Una ricerca lo dimostra
Scientificamente, le note minerali di un vino non sembrano riconducibili alla geologia del suolo: le radici assorbono ioni minerali, ma questi non portano con sé odori o sapori (i minerali sono inodori, a meno della presenza di contaminanti organici); lo zolfo stesso per farsi odoroso deve essere combusto traducendosi in anidride solforosa. Una ricerca della Lincoln University (Nuova Zelanda) mette in risalto che il descrittore “mineralità” non è frutto di fantasia, ma che la fonte della sua percezione è incerta. Da uno studio di alcuni ricercatori borgognoni è emersa l’assenza di una definizione sensoriale univoca per questo descrittore. Secondo altre ricerche, pare addirittura che siano i fattori culturali a influenzarne la percezione.Bassa relazione tra mineralità gustativa e terreno
Nel 2015, Antonio Palacios García (direttore del Laboratorio Excell-Ibérica nella Rioja, specializzato in analisi enologiche e agroalimentari) e David Molina (direttore di Outlook Wine, scuola enologica di Barcellona) hanno appurato alcune interessanti evidenze: la mineralità gustativa pare correlata all’acidità totale e succinica, quella aromatica a molecole odorose traducibili in note floreali, agrumate, animali, a sentori di “ridotto” e di solforosa. In più i due, oltre a confermare la bassa relazione fra contenuti minerali del terreno e la mineralità del vino derivante, svelano una connessione tra quest’ultima e i composti di sintesi della pianta, quelli di origine fermentativa, i complessi tiolici, il basso pH e l’alta acidità, la presenza di geosmina e il livello di pirazine.La nota minerale
Secondo lo Studio agronomico Sata, dove lavorano Leonardo Valenti dell’Università di Milano e l’agronomo Pierluigi Donna, il concetto di mineralità di un vino deriva da sensazioni alla degustazione che non trovano un riscontro specifico nelle tradizionali analisi chimico-siche. Per questa ragione finisce per riferirsi a percezioni soggettive, che possono avvicinarsi alla sapidità e all’acidità. Ciò che viene tradotto in “nota minerale”, dipende innanzitutto dalla genetica del vitigno: Riesling renano, Verdicchio, Müller urgau, Greco, Fiano sono per esempio capaci di esaltare questa proprietà, soprattutto se coltivate su suoli ricchi di sali, come quelli di origine marina o vulcanica.Il ruolo del quadro acidico
Non solo il suolo, ma anche fattori ambientali (come la quota o il livello di piovosità) possono condizionare l’espressione minerale in un vino; a maturazioni più lunghe e vendemmie più tardive – condizionate anche dalle tecniche colturali – corrispondono spesso sensazioni di mineralità più elevate, mentre cicli brevi non condurranno allo sviluppo di queste note. I sentori minerali sono dunque più evidenti in vini complessi e maturi, più che strutturati e morbidi, ed è soprattutto il quadro acidico e il suo rapporto con gli zuccheri a esercitare un ruolo determinante sulla mineralità.Una rappresentazione mentale
Per Attilio Scienza è vero che il concetto di mineralità si lega a vitigno, conduzione colturale e condizioni di maturazione, ma non alla natura geologica del suolo. Spiega il professore: «Il concetto di mineralità è oggi molto di moda», ma non va identificato con un presunto “gusto del terroir”. «Lo si individua con espressioni quali pietra focaia ed è associato a caratteristiche di finezza, freschezza, persistenza, salinità; ma va escluso il ruolo prevalente dei sali minerali»: nella bocca non vi sono aree capaci di coglierne il sapore. «Perché è di moda? Perché soddisfa quella ricerca delle origini, in linea con quella mutazione del gusto che oggi porta a rifiutare i vini concentrati a favore di prodotti più equilibrati e provenienti da terroir più rispettati. La percezione della mineralità allora è una rappresentazione mentale che designa con un sostantivo un forte potere evocativo».Il minerale sfida il tempo
Ancor più “metasica” la visione di Luigi Moio: «Anch’io uso il termine mineralità, ma associato all’acidità, alla purezza sensoriale estrema. La purezza incontaminata del minerale che sfida il tempo. Un vino con note minerali è per me un nettare il cui processo di decadimento olfattivo è rallentato al massimo», nel quale la sua integrità rispetto al frutto e alla vigna (se figlio di un cru) è dilatata il più possibile nel tempo.Questo articolo è tratto da Civiltà del bere 04/2016. Per continuare a leggere acquista il numero nel nostro store (anche in edizione digitale) o scrivi a store@civiltadelbere.com. Buona lettura!