L'altro bere

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Il Nocino ‘E Curti è cru e millesimato

21 Novembre 2017 Maria Cristina Beretta
Il Nocino della famiglia Ceriello, titolare dell’azienda ’E Curti, si chiama Nucillo, perché così è definito nel Napoletano il liquore fatto con le noci ancora verdi. Siamo alle falde del Vesuvio, a Santa Anastasia. Ma la particolarità di questa realtà produttiva è che qui si lavora per cru e per millesimi, certi che le piante da frutto rispondano al terreno e al microclima come la vite.

La ricetta originale del Nocino 'E Curti

La ricetta mantiene rigorosamente, quasi per scaramanzia, gli stessi procedimenti descritti nell’originale del 1894 e che pervenne nelle mani del capostipite, lo zio monaco, al secolo Luigi Ceriello, il quale aveva abbandonato la tonaca per indossare il grembiule dell’oste. Il Nocino 'E Curti ebbe un gradimento crescente anche per merito dei nipoti, che gestirono il locale negli anni Cinquanta del secolo scorso, portando piatti di alta cucina conosciuti nei loro giri per l’Europa.    

Una tradizione familiare (tramandata di madre in figlia) 

Li chiamavano ’E Curti poiché affetti da nanismo lillipuziano, uomini dalle proporzioni perfette ma non più alti di un metro e venti. Sono passate due generazioni prima che il liquorificio vedesse la luce a 200 metri dal ristorante, nel 1997. La ricetta del Nocino ’E Curti è tramandata oralmente tra le donne di famiglia. Il lavoro che c’è dietro è però di competenza maschile. Lo sa bene Vincenzo D’Alessandro, figlio di Angela (con lui nella foto, insieme alla sorella Sofia e la prozia Assunta © S. Parisi), il quale deve gestire la raccolta delle noci provenienti da sette territori diversi, veri e propri cru.

Noci dal Vesuvio e da terroir specifici

I quantitativi maggiori provengono dalla base del Vesuvio, vicino a casa, seguono le zone di Positano, dell’alto Casertano, di Capri, Ischia, Taurasi e Cilento; ogni area è lavorata per conto suo. Le noci con il mallo ancora tenero vengono spaccate e messe in alcol, con cannella in stecche, chiodi di garofano e noce moscata, in damigiane di vetro scuro, che rimangono esposte alla luce. Alla fine della bella stagione il macerato alcolico viene filtrato con teli di cotone pregiato del corredo della prozia nubile Assunta, con una deroga speciale alle normative Haccp.

Ogni annata è unica

Il futuro liquore viene miscelato con uno sciroppo di acqua e zucchero, poi riposa per almeno 40 giorni prima di entrare in commercio al grado alcolico di 50-55% vol. Le annate sono mantenute con le caratteristiche che ciascun andamento stagionale ha impresso loro, facendo di ogni millesimo un prodotto unico, pur declinato nei cru.  
L'articolo è tratto da Civiltà del bere 5/2017. Per continuare a leggere, acquista la rivista sul nostro store (anche in digitale) o scrivi a store@civiltadelbere.com

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