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Pesca tabacchiera: il cuore dell’estate

27 Luglio 2016 Maria Cristina Beretta
Il profumo intenso della pesca tabacchiera (nota anche come saturnia o saturnina) la rende riconoscibile all'olfatto anche da diversi metri di distanza. E la forma piatta, a mo' di piccola frittella, conferma l'unicità di questo frutto. Tipica del cuore dell'estate, la pesca tabacchiera inizia a farsi vedere a metà giugno per concludere la sua stagione a metà agosto. Il suo nome scientifico è Prunis persica, varietà platycarpa ossia dal corpo piatto: la tabacchiera appartiene a pieno diritto alla famiglia delle pesche. Fu introdotta in Europa attraverso la Persia, pur se le sue origini sono cinesi, come per diverse piante della famiglia delle Rosacee ormai diventate comuni in Europa quali il ciliegio e il melo.

In Sicilia l'antica pesca tabacchiera

La sua è una storia curiosa. È opinione comune che la si chiami tabacchiera nel Sud Italia e saturnia o saturnina al Centro Nord. Le forme più antiche di questa pianta si sono sempre chiamate tabacchiera. La si trova tra le prime colture alle pendici dell'Etna, lungo sulle Valli del Simeto e dell'Alcantara. Rispettivamente a Nord Ovest e a Nord Est del massiccio vulcanico. Qui dava e dà tuttora risultati unici. All'origine il frutto era piccolo, con buccia pelosetta, gusto lievemente aspro e polpa rigorosamente bianca. Gli appassionati sono convinti che anche all'interno di questo areale ci siano differenze. E le migliori provengono da terreni vulcanici scuri.

Nelle Marche la nuova anima: Saturnia

A metà degli anni Ottanta del secolo scorso, un imprenditore marchigiano di Civitanova importò dall'America la varietà Stark saturn. Da qui ricavò la Saturnia, nome che registrò come marchio aziendale. Il prodotto interessava molto il mercato sicché fu impostata una ricerca su come selezionare alcune varietà più adatte ad un clima meno caldo e che potessero comprendere varietà precoci e tardive, in modo da allungare il periodo di produzione. Uno dei maggiori problemi nella la coltura del frutto è infatti la brevissima durata del periodo di maturazione unito all'esigenza di clima caldo e ventilato. Per trovare la soluzione ci si mise di mezzo l'Istituto sperimentale di Frutticoltura di Roma che sfornò diverse varietà, molte delle quali siglate con il nome ufo, ancora una volta a ricordare la forma, simile al disco volante.

Tanti nomi, un solo frutto

Dopo l'impianto di piante marchigiane in Sicilia e una serie di miglioramenti genetici, ora la pesca tabacchiera, saturnia e saturnina (nome che è stato coniato per evitare di usare il marchio registrato) viene coltivata in diverse regioni d'Italia. Dalla Sicilia si passa alla Basilicata, nella zona vicino al mare (Policoro), alle Marche, all'Emilia Romagna e infine anche in Piemonte. Queste le aree di maggior importanza, ma sicuramente ce ne saranno altre visto l'interesse e l'apprezzamento dei consumatori. Questa pesca, che oltre a profumi e note gustative inconfondibili, vanta un nòcciolo piccolo e facile da togliere. E la ristorazione le dedica addirittura menu completi. Ora esistono varietà di pesca tabacchiera per tutti i gusti. Precoci e tardive, dalla polpa gialla e dalla polpa bianca, dalla buccia vellutata di peluria a quella quasi liscia. Secondo i fini intenditori le migliori sarebbero quelle precoci dal Sud e tardive dal Nord. L'importante è assicurarsi che siano mature e italiane. Quelle spagnole coltivate con i criteri delle grandi produzioni non reggono il paragone. Il termometro che indica la scelta è il prezzo.

Gli indirizzi della pesca tabacchiera

Tenuta Esmeralda di Pietramarina, Contrada Pietramarina Castiglione di Sicilia (Catania), cell. 348.65.26.410 Agriturismo Valle dell'Etna, Contrada Buonvassallo Grotticelli, Roccella Valdemone (Messina), cell. 338.79.81.309 Ristorante Due Cigni, via Santissima Annunziata 19 Montecosaro (Macerata), tel.0733.76.67.077 Azienda agricola Neato Daniele, via Cella 92, Borgo d'Ale (Vercelli), cell.349.58.91.822

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