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Quante stelle avrà il Brunello 2017?

26 Gennaio 2018 Alessandro Torcoli
Quante stelle avrà il Brunello 2017? Per noi è da quattro, poi si vedrà. Siamo entrati nella stanza dei bottoni, dove si decreta il livello medio di un’annata in una delle Docg più blasonate d’Italia. Per la prima volta nel conclave di enotecnici sono stati ammessi i giornalisti (pochi) e vi abbiamo partecipato volentieri, per comprendere e riflettere sul metodo che porta a decidere se un millesimo sia pregevole (3 stelle), ottimo (4) oppure eccezionale (5).

Come si valuta l'annata del Brunello

Vi spieghiamo come funziona: il Consorzio seleziona i campioni (erano 44) prelevandoli da piccole, medie e grandi cantine dislocate su tutto il territorio che, nel caso di Montalcino, non è proprio omogeneo, ove tra il versante Sud e quello Nord, ad esempio, cambiano clima e suoli in maniera rilevante. Ciascun membro della commissione degusta i 44 vini, che sono imbottigliati per l’occasione, dato che in realtà il vino dovrà pazientemente maturare 2 anni in legno più altri 3 in bottiglia prima di raggiungere i consumatori. In pratica, abbiamo assaggiato vini che voi umani potrete provare nel 2022.    

Imparare a leggere il vino in prospettiva

È davvero difficile prevedere come saprà evolvere il vino da qui a cinque anni. Probabilmente i campioni che ci sono sembrati più esili e nervosi si rilasseranno, quelli più tonici e muscolosi si inflaccidiranno. Da qui una prima considerazione di metodo. Se pure c’è un conflitto di interessi quando il winemaker giudica il vino della propria terra, gli enologi sono di sicuro più capaci di leggere il vino in prospettiva. Lo fanno di mestiere. Il critico enologico molto meno. Certo, bazzica le cantine e spesso assaggia campioni immaturi dalle botti, ma salvo rari casi, non lo fa di routine. Preferisce valutare il vino quando la bottiglia sta per raggiungere il consumatore, il che sembra sensato. Scrive per lui, non per dare consigli all’enologo.    

Le nostre stelle al Brunello 2017: perché 4?

In sintesi, il nostro voto è 89,5 (fatta la media esatta dei 44 voti espressi) che sarebbe pienamente 5 stelle (da 86 a 100). E allora perché dicevamo che per noi è un millesimo da 4 stelle? Soprattutto perché nel voto come esce dalla scheda di valutazione (che vi mostriamo) si dà molto peso al colore. Considerando che raramente è orribile, l’aspetto da solo pesava mediamente tra i 14 e i 18 punti. Un’enormità rispetto al peso che realmente un critico enologico attribuisce al rubino intenso o scarico, brillante od opaco… senza contare il tocco violaceo di qualsiasi vino di quattro mesi. Ora, se non fosse considerato il parametro del colore, tutti gli altri andrebbero ri-parametrati. Non stiamo quindi sostenendo che il nostro 89,5 di media diventa automaticamente un 74-75, cioè 2 stelle (da 71 a 75 punti). Però, onestamente, la media calerebbe. Immaginiamo quindi di eliminare solo uno dei punteggi attribuiti all’aspetto del vino (ora ci sono intensità e tonalità, ipotizziamo di mantenere un generico “colore”), ci troveremmo sugli 81-82 punti, cioè 4 stelle (da 81 a 85).

Media molto buona, stile variabile. Una riflessione

E ci sembrerebbe onesto: abbiamo assaggiato una decina di prodotti eccellenti, qualche campione mediocre e la media era molto buona. Altro discorso è commentare non il livello, ma lo stile dei vini, molto variabile tra l’elegante e fresco e il muscoloso maturo. Sappiamo che tanta differenza caratterizza tutte le Doc italiane (Barolo e Valpolicella ad esempio) e su questo bisognerebbe riflettere: una denominazione matura può permettersi tanta libertà? La risposta potrebbe essere sibillina, sì e no. Sì, se tali differenze corrispondono a differenze di cru o di zona (alla maniera delle diverse anime di Bordeaux e Borgogna, ad esempio) . No, se vogliamo fingere che il Brunello abbia una personalità monolitica. Ha un solo padre, il Sangiovese, questo ormai è accettato, ma tanti figli diversi.

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