Si trova praticamente al centro della Doc Dolcetto d’Alba e confina con La Morra, Serralunga, Grinzane Cavour e Castiglione Falletto: dei "vicini di casa" decisamente ingombranti con cui non è sempre stato facile confrontarsi. Parliamo di Montelupo Albese, piccolo comune langarolo di circa 500 abitanti che vanta anch’esso una lunga - seppur meno nota - tradizione vinicola.
Ai produttori della zona va riconosciuto il merito di aver sempre creduto nella storica uva locale, il Dolcetto, senza mai cedere alle lusinghe del mercato che suggeriva di piantare Nebbiolo, Barbera, ma anche Chardonnay e Cabernet, decisamente più redditizi e meno impegnativi. Oggi le Cantine di Montelupo Albese sono meno di una decina e tutte fortemente impegnate nella difesa della propria identità produttiva.
Una cena per degustare in anteprima l’annata 2015
Lo scorso 19 marzo, all’hotel ristorante Ca’ Del Lupo, è andata in scena l’anteprima dedicata ai Dolcetto d’Alba Doc di Montelupo Albese annata 2015. I cinque principali produttori, ovvero Teresio Brangero (Cantina Oriolo), Claudio Giachino, Maurizio Marello, Marco Destefanis e Giorgio Sobrero (che insieme rappresentano il 50 per cento della produzione) hanno intrattenuto gli ospiti raccontando l’andamento dell’ultima vendemmia. Le etichette sono state presentate in abbinamento a una cena gourmet di sei portate. In accompagnamento al dolce c’era il Moscato d’Asti Docg 2015 di Matteo Soria, con sede a Castiglione Tinella.
Gli interventi del sindaco Destefanis e dell’enologo Tablino
A fare gli onori di casa è stato il sindaco Marilena Destefanis, che ha sottolineato l’importanza della viticoltura per Montelupo Albese: “Siamo in una delle zone più vocate alla vite, patrimonio mondiale Unesco. La posizione, a più di 500 metri di altezza, ci regala una vista unica e nelle giornate più limpide è visibile tutto l’arco alpino occidentale, con il Cervino, il Monte Rosa e il Monviso, che si trova proprio sullo sfondo delle colline del Barolo”. La conduzione della serata è stata affidata alla professionalità di Lorenzo Tablino, enologo di fama che ha lavorato per 45 anni a Fontanafredda ed è un grande amico dei produttori di Montelupo. “Credo che queste realtà vinicole meritino di essere sostenute e promosse, perché producono vini di grande carattere e personalità. A Montelupo si fa vino da secoli, ma per molto tempo le aziende si sono limitate a conferire l’uva ai privati. Solo a partire dagli anni Ottanta si sono costituite le Cantine imbottigliatrici, sempre tenendo fede al legame con il territorio e la tradizione del Dolcetto”.
Una piccola produzione da salvare
Oggi il 60-70 per cento delle aree vitate è a Dolcetto. In passato si sono raggiunti i 200 ettari, mentre attualmente sono circa 80. “Purtroppo negli ultimi anni abbiamo assistito a un vero e proprio tracollo produttivo”, spiega Teresio Brangero di Cantina Oriolo. “Vogliamo evitare di fare la fine del Timorasso, abbandonato per decenni e poi riscoperto con grande interesse di pubblico e di critica. Cerchiamo di promuovere il nostro Dolcetto, la sua tipicità. Quest’uva è parte integrante della storia di Montelupo”. Gli fa eco il collega Giorgio Sobrero, che racconta come “Purtroppo solo nel 2014 nell'Albese sono stati espiantati 200 ettari di Dolcetto , sostituiti con altri vitigni come il Nebbiolo. Noi produttori abbiamo deciso di organizzare questa serata per sottolineare il nostro impegno nel sostegno del Dolcetto, a discapito dell’impianto di altre varietà o di noccioleti, che risultano decisamente più facili da gestire ma non ci regalano le stesse soddisfazioni. Per fortuna negli ultimi due anni c’è stata un’inversione di rotta e anche i prezzi del Dolcetto stanno tornando a salire. Siamo fiduciosi”.
Il Dolcetto è un’uva difficile
Marco Destefanis sottolinea le caratteristiche di quest’uva: “Si tratta di una varietà precoce, che vendemmiamo nel mese di settembre. Gli acini sono molto sottili e i grappoli delicati: è quindi meglio evitare le escursioni termiche eccessive. Insomma, è un vitigno difficile; produrlo è una sorta di fede, una missione. Se mancasse la passione, non saremmo qui a portare avanti quest’attività”. Secondo Maurizio Marello “Oggi più che mai è necessario puntare alla qualità assoluta dei prodotti: solo così noi piccoli possiamo difenderci. In nostri terreni calcarei conferiscono a questo vino un gusto unico, particolarmente fruttato e di grande freschezza”. Claudio Giachino sottolinea anche l’importanza di un approccio ecosostenibile, rispettoso dell’ambiente: “Di recente ho aderito a un progetto che si chiama The Green Experience. È promosso dalla Coldiretti Piemonte e mi permetterà di applicare un bollino di qualità in etichetta, a fronte di un rigoroso regolamento da seguire in vigna”.
Dolcetto Montelupo Albese 2015: giovane ma già molto convincente
Durante la cena sono stati degustati i Dolcetto di Montelupo Albese targati 2015. Ancora molto giovani e imbottigliati da poco, dimostrano però già tutto il potenziale di un’annata fuori dal comune e le caratteristiche tipiche di quest’uva. Alla vista tutti i vini offrono un colore rosso rubino intenso, che in alcuni casi tende al violaceo. Al naso spiccano i sentori fruttati (in particolare ribes, ciliegia, lampone). In bocca si esprimono con piacevole freschezza e la caratteristica nota mandorlata nel finale. Di bella ampiezza e struttura, il Dolcetto di Montelupo Albese si distingue per la sua interessante versatilità, che lo rende un vino da tutto pasto e di facile abbinamento.