In Italia

In Italia

Petite Arvine, dalla Svizzera al Monte Bianco

17 Ottobre 2017 Roger Sesto

Pare sia stata portata nel Vallese dai Romani, attraverso il colle del Gran San Bernardo. Ma questa pianta di romano ha probabilmente solo il nome, derivato dal latino galbinus che significa giallo, perché le analisi sul suo Dna mostrano un’affinità genetica con alcuni ceppi tipicamente valdostani. La Petite Arvine, uva tipica della Valle d’Aosta, è considerata originaria della regione di Martigny (Svizzera), ed è un vitigno a bacca bianca dal potenziale espressivo molto interessante.

Petite Arvine, figlia del Vallese

Di certo c’è che essa è stata introdotta ufficialmente in Valle dal canonico Joseph Vaudan, fondatore dell’Institut Agricole Régional, attorno agli anni Ottanta del Novecento, dal Cantone del Vallese. Data la vicinanza e la similitudine pedoclimatica tra quest’ultimo e la regione italiana, ecco che il vitigno ha subito trovato un perfetto ambiente. Si tratta di una cultivar tardiva, che richiede di essere raccolta ben matura nella seconda settimana di ottobre, con la caratteristica di preservare bene il suo profilo acido. Da essa si ottengono vini di fresca acidità, fruttati e quasi salmastri; tutti aspetti che promuovono la longevità di questi nettari.

 

Costantino Charrère con la famiglia

 

Il pionere Costantino Charrère

Costantino Charrère di Les Crêtes è stato fra i primi a coltivarla, sin dai primi anni Novanta. Oggi la linea aziendale prevede due Petite Arvine Vallée d’Aoste Doc: uno prodotto in circa 35.000 bottiglie da uve provenienti da vigneti di Aymavilles, St. Pierre e St. Christophe (Media Valle), e il secondo chiamato Fleur, da 3.300 bottiglie che nasce dalle viti del cru “de vin ros”, situato a Montjovet (Bassa Valle).

Mineralità e longevità della Petite Arvine

Altro protagonista nella vinificazione di questo vitigno è Elio Ottin, la cui azienda è situata nei pressi di Aosta. Anche lui conferma le origini vallesi dell’uva a bacca bianca, oltre alla necessità di tanta luce e calore per consentire una perfetta maturazione. Ne sottolinea il carattere spiccatamente minerale, la complessità gusto-olfattiva e il suo equilibrio; ma anche la relativa longevità, da non sottovalutare.

 

Elio Ottin

Elio Ottin

 

Le due versioni di Elio Ottin

Due le versioni prodotte: la prima affina un anno in acciaio sulle proprie fecce fini, mentre la seconda è l’originale Nuances, Petite Arvine Vallée d’Aoste Doc, etichetta che fa il suo esordio con l’annata 2011. Inizialmente fermentata (senza inoculo di lieviti selezionati) e affinata in tonneau a bassa tostatura, dal 2016 si è passati all’uso di botti da 20 ettolitri, con una maturazione che dura un anno, a cui seguono altri 12 mesi in bottiglia.

Niente malolattica

A parte il primo millesimo, in cui è stata effettuata, Ottin preferisce evitare la malolattica. «È un vitigno piuttosto resistente alle malattie, che offre abbondante produttività, sta quindi al vignaiolo diradare il giusto. Noi lo alleviamo a Guyot piemontese, con una densità di 8.000 ceppi/ha, per complessivi 2 ettari e 15.000 bottiglie», spiega Ottin.

Si presta anche all’appassimento

Al naso offre note di frutti esotici e sentori minerali, in bocca è strutturato, alcolico ma anche fresco di acidità. Conclude Ottin: «L’uva, a nostro avviso, si presta anche all’appassimento, vista la sua propensione a essere attaccata dalla muffa nobile, cosa che accade peraltro al Nuances, frutto di vecchie vigne, che si rapporta al legno in modo meraviglioso, con risultati ovviamente più complessi e meno varietali della versione elevata in acciaio».

Per conoscere gli altri autoctoni della Valle d’Aosta clicca qui

L’articolo completo è su Civiltà del bere 4/2017. Per continuare a leggere acquista il numero sul nostro store (anche in digitale) o scrivi a store@civiltadelbere.com

In Italia

Il Cepparello di Isole e Olena e le sue nuove frontiere

Nove annate, dalla 2005 alla 2022, delineano il percorso che il rinomato […]

Leggi tutto

L’impegno della Sardegna per le sue vigne a piede franco

Un lavoro corale, promosso dall’agenzia Laore con la collaborazione dell’Università di Sassari, […]

Leggi tutto

Vini “sommersi”? Ma no: diversi

I prodotti che affinano sott’acqua sono sempre più di moda e originali. […]

Leggi tutto

Top Guide Vini 2025: l’unanimità solo sui classici e le altre peculiarità dei giudici

Quest’anno la vetta della nostra superclassifica, che somma i risultati delle maggiori […]

Leggi tutto

Il Trebbiano d’Abruzzo sta voltando pagina

Questo contenuto è riservato agli abbonati digitali e Premium Abbonati ora! €20 […]

Leggi tutto

Vini di Montagna (10): la Val di Cembra – seconda puntata

Questo contenuto è riservato agli abbonati digitali e Premium Abbonati ora! €20 […]

Leggi tutto

L’Antica Bottega del Vino apre a Cortina in occasione dello Olimpiadi

Lo storico locale veronese, di proprietà di 10 Famiglie Storiche, sarà la […]

Leggi tutto

Tenuta San Guido e CNR: un accordo per la tutela del Viale dei Cipressi di Bolgheri

Un programma quinquennale monitorerà la salute degli alberi, reintegrando quelli compromessi con […]

Leggi tutto

Simply the best 2025, i protagonisti della settima edizione

Il 10 marzo il Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano […]

Leggi tutto
X

Hai dimenticato la Password?

Registrati