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Dalla Toscana con furore: riflettori sul Sassicaia ’18 e plauso per la Doc Valdarno di Sopra

25 Febbraio 2021 Anita Franzon
Dalla Toscana con furore: riflettori sul Sassicaia ’18 e plauso per la Doc Valdarno di Sopra

La Toscana è sempre sugli scudi a livello internazionale. Il Sassicaia 2018 conquista tutti, un vino che in 50 edizioni non ha mai deluso. Ma Monica Larner di Wine Advocate punta i riflettori anche su un’altra denominazione meno nota, la Valdarno di Sopra. Questa piccola Doc potrebbe diventare la prima totalmente biologica in Italia.

La 50ª annata dell’iconico Sassicaia di Tenuta San Guido (annata 2018), è stata accolta con enorme favore dalla critica internazionale. Monica Larner di Wine Advocate ha assegnato al vino 97+ punti: “con un’enfasi sul segno più per sottolineare il futuro potenziale di invecchiamento di questa bottiglia”, sottolinea la giornalista. Secondo la Larner “l’attento equilibrio del vino si ottiene grazie al carattere sfumato del frutto, all’acidità presente, alla struttura ben gestita e all’alcol contenuto (13,5% vol.)”.

Debutta Sassicaia 2018, il 50° anniversario è un successo per la critica

Anche Antonio Galloni di Vinous ha giudicato l’etichetta con 97 punti, commentando: “Il Sassicaia è il più raffinato dei migliori vini di Bolgheri”. Dello stesso avviso e punteggio è anche James Suckling che ha osservato come le annate 2017 e 2016 puntassero sulla potenza, mentre la 2018 è tutta giocata “sulla finezza e sulla snellezza”, raccomandandosi di aprirla dopo il 2024. «La vendemmia 2018 conferma come il numero 8 porti fortuna a Tenuta San Guido», ha dichiarato il direttore Generale Carlo Paoli. «È un’annata che mostra un legame con le 2008, 1998, 1988 e, naturalmente, la 1968, che segna il debutto di Sassicaia sul mercato» (Liv-ex).

Sorprese biologiche nel Valdarno di Sopra

Scrive ancora la giornalista Monica Larner, corrispondente da Roma per The Wine Advocate Robert Parker: “La Doc Valdarno di Sopra mira a diventare la prima denominazione di vino totalmente biologico in Italia e sta anche cercando di ottenere la certificazione biologica dall’Europa”. Si tratta di una bella rivoluzione che parte da una piccola area vitivinicola ai cui vini la giornalista cerca di dare maggiore visibilità, in particolare all’estero. “Mi è chiaro ormai da tempo che la speciale energia e sinergia tra produttori di questa minuscola area sono un motore per l’innovazione. Le dimensioni ridotte, inoltre, permettono alla denominazione di avere una certa versatilità; entrambe queste risorse si stanno ora rivelando molto utili”, spiega Monica Larner.

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