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Per rilanciare il mercato puntiamo su qualità ed export

24 Gennaio 2019 Luigi Pelliccia

L’economia rallenta e gli eventuali effetti positivi della manovra finanziaria si avvertiranno solo nel medio-lungo periodo. I dati sui primi sette-otto mesi del 2018 vedono aumentare le vendite (+0,3%) e l’export (+4,6%) del vino in valore.

A metà anno, fummo facili profeti quando scrivemmo che il rischio affiorante era che il meglio della ripresa congiunturale fosse già alle spalle, confinato al 2017. Così è stato purtroppo, numeri recenti alla mano. Né francamente si vedono lumi nella Nadef (Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza) presentata a cavallo fra ottobre e novembre, che portino a concrete speranze di nuova accelerazione della dinamica economica 2019.

Non bastano gli investimenti pubblici

Le risorse dedicate al rilancio degli investimenti sono poche, attorno al 12% della manovra complessiva. Secondo le informazioni disponibili siamo sull’ordine di 4,5 miliardi su circa 37. E per di più puntano troppo sugli investimenti pubblici come volano di ripartenza. La spinta ad essi collegata è irrinunciabile. Ma il suo impatto, con una macchina tecnico-amministrativa (eufemisticamente detto) assai poco performante come quella italiana, è destinato a concretarsi solo sul medio-lungo periodo. Un esito non appropriato per un Paese appesantito, da troppo tempo, da sviluppo insufficiente e debito eccessivo. Né le apprezzabili promesse di riforme radicali, dalla burocrazia alla legge degli appalti, consentono di accorciare queste tempistiche.

Il Pil 2018 rallenta…

In sostanza, con l’effetto di trascinamento negativo del 2018, lo 0,8% di crescita “aggiuntiva” del Pil, ipotizzato dalla Nota, è un atto di fede. Come dire che, pur speranzosi di essere contraddetti, siamo scettici sulla risalita della curva del Pil, dagli ultimi tendenziali del +0,8-0,9% di fine 2018, fino a una quota attorno al +1,5%, come registrato nel 2017. Il rischio è tanto più vero, alla luce di quanto appena accennato: al fatto cioè che, invece di puntare sugli investimenti (e soprattutto sulla loro componente privata, che ha un moltiplicatore di reddito elevato e rapido), si è preferito utilizzare in gran parte la spesa in deficit per finalità distributive.

….e rischia di scomparire

Risultato: quello 0,8%, oltre che discutibile sul piano delle potenzialità teoriche, potrebbe essere interamente assorbito dall’effetto depressivo degli alti interessi e dalle aspettative negative recate dall’incertezza. Viene in mente Amilcare Puviani, antico maestro di economia politica e scienza delle finanze. E soprattutto viene in mente la sua Teoria dell’illusione finanziaria, culmine di una vita di ricerche, pubblicata nel lontano 1903, dove approfondì il tema degli investimenti e del loro impatto sulla crescita. Puviani è stato ristampato negli scorsi anni, sia in Germania che in Italia. Ma è più noto e citato in Germania che da noi.
E si vede.

La produzione cala, ma il mercato tiene

In questo contesto, a 2018 appena concluso, è utile accennare ai trend di base dei grandi parametri del food and beverage e, nello specifico, del vino. La produzione alimentare ha perso velocità, con un +1,2% su gennaio-agosto, dopo il +1,7% del 2017. A fianco, il “vino da uva non autoprodotta” ha registrato sugli otto mesi un calo del -1,2%, dopo il +0,7% del 2017 e il +0,1% del 2016. Va ricordato che, nel quadriennio 2012-2015, la produzione di vino aveva sempre segnato variazioni negative, oscillanti tra il -4,8% del 2013 e il -0,5% del 2014. È probabile comunque che la tendenza a seguire, sulla scorta della corposa vendemmia messa a segno in autunno, assista a un’inversione di tendenza e al ritorno del segno “più”.

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