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Tutti i numeri di un successo

24 Aprile 2010 Riccardo Oldani
Dal primo aprile, dunque, inizia la stagione commerciale del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg. I dati ufficiali del numero di bottiglie introdotte sul mercato non sono ancora accessibili, occorrerà aspettare il prossimo dicembre per averli a disposizione, quando il Consorzio presenterà il suo rapporto annuale. Da quanto ci dicono gli esperti però possiamo aspettarci, pur nel quadro di una leggera contrazione, cifre vicine a quelle del 2008, anche perché il disciplinare non... [emember_protected]è intervenuto sulle rese di produzione dell’uva per ettaro. Una cosa è certa: nella lunga storia di questo vino, citato già nel Settecento, questo è il momento della maggiore popolarità. Tra il 2003 e il 2008 la produzione è cresciuta di oltre il 40%, tra l’altro con un notevole miglioramento della qualità, perché i nuovi impianti che hanno reso possibile la crescita sono quasi tutti legati al recupero di vigneti d’alta collina, che un tempo erano coltivati abitualmente ma che nel Novecento sono stati gradualmente abbandonati per la difficoltà della conduzione. Ora queste antiche parcelle ritornano a nuova vita, e la loro altimetria garantisce condizioni ottimali di maturazione per le uve: accentuate escursioni termiche, buona ventilazione, assenza di ristagni d’acqua in seguito alle piogge. Nel 2008, nella zona che oggi corrisponde alla Docg, sono stati prodotti 57,4 milioni di bottiglie, per un valore complessivo al consumo di 370 milioni di euro, su una superficie di circa 5.000 ettari che dà lavoro a oltre 2.900 viticoltori. Lo spumante, la tipologia a maggiore valore aggiunto, copre l’83,7% della produzione totale, frutto del lavoro di 166 stabilimenti spumantistici guidati da 250 enologi. Nel complesso l’intero distretto occupa oltre 5 mila addetti. In totale circa 48 milioni di bottiglie sono di spumante, 7,5 milioni di frizzante e soltanto 421.000 sono di vino tranquillo. Il Superiore di Cartizze conta 1.450.000 bottiglie. Il mercato italiano assorbe quasi il 70% di questa produzione. All’export sono destinati, per la precisione, il 30,9% dello spumante, il 27,6% del frizzante e solo il 5% del Superiore di Cartizze. Vino, quest’ultimo, talmente apprezzato nella zona di produzione da essere quasi totalmente consumato in loco, o comunque nel Nordest. Tra tutte queste cifre fa impressione soprattutto il dato del fatturato, che nel 2003 era di 250 milioni di euro e oggi è aumentato del 50%, con una crescita verticale in pochissimi anni. Va detto che cominciano a vedersi segnali di rallentamento. Secondo i dati del Consorzio, il 2008 aveva fatto intravvedere una stasi nei consumi e il 2009 ha fatto registrare una lieve crescita, ma soltanto su prodotti con prezzi stabili o leggermente in discesa. E a questo proposito sono molto chiare le parole di Franco Adami: «I produttori», dice, «dovranno evitare di applicare l’automatismo Docg uguale a prezzi più alti. Noi prevediamo un leggero calo dei prezzi, anche con la Docg, proprio perché i produttori sono consapevoli delle difficoltà del mercato e sanno che devono farsi carico innanzitutto loro dell’aumento di costi di produzione che il sistema di controllo e garanzia della nuova denominazione d’origine inevitabilmente comporta». Il Prosecco sembra bene attrezzato per superare il momento difficile, messo in mostra da un’indagine di Astraricerche menzionata nella presentazione del Centro Studi del Distretto. Secondo Enrico Finzi, presidente dell’importante istituto demoscopico, «la crisi è profonda soprattutto nell’alta gamma, perché il consumatore non è più disposto a pagare un prezzo troppo elevato per uno status symbol. E anche alla fine della crisi le cose non torneranno più come prima». In questo periodo di difficoltà il prodotto di Conegliano Valdobbiadene sembra dare ottime performance. In Italia è lo spumante più venduto in assoluto. Secondo le anteprime Iri Infoscan sul 2009, il Prosecco registra una crescita di fatturato annua superiore al 14%. Vende cinque volte più del Pinot, supera la tipologia del Classico e fattura più dell’intero comparto degli Champagne (in Italia ovviamente). Sembra il vino giusto in questi momenti incerti. Ma non mancano avvisaglie di una situazione meno lineare. Il grande successo dell’ultimo decennio, fa osservare qualche produttore, ha portato alla creazione di nuovi vigneti che inizieranno a produrre solo nei prossimi anni e che rischieranno di inflazionare il mercato con ulteriori quantità di Prosecco. Il rischio sarà quello di un eccesso di offerta e, quindi, di un calo generalizzato dei prezzi. Ecco perché l’arrivo della Docg può rappresentare secondo alcuni una nuova occasione di rilancio. Ma molto dipenderà dalla capacità dei produttori di trasmettere i loro valori al consumatore. Insomma, per il distretto di Conegliano Valdobbiadene la nuova denominazione non è un punto di arrivo, ma un punto di partenza per dare nuovo valore al suo vino, anche attraverso il territorio. [/emember_protected]

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