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Mappato il genoma del caffè Arabica

25 Marzo 2014 Elena Erlicher
È tutto italiano lo studio scientifico che ha scoperto il genoma del caffè. Finanziato da Illycaffè e Lavazza, aziende leader del mercato, e condotto dalle Università di Padova, Trieste e dall’Istituto di genomica applicata di Udine, il progetto è durato due anni e ha portato al sequenziamento del genoma di coffea Arabica, la pianta che dà vita al 70% della produzione mondiale di caffè. I risultati del lavoro sono stati presentati il 24 marzo, al Palazzo Bocconi di Milano, dove è stata inoltre annunciata la costituzione di un comitato scientifico aperto alle altre aziende del settore, per rendere disponibile il know-how acquisito in modo gratuito. LE AMBIZIONI DEL PROGETTO - La ricerca è stata molto complessa, perché ha analizzato per la prima volta un organismo “tetraploide”, cioè derivante dall’unione di altre due specie, la coffea eugenioides e la coffea canephora o robusta (il cui genoma era già stato sequenziato quattro anni prima). Le tappe fondamentali della ricerca hanno visto la preparazione di varie genoteche o librerie geniche, che hanno permesso poi il sequenziamento del Dna. «Infine, abbiamo annotato e identificato i geni codificanti», ha spiegato il professor Giorgio Graziosi dell’Università di Trieste, che ha coordinato il progetto, «ossia quelli che sono effettivamente responsabili delle caratteristiche della pianta e del chicco». Al momento è stato ricostruito oltre il 50% del Dna di Arabica ed è in corso il lavoro che dovrebbe consentire la completa decifrazione. LE APPLICAZIONI POSSIBILI - «Il sequenziamento del genoma del caffè», ha detto Giuseppe Lavazza, vicepresidente del gruppo, «permetterà di “leggere” la pianta e di identificarne perfettamente le origini, di individuare i geni che conferiscono una maggior resistenza alle malattie e alle infezioni e di migliorare la produttività delle coltivazioni». «Come per il vino anche per il caffè», ha dichiarato Andrea Illy, presidente e AD Illycaffè, «la strada giusta da percorre è quella della valorizzazione della biodiversità, per poter affrontare al meglio una delle sfide più impellenti del futuro: il riscaldamento globale. Inoltre, non bisogna dimenticare le implicazioni salutistiche che potrebbe avere una ricerca simile. Da qualche anno, infatti è dimostrato il ruolo del caffè nella prevenzione e cura di malattie come l’Alzheimer, il Parkinson e il diabete di tipo 2».  

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