Il già citato Edoardo Ventimiglia, con Paolo Storchi del Crea di Arezzo, è il fautore della riscoperta del Nocchianello. Si tratta di un vitigno autoctono toscano della zona di Pitigliano, che racchiude diverse sottovarietà sia bianche sia rosse.
«Ci avevano detto», racconta Ventimiglia, «di questo antico vitigno-popolazione, fra l’altro ritrovato nella nostra vecchia vigna di San Lorenzo a Pitigliano. Nel 2009 il Crea di Arezzo ci ha fornito alcune marze che abbiamo innestato assieme a quelle di San Lorenzo: in pochi anni siamo arrivati a 260 piante di Nocchianello nero e altrettante di bianco. Nel 2013 abbiamo avviato le prime microvinificazioni e, grazie al supporto scientifico del Crea, nell’ottobre 2017 il vitigno è stato inserito nel Registro nazionale. La versione a bacca rossa ha vinacciolo grosso, buccia spessa, resiste alle malattie; maturando tardivamente, quando le temperature non son più torride, conserva aromi e acidità».
–

–
Nocchianello in purezza, il suolo pitiglianese si fa sentire
Dopo le iniziali sperimentazioni, per ora a Sassotondo si vinifica solo il Nocchianello nero (assai intrigante il 2015). Ne scaturisce un vino dalla tipica struttura e speziatura dovute ai suoli vulcanici pitiglianesi, dal buon contenuto tannico e dalla discreta ma stabile presenza di antociani; rosso rubino limpido di media intensità, profuma di pepe bianco, noce moscata, cassis e un tocco selvatico. In bocca ha calibrata freschezza, texture tannica vellutata e buona persistenza fruttata.
Per conoscere gli altri autoctoni della Toscana clicca qui
L’articolo sui vitigni autoctoni toscani prosegue su Civiltà del bere 1/2019. Se sei un abbonato digitale, puoi leggere e scaricare la rivista effettuando il login. Altrimenti puoi abbonarti o acquistare la rivista su store.civiltadelbere.com (l’ultimo numero è anche in edicola). Per info: store@civiltadelbere.com