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L’Oriente incontra 70 nostri produttori a Think Asia Think Hong Kong

3 Novembre 2014 Elena Erlicher
Qualità del personale assunto, burocrazia snella, tassazione equa, un ambiente interessante e stimolante dove si parla la lingua internazionale del business. Tutto questo è Hong Kong: non solo la porta verso Cina e Asia, ma anche Life Style Trade Center! Lo dicono le imprese italiane che hanno fatto di Hong Kong il loro head quarter dell’Asia e che hanno raccontato la loro esperienza a “Think Asia Think Hong Kong”, l’evento organizzzato dall’Hong Kong Trade Development Council (HKTDC) a Palazzo Mezzanotte, il 30 ottobre a Milano. Per l’occasione sono giunti in Italia 18 delegati per il food&wine, in rappresentanza dei vertici del settore nella capitale del Sol Levante, che hanno incontrato 70 aziende italiane interessate ad allargare il proprio business verso Oriente. PER IL VINO ITALIANO LO SPAZIO DI CRESCITA C’È - Risale solo a qualche anno fa (nel 2008) l’abolizione della tassa sulle importazioni del vino a Hong Kong, che ha reso la metropoli l’hub del vino asiatico e ha creato ottime opportunità per il mercato mondiale. «Grazie a questa decisione coraggiosa del governo», spiega Matteo Lunelli, presidente di Cantine Ferrari, «l’import del vino italiano si è praticamente triplicato nel giro di pochissimo tempo. Il nostro Paese è il primo esportatore negli Stati Uniti, e in altri Paesi, come Svizzera, Germania e Russia, il nostro vino si attesta su quote import del 30% sul totale delle importazioni. In Cina e a Hong Kong, invece, arriviamo appena, e rispettivamente, al 7 e 6%. Questo significa che non ci siamo ancora mossi abbastanza su questi mercati. E se pensiamo che a Hong Kong il consumo pro-capite di vino è di 3,5 litri l’anno (contro i nostri attuali 35,4, fonte Oiv, nda), si capisce quanto possano essere immense le nostre possibilità di sviluppo». BISOGNA ESSERE COMPETITIVI - In generale, il valore delle importazioni a Hong Kong di food&beverage provenienti dall’Italia è di 1,94 miliardi di dollari HK nel 2013, con una crescita del +13% sull’anno precedente. Da gennaio ad agosto 2014 si è registrato un aumento del +11% rispetto allo stesso periodo del 2013. Abbiamo parlato dello spazio di crescita per il vino italiano a Hong Kong e in Cina anche con Simon Wong, chairman di Kampery Group e della Chamber of Food & Beverage Industry di Hong Kong, a capo della delegazione food&wine. «Abbiamo alle spalle un passato in cui è stato il vino francese a dominare per molti anni», ci ha detto, «ma oggi il nostro mercato si è aperto ad altri Paesi e, tra questi, Australia, Nuova Zelanda, Cile e Argentina, Est Europa, che stanno mostrando politiche economiche molto “aggressive”, nel senso buono del termine. L’Italia offre un prodotto di altissima qualità, al quale i nostri buyer e consumatori sono molto interessati. Forse il vostro Paese dovrebbe proporsi in modo un po’ più “aggressivo”, come fanno gli altri».

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