Oro rosso: l'origine del nome
In cucina, però, era già noto agli antichi Greci, che lo utilizzavano per insaporire il pane. Nel Rinascimento e nei secoli a seguire, lo zafferano divenne ambìto come sostitutivo dell’oro, riservato alle mense dei nobili e dei ricchi. Sia perché ne ricorda il colore, sia per il suo prezzo, difatti, lo zafferano si è meritato il nome di oro rosso.Cos'è lo zafferano?
Lo zafferano non è un seme, né un frutto. Si tratta degli stimmi (la parte di un fiore che riceve il polline) del croco (Crocus sativus), fiore dalla forma a campanella rovesciata e di colore viola azzurro, parente di quello che nasce a fine inverno, soprattutto in montagna. Ogni fiore ne ha tre, di tonalità rosso acceso.Stimmi preziosi da trattare con cura
Il tempo e la mano d’opera impiegati per raccogliere i fiori di zafferano, strappare con delicatezza gli stimmi e farli seccare incidono notevolmente sul prezzo del prodotto finale. Occorre 1 chilo di bulbi di piante per fare 1 grammo di spezie. Quantitativo che serve per insaporire correttamente circa 30 risotti.È versatile negli abbinamenti
La sua lunga storia ne fa ingrediente essenziale in parecchie ricette tradizionali, sostanzialmente del Centro-Sud Italia, a parte la storica presenza in Lombardia. Gli abbinamenti consolidati sono con carni, specie agnello e lumache, e con pesci, in particolare la triglia. Oggigiorno nell’alta cucina rappresenta uno stimolo e una sfida per chi sta ai fornelli, specie nella pasticceria. A parte il dosaggio calibrato, come accennato, affinché sprigioni appieno i suoi aromi è fondamentale lasciare gli stimmi in infusione in un liquido tiepido o caldo per almeno un’ora.Questo articolo è tratto da Civiltà del bere 02/2017. Per continuare a leggere acquista il numero nel nostro store (anche in edizione digitale) o scrivi a store@civiltadelbere.com. Buona lettura!