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L’espansione Usa ci darà una mano

20 Luglio 2019 Luigi Pelliccia
L’espansione Usa ci darà una mano

La straordinaria crescita del Pil degli Stati Uniti (+3,2% nel primo trimestre dell’anno) potrebbe avere una ricaduta positiva anche sul nostro export. Occhio ai buoni spunti del Regno Unito, che possono essere frutto dell’“effetto scorte” pre-Brexit

Ha fatto scalpore il risultato messo a segno dal Pil Usa nel primo trimestre dell’anno: +3,2%, rispetto al +2,5% previsto dagli organismi internazionali. Si tratta di un risultato straordinario, onirico per un sistema come il nostro, che veleggia su tassi di sviluppo attorno allo zero, ultimo tra le grandi economie del pianeta.
Piuttosto, fra i commenti che si sono susseguiti a proposito di questa straordinaria performance, non è stato sottolineato abbastanza un fatto: i due terzi del Pil americano sono legati ai consumi interni, mentre da noi essi oscillano attorno al 60%. È una dimostrazione ulteriore che il sistema italiano è “leggero”, troppo legato all’export (inevitabilmente, peraltro, visti i chiari di luna delle vendite interne da dieci anni a questa parte).

La ricetta per l’Italia

Ed è una dimostrazione di quanto si va dicendo da tempo. Per rianimare il Paese occorre una scossa importante di carattere interno e strutturale. Sono necessari: un deciso alleggerimento del carico fiscale; semplificazione burocratica (sono le misure attuate negli Usa); forte impulso agli investimenti. Infine, esorcizzazione definitiva del rischio di aumento dell’Iva, per non togliere ossigeno a un malato già debilitato come il mercato interno.
L’appuntamento è in autunno, quando si dovrà allestire il “pasto” 2020 da servire al Paese, con gli ingredienti che ci sono in cucina. Ovvero, fuor di metafora, un Def di rilancio senza risorse, con una quadratura impietosa, cui non serviranno arrampicate e artifici mediatici.

Cauto ottimismo

Intanto, è opportuno dare un’occhiata complessiva al panorama che ha riservato l’apertura del 2019. C’è da dire che l’avvio, per l’industria alimentare, è stato tutto sommato soddisfacente. Il trend di produzione ha segnato nel 1° bimestre, a parità di giornate lavorative, un +0,4% sullo stesso periodo 2018. Il passo del settore è stato premiante rispetto alla produzione industriale complessiva del Paese, che ha mostrato, in parallelo, un +0,1%.
Va precisato subito che, in questo contesto di cauta espansione, la produzione di vino da uve, secondo la definizione Istat, ha brillato alla grande: con un +13,4% a febbraio e un + 9,1% nel bimestre.

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