Degustazioni

Les Bulles, il progetto di distribuzione di Luca Baccarelli punta sugli Champagne 3.0

1 Luglio 2024 Jessica Bordoni
Les Bulles, il progetto di distribuzione di Luca Baccarelli punta sugli Champagne 3.0

In portfolio una ventina di piccole aziende attente alla sostenibilità che privilegiano fermentazioni spontanee, dosaggi minimi e un’idea di bollicina legata all’unicità della vigna e al terroir. La selezione di etichette in degustazione durante il lancio a Milano.

Luca Baccarelli è il titolare di Roccafiore, dinamica cantina tra le campagne di Todi, nel Perugino, ma è anche il patron di Les Bulles, società di importazione e distribuzione fresca di lancio, che come il nome lascia presagire ha per focus gli spumanti, e in particolare gli Champagne, grande passione personale del produttore umbro.  
«Quando ho iniziato ad occuparmi di vino, il mondo dello Champagne era molto diverso: le grandi Maison dominavano il mercato e la narrazione puntava sui brand e non sulle declinazioni geografiche e territoriali», racconta.

Les Bulles
Luca Baccarelli

Gli Champagne 3.0 secondo Baccarelli

La logica imperante era quella della cuvée: l’assemblaggio di annate e uve diverse volte ad imprimere uno stile omogeneo e riconoscibile nel tempo. Poi sulla scena si sono affacciati i récoltant manipulant, la cui visione personale, legata alla vigna e allo spirito del luogo più che al savoir faire alchemico degli chef de caves, ha rivoluzionato il panorama e l’approccio, sia in termini di produzione che di consumo. «Ho coniato il termine Champagne 3.0 per descrivere questi vignaioli e la loro caparbia voglia di fare e di fare bene. Mi sono appassionato alle loro storie ed ecco il progetto Les Bulles. La selezione è stata fatta con loro e per loro. Una ventina di realtà che coprono tutte le principali regioni della Champagne e sono accomunate dall’adesione all’agricoltura biologica o biodinamica, monstrando grande attenzione alla sostenibilità e al rispetto per la natura».

I punti in comune delle aziende in catalogo

Tra i minimi comuni denominatori delle aziende in portfolio ci sono anche l’importanza della provenienza delle uve e la scelta di pratiche artigianali che riducono al minimo gli interventi per rispettare al meglio la materia prima di partenza. Sempre pensando alle scelte in cantina, si privilegiano fermentazioni spontanee, malolattiche svolte, dosaggi minimi e l’uso dei vini di riserva non di rado con Metodo Solera anche per “ottimizzare” lo stoccaggio e la disponibilità di vecchi millesimi. Da segnalare anche il ricorso frequente al legno e a contenitori alternativi alla ricerca di interpretazioni personali e di una maggiore vinosità e struttura.

Bollicine che esprimono l’anima del terroir

Luca Baccarelli parla di «Champagne identitari che respirano l’anima del terroir». Accanto a lui, nella creazione del catalogo Les Bulles c’è il wine consultant e Ambasciatore italiano dello Champagne 2015 Bernardo Conticelli, che lo ha aiutato a selezionare le referenze e i vigneron. «Ogni bottiglia è il frutto di studio, indagine, scoperta e conoscenza diretta, oltre che dello scambio e del confronto tra noi e con i produttori».
L’aspetto umano è imprescindibile. «Abbiamo scelto persone con cui si è creata una sintonia, con cui condividiamo posizioni e valori enologici». Si punta soprattutto ai giovani, forti di uno sguardo contemporaneo, pronti ad osare e percorrere nuove strade. Parliamo di volumi ridotti, poche migliaia di bottiglie per azienda, che vanno da 1,5 ettari ad un massimo di 15. Si punta a valorizzare anche le zone “satellite”, meno blasonate, e vitigni secondari come il Meunier e il Pinot blanc.

Alla prova del calice

Nello spazio milanese di Cavoli a merenda, scelto per raccontare il progetto alla stampa e agli operatori del settore, si è tenuta una masterclass che ha permesso di degustare una rosa di etichette e aziende emblematiche. Ecco le note di degustazione.

André Fays – Etincelles Champagne Extra Brut

Siamo in Côte des Bar, in tutto 5 ettari bio piantati in gran parte negli anni Ottanta su terreni che assomigliano a quelli dello Chablis. L’azienda crede molto nel Pinot bianco, che essendo un’uva più tardiva rappresenta una buona assicurazione contro le gelate.
48 mesi sui lieviti e 1,9 g/l per una cuvée da Pinot bianco in purezza che affina in vecchie vasche di ghisa. Integrità di frutto, dinamico, floreale, solare.

Brice – Bouzy, Champagne Blanc de Noirs Grand Cru Extra Brut

Con i suoi 12 ettari, è la più grande azienda bio del Grand Cru di Bouzy, Montagne de Reims. La svolta stilistica è avvenuta con l’ingresso del celebre chef de cave Christophe Constant che ha trovato la chiave per esaltare l’unicità del Pinot nero di Bouzy. Qui la permanenza sui lieviti è di 24 mesi, con affinamento in acciaio e solo 3,5 g/l di dosaggio per esaltare la purezza varietale. Elegante e tridimensionale.

Odyssée 319 – Jour 2: Le Couchant Champagne Grand Cru Brut Millesimé

La sede è ad Avize, uno dei villages più emblematici della Côte des Blancs per lo Chardonnay, che è il nucleo attorno a cui ruotano le altre varietà, frutto di collaborazioni diverse con vignaioli di altri comuni. Uso sapiente del legno e 72 mesi sui lieviti con 4,2 g/l di residuo zuccherino. Grazia, mineralità per un sorso che unisce slancio e rotondità.

Vadin-Plateau – Terre de Moines, Champagne Premier Cru Brut Nature Millesimé

Ci spostiamo nella Vallée della Marne, dove quest’azienda possiede 7 parcelle in altrettanti villages che gestisce in regime biodinamico creando cuvée originali frutto di maturazioni spinte. Dosaggio zero per questo Meunier in purezza che sosta 48 mesi sui lieviti e affina in cemento e in legno. Grande forza aromatica e profilo ossido-riduttivo intrigante.

Gamet – Caractères, Champagne Extra Brut

Siamo sempre nella Vallée de la Marne e alla guida ci sono i giovanissimi Marianne e Jean-François che stanno lanciando la cantina di famiglia verso il futuro. Tra le novità maggiori, la divisione parcellare, l’introduzione di pratiche legate alla sostenibilità e la scelta di effettuare sempre una parte della fermentazione in legno. Quest’etichetta nasce dall’unione di Meunier 80%, Pinot noir 15% e Chardonnay 5%. Sorso quasi salmastro, ampiezza e maturità da vendere.

Jacquinet- Dumez – Sublimum Champagne Rosé Premier Cru Extra Brut

30 anni non ancora compiuti e grande determinazione, dopo gli studi enologici e varie esperienze sul campo, Diane è tornata nell’azienda di famiglia per imprimere la sua personalità decisa e le sue idee senza mezze misure. Per il Meunier solo acciaio, il Pinot nero e lo Chardonnay in barrique (perlopiù usate) con un massiccio uso dei vini di riserva, che a volte superano la metà della massa. In questo rosé la quota è addirittura del 67% e l’uvaggio è 80% Meunier, 20% Pinot noir di cui il 10% vin rouge. Grande equilibrio e precisione, delicatezza e struttura perfettamente bilanciate.

Foto di apertura: le bottiglie degustate alla presentazione di Les Bulles

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