Fondata da due piemontesi in Sardegna, dopo 120 anni Sella e Mosca porta ancora il loro nome. Passata poi alla Campari, oggi appartiene a Terra Moretti. Puntare sullo stile famigliare e investire nelle varietà locali è la mission della nuova proprietà.
Alghero, l’Alguer catalana, fa parte di quella Sardegna magica, inondata di luce e sorvegliata dagli sguardi profondi dei suoi abitanti. Qui si respirano il mare e la macchia mediterranea e si assaporano quei vini capaci di assorbirne tutto il nitore e i profumi. Ma verso la fine dell’Ottocento questa zona era in buona parte acquitrinosa. È grazie alla sfida e all’unione di idee di due piemontesi approdati in Sardegna, ovvero l’ingegnere Erminio Sella, nipote dello statista Quintino Sella, e l’avvocato Edgardo Mosca, che l’area a nord di Alghero si trasforma da palude a vivaio, da vivaio a vigneto e da vigneto in una grande impresa che ancora oggi dopo 120 anni Sella e Mosca porta il nome dei fondatori.
Di famiglia in famiglia per generare futuro e tramandare storia
L’azienda algherese nasce, dunque, nel 1899, lo stesso anno della Fiat e della San Pellegrino. Grazie all’attività vivaistica è da subito protagonista della ricostruzione del settore vitivinicolo europeo dopo il flagello della fillossera. Il vivaio viene portato avanti fino ai primi anni Cinquanta, dopodiché Sella&Mosca cominciano a dedicarsi alla produzione vitivinicola. Con il nuovo millennio la Cantina passa qualche anno tra le mani del Gruppo Campari. Dal 2016 però entra a far parte di una nuova, grande famiglia: Terra Moretti Vino, holding già proprietaria di aziende come Bellavista e Contadi Castaldi in Franciacorta e Petra in Toscana. «Ho cominciato questa avventura a 75 anni perché fare impresa è generare futuro e tramandare una storia», afferma Vittorio Moretti, pioniere e costruttore, che porta avanti questo grande progetto enologico con la figlia Francesca, ad di Terra Moretti Vino. «Non smetto mai di scommettere e di lavorare con passione», continua l’imprenditore «perché è questo, in fondo, il vero ruolo della famiglia».
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Una festa di compleanno tra continuità e novità
Dare continuità a questi 120 anni di storia, investire sulle varietà locali, ma allo stesso tempo conferire uno stile fortemente familiare. Sono questi i primi compiti dei nuovi proprietari che, nonostante tre annate poco fortunate, come ha dichiarato lo stesso Moretti, hanno reso omaggio a quest’importante compleanno organizzando una grande festa all’interno della tenuta. Durante i festeggiamenti, è intervenuto anche Vittorio Sella, nipote del fondatore Erminio, per suggellare il passaggio di testimone tra le due famiglie.
Nuova linfa…
La fusione tra lo stile lavorativo dei Moretti e le conoscenze dello storico gruppo di lavoro, detentore del patrimonio culturale aziendale, ha portato subito alla nascita di nuovi e grandi progetti. Per primo il ripensamento del Torbato Brut, storico spumante da uve Torbato riscoperte e valorizzate già in passato da Sella&Mosca. I Moretti hanno raccolto e accolto questa eredità con entusiasmo e hanno puntato sullo spumante che adesso viene prodotto interamente ad Alghero guadagnando nuova linfa e ancora più freschezza.
…e nuova linea
Grazie alla collaborazione con lo stilista sardo Antonio Marras è nata, invece, una linea di vini prodotti dai tre vitigni più rappresentativi dell’azienda: Vermentino, Cannonau e Torbato proposto in due versioni (una ferma e una Metodo Classico). Marras non si è limitato a disegnare le etichette, ma ha creato un racconto che coinvolge quattro personaggi – Mustazzo, Ambat, Catore e Oscarì – che danno il nome ad altrettanti vini e le cui vite si intrecciano per raccontare al meglio ogni parte e carattere di Sardegna.
Il biologico e l’ospitalità
La vendemmia 2019, inoltre, sarà la prima con la certificazione biologica. Accanto all’impegno enologico il Gruppo Terra Moretti, ha realizzato il recupero architettonico e funzionale del vecchio centro aziendale. Le abitazioni padronali d’epoca sono state trasformate in un’attività agrituristica inaugurata lo scorso agosto. L’intento è completare e proseguire un progetto che porterà ad accogliere all’interno della tenuta sarda migliaia di visitatori ogni anno.
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Marchese di Villamarina, la verticale
Per concludere i festeggiamenti per i 120 anni della Cantina è stata organizzata una verticale di un vino simbolo dell’azienda: il Marchese di Villamarina, Cabernet Sauvignon in purezza maturato in barrique nuove dalla tostatura leggera per circa 18 mesi. Dal profondo e chiaro carattere mediterraneo, questo vino è nato nel 1989 per valorizzare i caratteri più classici della Sardegna: dall’energia all’eleganza, dall’intensità dei profumi alla freschezza sul palato. Sei annate a partire dalla 2014, l’ultima in commercio.
Marchese di Villamarina 2014 è già molto equilibrato con una nota vegetale lieve e profumi balsamici al contrario decisamente spiccati.
Marchese di Villamarina 2009 completamente diverso, caratterizzato da sentori più erbacei e da un sorso agile e fresco, anche per via dell’annata non eccessivamente calda.
Marchese di Villamarina 2004 dove spiccano le prime note evolute di spezie e di incenso.
Marchese di Villamarina 1999 è l’annata che meglio ha retto il confronto con il tempo: vent’anni di profumi floreali, cuoio, noci e caffè e una bocca fragrante, tesa, tannica e fresca.
Marchese di Villamarina 1993 si distingue per la sua leggera scia affumicata sul finale.
Marchese di Villamarina 1989, prima annata mai prodotta: una bottiglia sapida, integra, viva, odorosa di liquirizia e caffè.
Un corpo unico da primato e gli altri numeri di Sella&Mosca
La tenuta in cui è immerso il nucleo centrale della Cantina si estende per oltre 650 ettari. Ben 520 ettari sono di vigneto che, come un immenso tappeto verde, rigano una pianura soleggiata a pochi chilometri dal mare. Pare che questo corpo unico di filari sia addirittura il più grande d’Europa. A questo nucleo si aggiungono i piccoli appezzamenti della Gallura, nella parte nord orientale dell’isola (15 ettari) e di Giba, nel Sulcis, sulla costa sud occidentale, tra Capo Teulada e la catena montuosa dell’Iglesiente (6 ettari). Circa 265 ettari sono dedicati al Vermentino, 132 al Torbato, 66 al Cannonau, 56 al Cabernet Sauvignon. Seguono Merlot, Sangiovese, Sauvignon blanc, Carignano e Nasco. Il tutto per un totale di circa 5 milioni di bottiglie prodotte ogni anno. «Tra queste almeno un milione dovrà essere rappresentato dai prodotti di punta aziendali», conclude Moretti.