Scienze

Scienze

Mineralità del vino: i suoli più adatti

26 Agosto 2016 Civiltà del bere

Di Pedro Parra

  Mineralità, che parola complessa e controversa per il vino. In qualità di specialista ma anche di produttore, mi trovo spesso di fronte a persone che sostengono che la mineralità sia un grande mito, che non si possano trovare dei minerali in un liquido… Ecco la mia esperienza in proposito: ho trascorso quattro anni a Parigi a studiare il terroir, molto tempo fa, e poi, come consulente, 14 anni cercando di concentrarmi sul rapporto tra vino, rocce presenti nel suolo e mineralità. È stato ed è un argomento difficile da affrontare perché la letteratura a disposizione sull’argomento è davvero limitata. Anche durante il mio dottorato di ricerca ho provato a recuperare dei dati, ma è stato quasi impossibile. Può sembrare strano, ma nessuno attualmente sta scrivendo di questo argomento.

Allenare il palato per riconoscere la Mineralità del vino

La mia conoscenza si basa sull’esperienza empirica e su numerose analisi del suolo, ma ancora più importante è stato poter assaggiare i vini ottenuti dalle varie tipologie di terreno. Questo fa parte del mio lavoro come consulente e con i miei collaboratori ho messo a punto oltre 500 etichette in diversi Paesi. Devo dire, però, che più di ogni altra cosa la mia esperienza è legata al fatto che sono un grande appassionato di vino e mineralità, perciò da quando ho iniziato a lavorare sull’argomento, ho allenato il mio palato in questo senso.

L’epifania con i Pinot nero della Côte-d’Or

Se mi guardo indietro, penso che tutto sia cominciato a Vosne Romanée (comune della Côte-d’Or in Borgogna) nel novembre del 2002, durante un tasting con il mio amico e socio Louis Michel Liger Belair. Lui mi ha introdotto alla mineralità facendomi assaggiare, riassaggiare e assaggiare ancora il Pinot nero. La Borgogna è il mio campo di addestramento da più di 14 anni, grazie al cielo. Ma trovo che sia molto difficile capire cosa significhi mineralità, se non hai nessuno lì a insegnartelo e a darti un’idea di ciò che è e ciò che non è.

Trentamila analisi per provare un legame

Per quanto riguarda i terroir, devo dire che dopo aver fatto più di 30 mila analisi di radici della vite che si sviluppano in suoli rocciosi, alcuni punti mi sono ormai chiari: 1) Non ho mai trovato una sensazione minerale nel vino, se il terreno non è ricco di pietre. 2) La geologia è la chiave: forse addirittura il 90% dei grandi terroir minerali è ricco di calcare, scisto, granito. 3) I terreni non rocciosi non danno vini minerali (il 99% delle volte). Così i suoli ricchi di argilla, limo o sabbiosi ma non rocciosi sono generalmente terreni poco rappresentativi se state cercando la mineralità. 4) Però c’è un ma: è necessario pensare come una radice e non come un pedologo (lo studioso della composizione, della genesi e delle modificazioni del suolo, ndr), perché alcuni terreni possono comportarsi come se contenessero degli elementi rocciosi.

A Barolo, Montalcino e Chianti...

Questo è ciò che accade molto di frequente a Barolo, o in alcuni suoli argillosi di Montalcino e del Chianti, dove pur non trovandosi elementi rocciosi nel prolo i vini che ne derivano sono molto minerali. Tale situazione può verificarsi quando argilla, limo o sabbia si inaridiscono al punto da perdere le loro proprietà siche e diventano dei terreni secchi e duri. Specialmente quando a Barolo il limo si trasforma in una sorta di tavolo di cemento a secco oppure quando l’argilla diventa così compatta che è impossibile che l’acqua riesca a passare.

La roccia nel terreno

Ovviamente tutto ciò non è così intuitivo e mi ci sono voluti anni per capire il fenomeno. Ho avuto la fortuna di lavorare a Barolo, a Montalcino e in Chianti in Italia, in Borgogna e a Cahors in Francia, a Gredos in Spagna, solo per citare alcuni distretti vinicoli d’Europa con un forte orientamento verso la produzione di vini minerali. Ma anche a Gualtallary e Altamira nella provincia di Mendoza in Argentina, e ad Alto Cachapoal e Itata in Cile. E ancora nel Bierzo, Ribeira Sacra, Morgon, La Rioja, Ribera del Duero, l’Etna, Men e così via. La lista è piuttosto lunga, ma tutti questi luoghi condividono un’incredibile quantità di roccia nel terreno e regalano grandi vini minerali.  
Questo articolo è tratto da Civiltà del bere 04/2016. Per scoprire i migliori vini da terreni calcareo-minerali da provare acquista il numero nel nostro store (anche in edizione digitale) o scrivi a store@civiltadelbere.com. Buona lettura!

Scienze

Dealcolazione: sì, no, come. Il punto di vista di tre enologi italiani

Per favore Accedi per vedere questo contenuto. (Non sei registrato? Registrati!)

Leggi tutto

Dealcolati, una partita appena iniziata. Tra false leggende e sviluppi tecnologici in divenire

Per favore Accedi per vedere questo contenuto. (Non sei registrato? Registrati!)

Leggi tutto

Open Impact, un aiuto per percorrere la strada della sostenibilità

La digital company Open Impact è in grado di convertire le incombenze […]

Leggi tutto

E se vi dicessimo che una bottiglia inquina meno di una bistecca?

Per favore Accedi per vedere questo contenuto. (Non sei registrato? Registrati!)

Leggi tutto

Il vino che sarà: rossi figli connubio vitigno-territorio secondo Mario Ronco

Per favore Accedi per vedere questo contenuto. (Non sei registrato? Registrati!)

Leggi tutto

Il vino che sarà: bianchi identitari ed emozionali secondo Graziana Grassini

Per favore Accedi per vedere questo contenuto. (Non sei registrato? Registrati!)

Leggi tutto

Il vino che sarà: tecnologia e piante geneticamente migliori secondo l’agronomo Paolo Storchi

Per favore Accedi per vedere questo contenuto. (Non sei registrato? Registrati!)

Leggi tutto

Il vino che sarà: la vocazione viticola, un’idea di futuro secondo il professor Attilio Scienza

Per favore Accedi per vedere questo contenuto. (Non sei registrato? Registrati!)

Leggi tutto

Acqua, vino e microplastiche

Per favore Accedi per vedere questo contenuto. (Non sei registrato? Registrati!)

Leggi tutto
X

Hai dimenticato la Password?

Registrati