Degustazioni

Monferace: la svolta del Grignolino alla prova del calice

2 Novembre 2022 Alessandro Torcoli
Monferace: la svolta del Grignolino alla prova del calice

Monferace è la riscoperta di un vitigno importante per il Piemonte attraverso uno stile antico e nuovo al contempo. Un’associazione di produttori promuove il messaggio di un disciplinare severo per offrire agli appassionati un rosso di grande eleganza. Un convegno ne ha ricordato ambizioni e potenziale

Avvolti in una nuvola che conferisce al Castello di Ponzano un aspetto particolarmente romantico, il Monferace torna in scena, con un convegno dotto sui vari aspetti che lo riguardano e con un’ampia degustazione di vini. Il Castello dal 2015 è sede dell’associazione di produttori che hanno deciso di valorizzare il Grignolino, proponendolo in uno stile diverso, invecchiato e nobile.
«La nostra è una rete spontanea di aziende, libera e paritetica», ha dichiarato il presidente dell’associazione Guido Carlo Alleva. «Alla base sta il desiderio di riscoprire una tradizione secolare per l’autoctono Grignolino, che prevedere un lungo invecchiamento in legno, come emerso da alcuni documenti tecnici e commerciali. Era uno dei grandi rossi piemontesi e d’Italia, come il Barolo».

Breve cronistoria

L’enologo Mario Ronco ha ripercorso la storia della new wave del Grignolino: nel 2006 l’azienda Accornero riprese ad affinarlo in legno, uscendo neo 2011 con il “Vigne Vecchie” (datate 1961); nel 2013 è nata l’associazione; nel 2015 prima annata di Monferace e nel 2019 debutto in società. Anche Tenuta Santa Caterina può vantare vigne di 50 anni, e Cascina Faletta arriva addirittura al 1936. È interessante anche il caso di Sulin, con 45 cloni piantati nel 2020 da una selezione su 600 mila piante.
Per essere “Monferace”, il Grignolino deve soddisfare requisiti severi: i vigneti devono essere impiantati su terreni calcarei-limo-argillosi. Le superfici vitate si sviluppano in 24 comuni del Monferrato Aleramico e devono essere a giacitura esclusivamente collinare. Il numero di ceppi per ettaro non può̀ essere inferiore a 4 mila; la resa massima di uva non deve essere superiore alle 7 tonnellate per ettaro.          

Geologia e paesaggio

Il geologo Alfredo Frixa ha presentato le prime riflessioni tratte da uno studio del territorio: «I dati preliminari mostrano una grande variabilità di situazioni legate anche alla composizione delle colline monferrine, con sedimenti marini di età̀ comprese tra i 30 e i 3 milioni di anni».
Marco Devecchi, professione dell’Università di Torino, che ha esaltato il valore del paesaggio agrario del Basso Monferrato. Robin Kick, Master of Wine, ha guidato la degustazione, ricordando come ogni piccola decisione del produttore possa cambiare notevolmente il vino.

Le nostre note sui Monferace (Grignolino del Monferrato Casalese Doc, a parte uno)

Monferace

Fratelli Natta 2016

20 giorni sulle bucce, 30 mesi di tonneaux, 15% vol.

Al naso è mentolato, con tocco di tabacco, splendido naso etereo e speziato. In bocca si percepisce un’acidità sostenuta, che abbassa la percezione dell’alcol. Il tannino è deciso, il sapore chiude in un piacevole finale di violetta.

Alemat 2017

45 giorni sulle bucce, 24 mesi rovere, 15% vol.

Al naso comunica frutto intenso, ancora giovane con molta ciliegia; poi erbe aromatiche, violetta candita, vaniglia. Al palato c’è molta polpa, con tannino assertivo, ancora scalpitante.

Tenuta Tenaglia 2017

15 giorni sulle bucce, 30 mesi tonneaux, 14,5 vol.

Percezione molto matura, di frutta sotto spirito, intensità di spezie dolci, chiodo di garofano. Al palato si ripropone un’espressione ossidativa, caldo e avvolgente.

Liedholm 2018

60 giorni sulle bucce, 28 mesi legno, 14% vol.

Approccio fresco, con frutti rossi brillanti accompagnato da spezie dolci, piacevole nota balsamica. L’ingresso in bocca propone una nota intensa di vaniglia, il tannino è composto, l’ottima acidità prolunga il sorso che chiude mentolato.

Accornero “Vigne Vecchie” 2018

60 giorni sulle bucce, 30 mesi tonneaux nuove, 14,5% vol.

Profumo intenso, dove dominano i frutti rossi, cannella, espressione balsamica che mantiene fresco il vino, tocco finale di tabacco. In bocca è aggraziato e potente al contempo, con tocco di vaniglia, tannino voluminoso ma smussato. Ottima freschezza.

Sulin 2018

15 giorni sulle bucce, 25 mesi tonneaux (50% nuove), 13,8% vol.

Profumo molto particolare: sensazioni di salmastro, con punta d’alga, ma anche balsamico (pino mugo), che lasciano presto spazio alla fragola. Il tannino è piccante; vino fresco e balsamico.

Tenuta Santa Caterina 2018 (unico sotto la Doc Grignolino d’Asti)

90 giorni sulle bucce, 30 mesi rovere, 15% vol.

Al naso si offre intenso, connubio di vaniglia e nota balsamica, seguiti da fragola matura. Al palato si percepisce una piacevole suggestione di cera, tabacco e scorza d’arancia. Il tannino è preciso, la chiusura sapida.

Angelini Paolo 2018

28 giorni sulle bucce, 33 mesi di tonneaux (30% nuovo), 14,5% vol.

Profumo fresco e balsamico, prevalenza di frutti rossi, cui segue tocco di pomodoro secco, e poi ritorno di ciliegia. Al palato è avvolgente in prima impressione, con sferzata di tannino e freschezza. È ancora molto giovane.

Vicara “Uccelletta” 2018

90 giorni sulle bucce, 24 mesi rovere e acacia, 14% vol.

Profumo intenso e accattivante di rosa, fragola, liquirizia con finale balsamico. Sapido al palato con tannino elegante, frutto sottile, conclusione sapida.

Cascina Faletta 2020

15 giorni sulle bucce, tonneaux dal 2° al 5° passaggio, 14,5% vol.

Molto giovane, profumo intenso di marmellata di prugne e ciliegia sotto spirito.  Al palato è ancora duro, di grande stoffa, tannino potente.

Hic et Nunc 2020

12 giorni sulle bucce, tonneaudi 2° passaggio, 14,5% vol.

Il profumo è marcato, con ricordi di frutti rossi, prugna e tipico tocco balsamico. In bocca è intenso, e tornano le sensazioni percepite all’olfatto. Il tannino è già piuttosto morbido, il vino chiude con lunghezza e buona acidità.

Cinque Quinti 2021

14 giorni sulle bucce, rovere francese, 15,5% vol.

Il bambino del gruppo, giovane promessa di Monferace: ha un naso molto deciso con ricordi fragola matura, erbe aromatiche e tocco di rabarbaro. Al palato il frutto è denso e morbido.

Foto di apertura: i produttori presenti al convegno presso il Castello di Ponzano

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