Il vino? Si può ascoltare. Paolo Scarpellini (classe 1953) si autoproclama Sound Sommelier dopo 20 anni di critica giornalistica musicale e altri 20 come giudice e reporter su varie testate. Il suo credo? Considerare il vino come “musica da bere” e la musica come “vino da ascoltare”. Ecco quattro abbinamenti tra vino e musica suggeriti dal nostro Sound Sommelier. Per info: www.psmusicdesign.it
Canzone francese
Corton-Charlemagne Grand Cru 1990 – Domaine Bonneau du Martray
–

Charles Trenet – La Mer
(singolo 78 giri, 1946)
–
Con Charles Trenet – La Mer. Un grande chansonnier d’Oltralpe per un grande Chardonnay d’Oltralpe, il Corton-Charlemagne Grand Cru 1990 di Domaine Bonneau du Martray. Il soave arpeggio di archi in apertura dà tempo alla pupilla di ammirare il giallo abbagliante nel calice, quindi la voce sveglia e ossigena il limpido dormiente, liberando aromi di limone, mela verde, pietra bagnata. E mentre arpe e violini rilasciano scie di setose acidità, la papilla si arrende alla burrosa e affumicata densità vinosa, espressa dal ritornello fra coro e orchestra. Il finale vocalmente vibrante riflette una puntuta, elegante e chilometrica chiusura.
Etnica
More Maiorum 2011 – Mastroberardino
–

Enzo Avitabile – A pe isse
(dall’album Addò, 1996)
–
Con Enzo Avitabile – A pe isse. Terroir su terroir: col musicista napoletano si esibisce il More Maiorum 2011 di Mastroberardino. Un suggestivo flauto mediorientale fa subito cadere l’occhio sul giallo, fitto e brillante, del Fiano di Avellino. Quando si palesa il blando ritmo africaneggiante, al naso giunge una ventata di fiori di tiglio e miele d’acacia, con la voce a idrocarburare il tutto; poco dopo, il fascinoso ritornello mostra al palato una fitta opulenza in cui il ritmo in levare stana albicocca e scorza d’arancia. Alla fine, il testo lascia un po’ di amaro in bocca: idem il vino, in mezzo a raffinati ritorni tostati e agrumati.
Pop/Rock
Roggio del Filare 2012 – Velenosi
–

Tina Turner – What’s love got to do with it
(dall’album Private Dancer, 1984)
–
Con Tina Turner – What’s love got to do with it. Donne toste a braccetto: alla “leonessa” Tina si affianca Angela Velenosi, qui col Roggio del Filare 2012. L’inizio strumentale in souplesse invita a soppesare il rosso rubino intenso del Piceno Superiore, granato all’unghia; come sale la voce, salgono alle narici frutti scuri e maturi (mora e prugna), più cuoio e tabacco. Quando però la Turner alza tiro e ritmo (ballabile) col grintoso/gustoso ritornello, la bocca addenta un corpo polposo e consistente, seppure sinuoso e avvolgente grazie ai vellutati tannini. Finale a sfumare, come l’ampia, sapida persistenza dagli echi fruttati e mentolati.
Classica
Barolo Chinato – Cocchi
–

Trio Wanderer – F. Schubert, Trio per pianoforte n°2, Andante con moto
(dall’album Schubert: Trios Op.99 & 100, 2008)
–
Con Trio Wanderer – F. Schubert, Trio per pianoforte n°2, Andante con moto. Musica da camera, vino da poltrona: il Barolo Chinato Cocchi. Prima, la breve introduzione pianistica fissa lo sguardo sulla tinta rosso granata. Quando spunta un malinconico violoncello, al naso affiorano spezie orientali tipo anice, cumino e cardamomo; all’ingresso dei violini poi, incalzano note più dense di china, liquirizia e rabarbaro. Il ripetuto tema-refrain del piano spinge quindi l’altalena dell’assaggio fra la sobria dolcezza e l’amaricante di erbe officinali, dettato dagli archi. Lungo, denso, suadente e dolceamaro il finale: del brano e del vino.
Questo articolo è tratto da Civiltà del bere 1/2019. Se sei un abbonato digitale, puoi leggere e scaricare la rivista effettuando il login. Altrimenti puoi abbonarti o acquistare la rivista su store.civiltadelbere.com (l’ultimo numero è anche in edicola). Per info: store@civiltadelbere.com