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Tre tappi Nomacorc per un vino. Degustiamo la differenza

16 Febbraio 2016 Elena Erlicher
È un solo vino, ma sembra di assaggiarne tre. Il Vermentino Poggio al Tesoro 2013 di Allegrini è il primo al mondo a utilizzare il tappo SelectBio di Nomacorc. L’abbiamo testato tappato con tre chiusure dalla diversa permeabilità all’ossigeno, Select100, Select300 e Select500, durante la visita allo stabilimento di Thimister-Clermont (Belgio) il 12 febbraio. Nel primo, quello tappato con Select100, si sente maggiormente la solforosa a causa del minor contatto con l’ossigeno che la chiusura permette; il secondo (Select300), personalmente quello che ho preferito, ha il caratteristico color giallo paglierino, profumo fine e delicato e in bocca spicca per sapidità; il terzo (Select500) cambia addirittura colore, con un giallo più marcato, e in bocca è più evoluto.

Select100, 300 o 500? La scelta del tappo

«L’azienda ha scelto il terzo», ci svela alla fine Antonino La Placa, sales manager di Nomacorc Italia. Il Vermentino 2013 Poggio al Tesoro è tappato con Select500. Subito dopo la prova si ripete degustando un rosso, Château Mongin - Châteauneuf du Pape 2012 (Grenache 70% e Syrah 30%), tappato con Select300 e Select500. E anche qui riscontriamo alcune differenze, seppur meno evidenti che nel bianco, dato che in questo caso il vino necessita di un ulteriore periodo di evoluzione. Nomacorc e la holding Vinventions, colosso da 100 milioni di dollari Nomacorc è il secondo leader mondiale nella produzione di tappi (il primo è Amorim Cork). «Realizziamo 2,5 miliardi di chiusure l’anno», dice François-Xavier Denis, vice president sales Europa. «Abbiamo tre impianti: in Belgio, Argentina e in Cina (per la stampa su prodotto già finito), dove lavorano in tutto 550 persone. Qui in Belgio ne sono impiegate più di 200. Due anni fa è nata la holding Vinventions: un colosso da oltre 100 milioni di dollari di fatturato annuo (che si sta cercando di incrementare fino a 500 milioni con acquisizioni in tutto il mondo, Italia compresa), creata dalla famiglia Noel (proprietaria di Nomacorc) con Bespoke, società d’investimenti statunitense».

Il tappo Nomacorc "come una valvola"

«Esportiamo in tutti i continenti», spiega Filippo Peroni, direttore commerciale Italia e Sudest Europa, «e l’Italia è il terzo mercato, dopo Francia e Usa. Nel nostro Paese il prodotto più diffuso è il SelectBio, ne vendiamo il doppio che Oltralpe. Il processo produttivo che utilizziamo si chiama coestrusione, che consiste nell’unione di due materiali sintetici senza uso di collanti. Nel caso del SelectBio la materia sintetica è ricavata dalla canna da zucchero proveniente dal Brasile». Questo permette la totale eliminazione da contaminazione di Tca (la molecola che nel sughero è responsabile dello sgradevole odore di tappo) e una trasmissione dell’ossigeno costante con l’ambiente esterno alla bottiglia, che può essere regolata a seconda del processo produttivo utilizzato. «Il tappo diventa così una valvola che il produttore può aprire o chiudere come vuole, in base alla scelta del modello più appropriato alle sue esigenze», conclude Peroni.

Il ciclo di lavoro Nomacorc secondo il modello Toyota

Durante la visita allo stabilimento belga abbiamo potuto osservare gli operai Nomacorc al lavoro in base al Toyota Production System (o produzione snella: Lean Production, Lean Manufacturing, Lean Thinking), una filosofia già largamente condivisa in tutto il mondo, che si fonda su principi come la guerra agli sprechi, la produttività, l’abbattimento delle scorte, la qualità, la soddisfazione del cliente e la sicurezza sul lavoro. A quest’ultimo punto, in particolare, qui nello stabilimento danno molta importanza: per esempio, c’è un display all’ingresso che evidenzia i giorni durante i quali non sono avvenuti incidenti e il record aziendale di tali giorni. C’è anche un raccoglitore di schede al centro dell’area di lavoro, dove gli impiegati possono segnalare eventuali carenze della sicurezza e suggerire rimedi.

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