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Le interviste dell’8 marzo: Cristina Mariani-May, ceo di Castello Banfi

8 Marzo 2022 Matteo Forlì
Le interviste dell’8 marzo: Cristina Mariani-May, ceo di Castello Banfi

In occasione della Festa della Donna abbiamo deciso di pubblicare tre interviste a figure femminili che ricoprono un ruolo di primo piano del mondo del vino. Ecco cosa ci ha raccontato Cristina Mariani-May, titolare del Castello Banfi a Montalcino.

Signora del vino a Montalcino, capace con la sua visione di dare un impulso decisivo al successo del Brunello negli Usa e nel mondo. Cristina Mariani-May rappresenta la terza generazione alla guida di Castello Banfi ed è una delle figure di riferimento della rivoluzione “in rosa” dell’enologia italiana. Il suo impegno per plasmare un futuro fatto di “responsabilità sociale d’impresa e attenzione alla sostenibilità” è stato premiato di recente anche con il WINWSA 2021- Women in Wine and Spirits Award.

Brindiamo all’altra metà del mondo del vino. Cosa si è versata nel bicchiere per la nostra intervista?

Un Banfi Cum Laude, Igt Toscana 2017. Una cuvée di colore rosso intenso, con uve dai nostri migliori vigneti, che si è laureata “con lode”. Come stanno facendo sempre di più le donne, amiche, madri e sorelle del nostro settore.

Pigiamo il tasto rewind e partiamo dai suoi inizi. Ci racconta come ha cominciato e cosa l’ha folgorata del vino?

La mia grande ispiratrice è stata Teodolinda Banfi. Donna straordinaria, è cresciuta accanto ad Achille Ratti, nominato Papa Pio XI nel 1922, e lo ha seguito in Vaticano, divenendo la prima donna laica a varcare le porte della sede papale. Era come una sorella per il Papa. Si prendeva cura delle sue esigenze personali, compresa la scelta dei cibi e dei vini sia per lui che per i suoi ospiti. Ha educato mio nonno, Giovanni Mariani, insegnandogli tutto ciò che sapeva sull’ospitalità e quando lui è emigrato in America nel 1919, ha avviato l’azienda vinicola in suo onore. Con John e Harry Mariani quello stesso nome è poi arrivato a Montalcino nel 1978. Ringrazio Teodolinda dal profondo del cuore per aver gettato le basi di una vita meravigliosa per me e i miei figli. Per la passione, l’amore per la comunità e le amicizie che il mondo del vino mi ha regalato.

Lei è considerata un riferimento per il Brunello di Montalcino e nel mondo del vino in generale. Secondo lei per quali ragioni?

Coi suoi 3 mila ettari la nostra tenuta a Montalcino è una costellazione di singole vigne, con dozzine di differenti tipologie di suolo, altitudini e microclimi distinti. La sua cura rappresenta il nostro impegno nei confronti del territorio, sia in ottica di sostenibilità che in chiave pionieristica. Dopo decenni di analisi e lavoro sperimentale su cloni di Sangiovese e altre uve nobili, Banfi è stato il primo, e unico, produttore singolo in Italia a registrare la sua ricerca clonale presso il governo italiano. E credo che abbia contribuito ad innalzare il livello di conoscenza del settore e aperto la strada a un “mondo migliore” per il vino.

Quali sono state le tappe fondamentali della sua carriera?

Uno dei momenti fondamentali è stato vedere i miei sforzi riconosciuti dai miei figli, oggi giovani adulti. La scorsa estate sono venuti a trovarmi al concerto Jazz and Wine in Montalcino al Castello Banfi. Sono rimasti stupiti dalla magia dell’ambiente, dall’atmosfera, dai colleghi amichevoli e dalla bellezza dei vini. Hanno capito quanto duramente ho lavorato, e continuo a farlo, per condividere la mia passione per Banfi e i vini italiani. E mi hanno detto: “Mamma, ora capiamo perché ci dovevi lasciare così spesso quando eravamo piccoli per viaggiare per lavoro. Stavi costruendo qualcosa di molto speciale. Grazie per aver fatto questo per noi. Questo posto è il paradiso”. Può immaginare quanto possa essere commovente per una mamma che lavora.

