Se si studia il vino italiano, se lo si vuole conoscere davvero, e ancor di più se si lavora in questo settore, c'è un solo libro da tenere sempre sulla scrivania (accanto a una buona rivista, come Civiltà del bere!): è il Codice delle Denominazioni di Origine dei Vini accuratamente compilato da Antonio Rossi, di cui è disponibile la versione 2014 che riporta lo status quo delle Do nazionali. È qui accanto a noi, 1.773 pagine di (talvolta amara) verità. Non sempre infatti i disciplinari sono di facile comprensione, ma uno strumento del genere è fondamentale quantomeno per provare a capire. Lo sfogliamo avidamente a ogni piè sospinto: per aggiornare la Carta enografica di Civiltà del bere, per i nostri Dossier regionali che riportano informazioni dettagliate sulle Doc, e lo consultiamo ogniqualvolta si debba citare una norma che riguarda i vini a Denominazione protetta (Docg, Docg, Igt), perché come sappiamo quant'è complessa la nostra legislazione anche (e forse soprattutto ) quando si parla di vino.
Dall'Italia all'Unione Europea. Il passaggio di consegne
Questa edizione del Codice è particolarmente utile, perché pone un punto fermo (per quanto, ovviamente, sempre molto transitorio...) nel quadro della riforma dell'Organizzazione Comune di Mercato avviata nel 2008 (regolamento n. 479/08) che ha introdotto il sistema DopeIgp anche nel settore vitivinicolo al pari degli altri prodotti alimentari. Ora il riconoscimento e le modifiche delle Denominazioni spettano di competenza alla Commissione Ue che, dopo l'esame preliminare nazionale, è titolare del procedimento.
Tante modifiche prima del 2011
A fine 2011 l'Italia aveva trasmesso tutta la documentazione alla Ue ed è in corso il procedimento di verifica. Com'era prevedibile, prima del trasferimento di competenze, vi è stata una corsa alla richiesta di modifiche dei Disciplinari e alla richiesta di riconoscimento di nuove Doc. Il Codice 2014 tiene traccia di molte di queste novità: quasi 50 Denominazioni sono coinvolte. Alcune modifiche riguardano dettagli utili per gli enologi, ma altre sono variazioni davvero significative, come nel caso dell'Ortrugo dei Colli Piacentini o dello sdoppiamento dei disciplinari Bolgheri e Bolgheri Sassicaia.
Quante sono le Docg, Doc e Igt italiane?
Il Codice inoltre ha un altro merito: con il suo accurato censimento ci offre anche una semplice certezza, un'informazione che ci viene richiesta quasi quotidianamente e su cui girano numeri anche fantasiosi. Cioè: quante sono le Docg, Doc, Igt italiane? Allo stato attuale (del Codice Rossi in circolazione) sono nell'ordine: 73, 332 e 118.