Sta sollevando un intenso dibattito la decisione presa qualche tempo fa da Thomas J. Olmsted, vescovo della diocesi di Phoenix in Arizona (Stati Uniti d’America), di escludere il vino durante la celebrazione della messa e per la comunione dei fedeli. Negli anni Settanta, infatti, si era adottato il sistema di offrire sia il pane sia il vino (fino ad allora riservato solo al celebrante), che simboleggiano il corpo e il sangue di Cristo, a coloro i quali si accostano alla comunione. Riportano vari organi di stampa locale che la posizione del vescovo ha provocato una forte discussione nella comunità e tra i religiosi. «La maggior parte dei sacerdoti erano stupiti e fortemente contrariati dall’annuncio», ha dichiarato il reverendo James Turner, parroco di St. Thomas More a Glendale. «Il vescovo ha il potere di fare questo cambiamento però non esiste alcuna giustificazione di carattere biblico, teologico e sacramentale». Già, e pure il catechismo non lo esclude. Che sia un tardivo rigurgito di proibizionismo o il rapporto con il vino è davvero difficile per molti?