Fare vino sull’Etna significa raccontare, rispettandola, la biodiversità del vulcano. La Cantina siciliana Palmento Costanzo da poco più di dieci anni ha raccolto questa missione valorizzando i vecchi vigneti con piante secolari e recuperando l’antico palmento. Il risultato si percepisce in etichette espressive del terroir.
«L’Etna è come un’isola nell’isola, un patrimonio di biodiversità», racconta Valeria Agosta Costanzo, titolare di Palmento Costanzo. L’azienda è nata poco più di dieci anni fa in contrada Santo Spirito a Passopisciaro, sul versante nord del vulcano siciliano, ma si è già distinta nel panorama dei vini etnei grazie al meticoloso recupero dei vigneti con piante prefillossera che raggiungono i 130 anni, oltre che per una viticoltura rispettosa del territorio e delle tradizioni locali.
La cura dei terrazzamenti, il mantenimento delle viti vecchie e della coltivazione ad alberello, l’impiego dei pali in legno di castagno e la ristrutturazione dell’antico palmento ottocentesco in pietra lavica «dove tutt’oggi vinifichiamo con l’ausilio di tecnologie moderne le nostre uve autoctone, Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio per i vini rossi, Carricante e Catarratto per i bianchi», spiega la produttrice, rappresentano solo alcune delle tante scelte coscienziose della famiglia Costanzo.
Le vigne attraversate dalla lava
Attenersi a un regime biologico è stato dunque un processo naturale applicato non solo alla coltivazione, ma anche alla tutela del paesaggio; la costruzione di una cantina moderna, che si è resa necessaria per ampliare la produzione, ha seguito i principi della bioarchitettura.
Oggi sono 18 gli ettari vitati di Palmento Costanzo, la maggior parte dei quali in contrada Santo Spirito, dove le vigne sono attraversate da una colata lavica del 1879. Ma negli anni si sono aggiunte piccole porzioni di vigneto in altre contrade e su diversi versanti.
Una missione eroica
Situate tra i 600 e gli 800 m slm nella zona della Doc Etna, dunque sorvegliate dall’alta montagna fumante che fa di quest’area un Patrimonio dell’Umanità, le vigne caratterizzate da viti prefillossera e a piede franco rendono ancora più eroica la missione di Palmento Costanzo, che lavora ogni giorno per mantenere questa ricchezza frutto del centenario accordo tra l’uomo e la natura.
Il vulcano protagonista
Così, i vini che qui si producono portano il vulcano dentro e fuori, come dimostrano le etichette sulle quali è ritratto il profilo dell’Etna. La linea Mofete prende il nome dalle ultime manifestazioni gassose dell’attività vulcanica, mentre Di Sei si riferisce alla classificazione geologica dell’Etna, sesto tra i vulcani più attivi del mondo.
A queste etichette si affiancano i Metodo Classico Brut e Brut Rosé, i cru Contrada Santo Spirito Rosso e Bianco, Contrada Cavaliere Bianco e il Prefillossera, il simbolo della Cantina e della storia enologica di queste nere terre vulcaniche.
Foto di apertura: la titolare Valeria Agosta Costanzo e la figlia Serena
PALMENTO COSTANZO
contrada Santo Spirito
Passopisciaro, Castiglione di Sicilia (Catania)
0942.98.32.39
info@palmentocostanzo.com
www.palmentocostanzo.com
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Realizzato in collaborazione con Palmento Costanzo
Questo articolo è tratto da Civiltà del bere 2/2022. AcquistaSei abbonato digitale o premium? Sfoglia la rivista o scarica il pdf
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