Una passione nata da bambina
«Già da bambina sfogliavo le riviste di settore: prendevo spunto dalle immagini d’interni per cambiare la disposizione dei mobili nella mia stanza. Poi iniziai a collezionare suppellettili di vario genere, che riponevo in garage. Credo molto nel concetto di artigianato, che è alla base sia del design sia dell’antiquariato. A conquistarmi sono la creatività, l’ingegnosa manualità dietro a ciascun esemplare, oltre ovviamente alla sua estetica». I pezzi che Marina Cvetic ha acquistato nel corso degli anni provengono da mercatini del vintage, negozi di design, rigattieri, fiere e viaggi. «Se gli impegni di lavoro me lo permettono, cerco sempre di andare al Salone del Mobile di Milano. Lì trovo tutte le novità, i colori e i materiali di tendenza, le aziende emergenti o che non conosco».L'archivio nel comò
Il mobile più antico della collezione è una cassettiera di scuola toscana che risale al Cinquecento. «Sono particolarmente legata anche a un comò veneziano che ora è sistemato nello showroom del Castello di Semivicoli. In passato si trovava nella mia abitazione e dentro ai cassettoni avevo riposto candelabri, vecchie foto di famiglia, lp, cd, un giradischi, un servizio di tazze Richard Ginori, alcuni ricettari... Era diventato una sorta di archivio personale e i miei figli sapevano che non bisognava avvicinarsi né tantomeno aprire i cassetti».Questo articolo è tratto da Civiltà del bere 03/2016. Per continuare a leggere acquista il numero nel nostro store (anche in edizione digitale) o scrivi a store@civiltadelbere.com. Buona lettura!