La terra conosciuta soprattutto per il suo storico vino dolce investe anche sulle tipologie secche e sui rosati. Giovani enologi si distinguono nella zona emergente di Szekszárd, nel Transdanubio. Kékfrankos e Bianca le uve più diffuse.
Anno dopo anno l’Ungheria del vino migliora sempre di più la qualità dei suoi prodotti e si sta affermando non soltanto per il suo vino bandiera, e cioè lo storico Tokaji (soprattutto nella versione Aszú), ma anche per l’intera gamma dei bianchi secchi e dolci, rossi e perfino rosati. Lo abbiamo potuto constatare di recente a Budapest in occasione della 20a edizione di VinAgora, competizione internazionale che si svolge nel Paese dell’ex blocco sovietico.
In 10 anni molto è cambiato
«Il settore del vino in Ungheria è molto cambiato, in meglio s’intende. Soprattutto nell’ultimo decennio», ci conferma l’enologo Zoltán Zilai, l’organizzatore del concorso, «c’è stato un rinnovamento dei vigneti e delle cantine e un rafforzamento della proprietà fondiaria. Infatti, molte famiglie hanno ripreso la produzione vinicola dopo il lungo regime comunista ricominciando con entusiasmo quella che era una vecchia attività familiare. Oltre a queste, hanno contribuito allo sviluppo della moderna vitivinicoltura ungherese anche imprenditori, sia locali che stranieri, che hanno iniziato da zero questa attività, a cominciare dalle nuove generazioni che oggi si stanno impegnando molto anche nei settori tecnologici, di marketing e commerciale».
–

–
I rosati provenzali di Tamás Dúzsi
Uno di questi giovani dinamici è senza dubbio Tamás Dávid Dúzsi. Enologo, membro della Commissione nazionale vini del suo Paese è figlio di uno dei più noti produttori della regione di Szekszárd. Una famiglia, quella dell’ingegner Tamás Dúzsi, membro dell’Accademia del vino di Ungheria e con un passato in gioventù anche da ciclista, già proprietaria di una tenuta con castello nel Sud del Paese. All’inizio degli anni Novanta, caduto finalmente il regime comunista e grazie al processo della Land Compensation, Tamás Dúzsi ha comprato terreni per produrre vino. Oggi possiede 60 ettari vitati principalmente con varietà Kékfrankos e in misura minore Kadarka, Riesling, Pinot nero e Merlot. La produzione annua è di 100 mila bottiglie. Il 70% sono rosati suddivisi in ben 11 tipi diversi. «Siamo stati tra i primi a produrre vini in stile provenzale», ci spiega Tamás Dávid, «poco colorati ma di ampi profumi. Del resto, in questa regione i rosati sono molto diffusi e la nostra Cantina ne è la maggiore produttrice».
L’articolo prosegue su Civiltà del bere 4/2019 . Se sei un abbonato digitale, puoi leggere e scaricare la rivista effettuando il login. Altrimenti puoi abbonarti o acquistare la rivista su store.civiltadelbere.com (l’ultimo numero è anche in edicola). Per info: store@civiltadelbere.com