato da un altro studio, pubblicato anch’esso di recente sulla rivista Current Biology. La vaniglia sarebbe il profumo più amato al mondo; più di lavanda, rosa e chiodi di garofano. Condotto dai ricercatori del Karolinska Institute in Svezia e dell’Università di Oxford con la partecipazione di 235 persone provenienti da 9 diverse culture e differenti esperienze olfattive, lo studio ha rivelato che la percezione degli odori non è influenzata da uno specifico background culturale, ma è universale ed è guidata dalla specifica struttura molecolare di ogni sostanza.

Foto di apertura: la vaniglia si addizionava al vino per addolcirlo già più di 2.500 anni fa © J. Morales – Unsplash

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