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Moscato d’Asti. Come non lo avete mai provato

2 Aprile 2017 Anita Franzon
Sembrerà insolito un approfondimento sul Moscato d’Asti lontano da feste natalizie, panettoni e tombole in famiglia. Vi proponiamo di degustare questo vino senza pregiudizi. Di sorseggiarlo nelle classiche coppe, con abbinamenti nuovi rispetto a quelli cui siamo abituati, ma che prendono spunto dalla tradizione del territorio in cui il Moscato bianco ha trovato casa. E, infine, di raccontare di bottiglie con qualche anno in più, che rivelano davvero dolci sorprese. Spinti dalla curiosità di scovare le etichette che più rappresentano quest’angolo di Piemonte, tra i tanti “moscatisti” che nei 52 comuni delle province di Asti, Cuneo e Alessandria producono l’antico vino aromatico, abbiamo selezionato 12 Moscato d’Asti annata 2016 e li abbiamo degustati alla cieca all’enoluogo, l’enoteca di Civiltà del bere. Prima di svelarvi i risultati dei nostri assaggi, è doveroso presentare i protagonisti della storia.

La magia dei luoghi evocati da Pavese

“Una vigna che sale sul dorso di un colle fino a incidersi nel cielo, è una vista familiare, eppure le cortine dei filari semplici e profonde appaiono una porta magica, […] una finestra aperta al cielo” scrive Cesare Pavese in Feria d’agosto. È un dovere iniziare questo racconto con la sua voce. Davanti al sentiero che sale all’orizzonte, perché i bricchi del Moscato sono tra i più ripidi, al momento della vendemmia si respirano tutti i profumi poi racchiusi nel calice. Eppure, per molti, l’allevamento della vite qui non ha più magia. L’industrializzazione ha modificato nel secolo scorso il paesaggio e la viticoltura di questi luoghi.

Un legame col territorio che va valorizzato

Il Moscato d’Asti come lo conosciamo oggi, reso famoso dai grandi brand che, però, alcune volte si sono scordati di evidenziare il legame con il territorio, è figlio della moderna tecnologia enologica legata alla catena del freddo per mantenere gli aromi e stabilizzare il prodotto, ma non per questo deve essere considerato un vino costruito. Anzi, da alcuni anni, molti produttori si battono per la riscoperta del Moscato d’Asti e la liaison col terroir, lontano dai pregiudizi che lo avvolgono ancora nella nebbia, per fortuna sempre meno fitta. Comincia a intravedersi il cielo evocato da Pavese.

Il Moscato d'Asti dall’enologia moderna alla strada di Canelli

“Quante virtù sono compendiate nella spumeggiante coppa colma di Moscato”, si legge in un saggio del 1930 dedicato ai Vini di Lusso, “nobiltà del vitigno, tenacia del viticoltore incurante dell’ardore del sole per l’erte colline, sagacia di cantiniere, che per tenebrose grotte ne spia i moti e ne dirige con destra mano il destino, virtù tutte che concorrono e si confondono per fare di questo vino una delle più preziose gemine della collana enologica italiana”, potrebbe recitare così, anche oggi, il Manifesto dei produttori di Canelli. Nell’area delimitata a nord da Asti e dal fiume Tanaro, a sud dal fiume Bormida, contigua alle Langhe e che ha per fulcro la Valle Belbo, rientrano i 23 comuni della sottozona Canelli, riportata in etichetta da 4 dei vini degustati: L’Armangia, Ca’ de Lion, Cascina Cerutti e Scagliola Giacomo, aziende ben radicate sul territorio, tra i professionisti del Moscato, non c’è alcun dubbio. In degustazione:
  • 499 Vino - Moscato d'Asti Docg 2016
  • L'Armangia - Moscato d'Asti Canelli Docg 2016
  • Ca' d' Gal - Lumine, Moscato d'Asti Docg 2016
  • Ca' de Lion Ghione dal 1871 - Moscato d'Asti Canelli Docg 2016
  • Cascina Cerutti - Surì Sandrinet, Moscato d'Asti Canelli Docg 2016
  • Dogliotti 1870 - Moscato d'Asti Docg 2016
  • Forteto della Luja - Piasa Sanmaurizio, Moscato d'Asti Docg 2016
  • Paolo Saracco - Moscato d'Asti Docg 2016
  • Scagliola Giacomo - Sifasol, Moscato d'Asti Canelli Docg 2016
  • Scagliola - Volo di Farfalle, Moscato d'Asti Docg 2016
  • Seirole - Cü Bianc, Moscato d'Asti Docg 2016
  • Emilio Vada - Moscato d'Asti Docg 2016
 
Questo articolo è tratto da Civiltà del bere 01/2017. Per continuare a leggere acquista il numero nel nostro store (anche in edizione digitale) o scrivi a store@civiltadelbere.com. Buona lettura!

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