Com’è cambiato negli anni il settore? Pensa che ci siano ancora resistenze o pregiudizi verso una donna in un mondo ancora per larga parte guidato da uomini?

Credo che il settore si sia notevolmente evoluto nel corso dei decenni. Sono molto orgogliosa delle tante donne che guidano aziende, reparti, progetti e relazioni che aiutano a portare il vino dai vigneti alle tavole dei consumatori di tutto il mondo.

Nella sua esperienza lavorativa quali sono stati gli ostacoli che lei ha dovuto affrontare in quanto donna?

In realtà il mondo del vino è un habitat ideale per le donne. Lealtà, visione, attenzione ai dettagli e alle relazioni personali le rendono perfette interlocutrici per ristoratori, consumatori e commercianti. Infondere conoscenza e attenzione in un prodotto che incarna passione, stile e così tanti attributi che parlano del territorio e saperli raccontare: è questo il cuore del nostro lavoro. E le donne sono meravigliose nel fare storytelling e nel connettersi con gli altri intorno all’interesse comune per la bellezza della famiglia, degli amici e dei viaggi. Il vino ci unisce tutti e le donne sono il cuore di questa comunione.
Considero i concorrenti amici, non avversari. E ho stabilito con loro relazioni solide. Tutti lavoriamo per migliorare la produzione vinicola italiana. Quello che ci lega è l’interesse comune di far crescere l’apprezzamento dei consumatori per il vino italiano. Una volta che le nostre etichette sono sugli scaffali o sulle liste dei vini dei ristoranti, allora può esistere competizione. Ma in definitiva l’unico nemico è colui o colei che fa vini innaturali e cattivi. Chiunque metta passione nel vino è un amico.

ll progetto Sanguis Jovis per la formazione e la ricerca. Le innovazioni tecnologiche. L’impegno per la sostenibilità. Di cosa è fatto per voi il futuro?

Di continui miglioramenti, di strade inesplorate e certamente non di riposo sugli allori. Ogni annata è una nuova sfida e il cambiamento climatico è una realtà con cui confrontarsi. Il futuro ci impone di tenere la barra dritta, con flessibilità e disponibilità a sperimentare. Abbiamo una missione: preservare il territorio, tutelare il nostro ambiente e la nostra comunità, in cui ci sentiamo a casa. Questi sono sempre stati i pilastri della filosofia di Banfi e continueranno ad esserlo. Abbiamo appena ricevuto la certificazione Equalitas, un riconoscimento enorme per una realtà come la nostra, che attesta i risultati raggiunti in tutte le aree della sostenibilità: ambientale, sociale ed economica. Molto resta ancora da fare, ma questo riconoscimento, con la sua definizione più olistica di sostenibilità, ci rende molto orgogliosi.

Com’è cambiato il modo di comunicare il vino italiano in Italia e nel mondo?

In modo assolutamente spontaneo e naturale mi sono resa conto che comunicare ed educare alla bellezza dei vini italiani è facile. Tutti amano gli italiani, la cultura e il vino, per non parlare del cibo di questo paese. Abbiamo la fortuna che le nostre strutture ricettive – dal Castello Banfi Wine Resort, con il lussuoso hotel Il Borgo e il ristorante Stella Michelin La Sala dei Grappoli, ai più casual La Taverna e L’Enoteca – continuano ad accogliere visitatori da tutto il mondo e promuovono la bellezza di Montalcino.
La formazione è un’altra una chiave di volta del nostro posizionamento. Attraverso la scuola Sanguis Jovis e le numerose borse di studio con cui sosteniamo giovani studenti di tutto il mondo, abbiamo scoperto che con dedizione, pazienza, coerenza e un amore condiviso per la conoscenza e la ricerca, siamo in grado di diffondere in modo più incisivo il nostro obiettivo: promuovere un mondo migliore per il vino.

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