Mondo

Mondo

Oltre alla bottiglia (da 0,75 litri) c’è di più

4 Novembre 2021 Anita Franzon
Oltre alla bottiglia (da 0,75 litri) c’è di più

La mezza bottiglia e quella da 1 litro. Due diversi formati che rivelano due facce del consumo quotidiano di vino. Mentre la seconda è identificata dal consumatore come il contenitore di un prodotto artigianale e accessibile, a elogiare la mezza bottiglia è niente meno che l’autore dell’Atlante Mondiale dei Vini Hugh Johnson. Il formato 0,375 è promosso perché gli garantisce la possibilità di provare più vini all’interno di una sola cena, senza avanzi o esagerazioni. Intanto, un altro contenitore sta diventando sempre più di moda: il bag-in-box.

Per approfondimenti: Punch, Decanter e The Drop


«Le bottiglie da un litro sono diventate un simbolo moderno di vini convenienti e da tutti i giorni», si legge sul magazine online Punch. Il giornale dedica un articolo a questo formato tanto inusuale quanto oggetto di forte curiosità negli ultimi tempi.

Un litro: il formato oversize che piace agli amanti della convivialità

Secondo quanto riportato da Ari Bendersky, l’autore dell’approfondimento, va ai produttori austriaci il merito di aver avviato questo movimento nei primi anni Duemila. Il primo ad averlo reso di tendenza negli Stati Uniti è però stato l’importatore americano Selection Massale. Nel 2012, Tim Gagnon, direttore generale di Selection Massale, ha intuito il potenziale di tale formato, in particolare tra gli amanti dei prodotti artigianali a prezzi accessibili; vini ottimi da condividere con gli amici a feste informali. In collaborazione con alcuni dei suoi produttori europei, l’importatore ha così creato La Boutanche, riconoscibile anche per l’etichetta dalle illustrazioni stravaganti con maiali, scimmie, pesci e altri animali che bevono vino.

Un’etichetta italiana tra i primi vini da litro

Nello stesso periodo di Selection Massale, anche i viticoltori italiani Marco Tait, Elisabetta Foradori e Giovanni Podini si sono uniti per formare Ampeleia, in Maremma. Nasce da questa Cantina Unlitro, vino che richiama la tradizione toscana contadina di mettere in tavola il fiasco da un litro. Si tratta di un blend di cinque uve (Grenache, Carignan, Sangiovese, Mourvedre e Alicante Bouschet) confezionato in una bottiglia bassa e larga e anche molto riconoscibile, con un’etichetta chiara e minimalista; la produzione è di 150.000 bottiglie all’anno. Nelle enoteche degli Stati Uniti si sta registrando un forte interesse verso questo formato il cui vino all’interno è creato per riflettere il territorio da cui proviene in modo leggero e immediato, senza perdere nulla del suo carattere.

Elogio della mezza bottiglia

Se le bottiglie da litro stanno vivendo un momento di gloria, quelle da 0,375 sembrano, invece, essere passate un po’ di moda, almeno tra i conoscitori e gli amanti del vino. A difenderne le parti su Decanter è, però, l’illustre scrittore e autore dell’Atlante Mondiale dei Vini Hugh Johnson, che ammette di comprarne in grande quantità. “È troppo per uno, ma non abbastanza per due»”, sostengono i detrattori. Ma per Hugh Johnson non c’è altro formato che consenta di poter provare così facilmente più vini in una sola serata senza pensare agli sprechi o agli eccessi. L’autore afferma, inoltre, di comprare sempre un vino da 0,75 litri o formati più grandi e anche la corrispondente mezza bottiglia perché queste ultime maturano più velocemente consentendo di gustare quello stesso vino in anteprima e capire come evolverà.

Il bag-in-box si fa bello e buono

Un altro contenitore di vino è sempre più di tendenza grazie a un design accattivante e a un posto anche nei ristoranti stellati come il St. John di Londra: il bag-in-box (bib). Questo imballaggio che consente di mantenere intatto il vino al suo interno (generalmente in quantità da 3, 5 o 10 litri) per un mese o più, è stato oggetto di diversi miglioramenti tecnologici negli ultimi anni richiamando sempre più consumatori attenti alle tematiche ecologiche. Inoltre, anche famosi produttori si sono avvicinati al BiB, non più visto come contenitore di vini di scarsa qualità.

Storia di un imballaggio

Inventato in Australia nel 1965 e commercializzato per la prima volta con il nome di bag-in-box nel 1973, questo imballaggio ha avuto grande successo nei Paesi Scandinavi; in particolare in Norvegia e Svezia dove oggi, secondo un rapporto di CBI Market Intelligence, più della metà del vino è venduto in bib. Sempre attenti all’estetica, i distributori scandinavi hanno introdotto versioni moderne e di design del “vino in scatola” creando una vera e propria moda (The Drop).

Foto di apertura: H. Rivera – Unsplash

Questa notizia fa parte della rassegna stampa internazionale di Civiltà del bere. Per riceverla gratuitamente una volta a settimana in formato newsletter iscriviti qui.

Mondo

La guerra dei dazi di Trump: il mondo del vino (e non solo) in bilico

L’impatto economico dei dazi imposti dall’amministrazione Trump ha già sconvolto il commercio […]

Leggi tutto

ProWein perde la leadership tra le fiere europee del vino

Anche per la storica manifestazione di Düsseldorf, andata in scena tra il […]

Leggi tutto

La leggerezza dei Kabinett

Nascono soprattutto da uve Riesling. Sono vini freschi e poco alcolici, dove […]

Leggi tutto

Dazi Usa: stop di 90 giorni, ma rimane il 10% sulle esportazioni

Novanta giorni di pausa, così ha dichiarato il 9 aprile il presidente […]

Leggi tutto

Champagne Deutz a una svolta con il nuovo importatore Sagna

In pochi mesi sono cambiate tante cose in una delle storiche Maison […]

Leggi tutto

Alsace Rocks! in tour: viaggio alla scoperta dei vini d’Alsazia

Quattro tappe – due a Milano, una a Parma e una a […]

Leggi tutto

Stag’s Leap Wine Cellars (Marchesi Antinori) acquisisce Arcadia Vineyard

Un vigneto iconico, idilliaco di nome e di fatto, situato nella zona […]

Leggi tutto

Il Rinascimento della Rheinhessen

Dopo i fasti del passato e il declino a seguito della Prima […]

Leggi tutto
X

Hai dimenticato la Password?

Registrati