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Il Porto Colheita sfida il Vintage

10 Novembre 2017 Emanuele Pellucci
Sarà il Colheita il Porto del futuro? Questa tipologia del celebre vino portoghese potrebbe arrivare a scalzare il mitico Vintage dal piedistallo. O almeno a insidiarne il business tra i consumatori più giovani e dinamici, che non vogliono aspettare qualche decina d’anni prima di stappare l’icona dei vini fortificati della valle del Douro.    

Quella del Porto Colheita è una fama recente

A ipotizzarlo è nientedimeno che Christian Seely, managing director di AXA Millésimes (la società assicuratrice francese proprietaria di importanti marchi vinicoli, tra cui Quinta do Noval, uno dei nomi storici del Porto). Seely ha verificato come le vendite della tipologia Colheita siano cresciute negli ultimi anni. «In effetti fino a 25 anni fa non avevo mai bevuto una bottiglia di questo vino, come del resto credo molti consumatori di Porto, dove i più "gettonati" sono sempre stati i Ruby, i Tawny e naturalmente i Vintage. Finché ho scoperto, tra le bottiglie stoccate a Noval, che molti Colheita hanno poco da invidiare al Vintage.

In legno almeno 7 anni

«Il problema è che questa tipologia non è economicamente interessante come il Vintage Port. Quest’ultimo, infatti, è possibile commercializzarlo già dopo due anni dalla produzione, mentre il Porto Colheita deve maturare in legno per almeno sette anni. E molte aziende lo tengono anche fino a 12-15, risultando perciò un business molto costoso. È da tenere presente, tra l’altro, che al momento questa tipologia è venduta a un prezzo inferiore al Vintage».

Cos'è il Porto Colheita?

In base alla classificazione dell’Instituto do Vinhos do Douro e Porto, il Colheita appartiene alle cosiddette "categorie speciali", insieme a Ruby Riserva, Late Bottled Vintage (LBV), Vintage, Single Quinta Vintage e a vari tipi di Tawny invecchiati lungamente (10, 20, 30, 40 anni). Colheita è un Tawny millesimato, con uve che possono provenire da più parcelle di una stessa quinta e invecchiato in legno. Contrariamente al Vintage, anch’esso millesimato ma la cui evoluzione in bottiglia fa sì che si possa consumarlo anche dopo alcuni decenni, il Colheita è pronto per essere consumato anche dopo l’imbottigliamento.    

Complesso figlio di un'annata precisa

«Il Porto Colheita è il fedele ritratto di una determinata annata. Specchio delle condizioni climatiche del territorio», ci spiega Lisete Osorio, giovane wine consultant portoghese. La sua famiglia è essa stessa proprietaria di una quinta nel Douro. «Un prodotto interessante perché durante l'invecchiamento in legno il Colheita si evolve assumendo aromi di frutta secca, noccioline, agrumi e spezie, risultando così un vino estremamente complesso. La sua lavorazione richiede grande cura in vendemmia. In particolare nello scegliere il momento ottimale della raccolta, perché da questo dipenderà l'eccellenza del vino e la sua lunga vita».

Il Vintage va conservato in una cantina adatta

Ma perché la richiesta di Porto Colheita è in crescita? Secondo Christian Seely, «il Vintage è un vino prodotto per essere consumato nelle grandi occasioni. Per questo viene conservato gelosamente in cantina per anni. Oggi però la gente, specie in metropoli come New York, Londra o Shanghai, vive in appartamenti e senza una cantina adatta è problematico conservare un vino a lungo. Ecco perciò che a questo consumatore diciamo: il vino, in questo caso il Colheita, lo invecchiamo noi per te e quando è pronto per bere lo imbottigliamo e te lo vendiamo. Sono più che convinto che questa tipologia di Porto darà un ulteriore sviluppo all’economia della Valle del Douro».

Le stesse uve del Porto Vintage Nacional per il Colheita

Seely è talmente convinto della qualità e delle prospettive di questo vino che non esita a ipotizzare che in futuro il Porto Colheita di Quinta do Noval possa essere prodotto da uve provenienti dal piccolo vigneto (1,6 ettari, presenti una trentina di varietà tra cui il Touriga Nacional) che oggi dà vita al loro top wine, il Porto Vintage Nacional.

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