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Le Cantine che hanno fatto l’Italia (1): Tenuta San Guido

19 Aprile 2011 Emanuele Pellucci
Ventiquattro bottiglie di Sassicaia per una forma di ottimo pecorino toscano. Caspita! Penserà qualcuno. Sarà che la crosta del formaggio è d’oro? Magari solo laminato? Niente affatto! Era questo il rapporto di scambio negli anni Cinquanta tra il vino del marchese Mario Incisa della Rocchetta (che però non si chiamava ancora Sassicaia) e il pecorino prodotto da un suo cugino, che pure apprezzava molto quel vino rustico dei vigneti vicini a Bolgheri. [emember_protected]   A raccontarci questo simpatico aneddoto è il marchese Nicolò quando gli chiediamo di riandare con la memoria ai primi anni del Sassicaia e in particolare agli esordi sulla scena internazionale. «Mio padre iniziò a produrre vino a livello sperimentale nel 1944 e per i primi vent’anni era per lui una specie di hobby, da affiancare all’attività ben più affermata di allevatore di cavalli da corsa della nostra scuderia Dormello Olgiata. Diciamo pure che, oltre a consumarlo in famiglia, il futuro Sassicaia amava farlo assaggiare agli amici, con qualche apprezzamento, ma anche con qualche critica». È quello che accadde nel 1972 quando ricevette una lettera da Philippe de Rothschild nella quale il barone francese, proprietario di Château Mouton, rivolgendosi con un graditissimo “caro amico e collega” gli diceva che aveva trovato il Sassicaia “elegante ma rustico”. La prima annata ritenuta utile per commercializzarlo è il 1964, viene distribuito a partire dal 1967 e già dall’anno dopo debutta sui mercati internazionali grazie a un accordo di distribuzione tra Mario Incisa e suo cognato Niccolò Antinori (le rispettive consorti erano le sorelle Clarice e Carlotta della Gherardesca). «Per i primi 12 anni», ricorda oggi il marchese Nicolò Incisa, «gli Antinori compravano il nostro vino in barrique, e poi provvedevano a imbottigliarlo e a venderlo attraverso la loro distribuzione capillare, a cominciare dai mercati di Svizzera, Germania e Inghilterra». Una collaborazione proficua anche sotto l’aspetto tecnico poiché si avvale della grande competenza enologica di Giacomo Tachis, artefice dei grandi vini della Casa fiorentina. Con la sua consulenza il Sassicaia, straordinaria espressione del vitigno Cabernet in terra di Toscana, è cresciuto anno dopo anno sia in qualità che in immagine. «Il primo successo a livello internazionale arriva nel 1978 in occasione di una degustazione organizzata a Londra dalla rivista Decanter con l’annata 1972 alla quale erano stati invitati a partecipare una trentina di etichette a base Cabernet provenienti da tutto il mondo. Ebbene, il nostro Sassicaia fu giudicato ai massimi livelli qualitativi. Cinque anni dopo, erano gli ultimi tempi in cui eravamo ancora legati al rapporto di collaborazione con gli Antinori, organizzammo due degustazioni in Germania, a Brema e ad Amburgo. Una cena con 200 persone, e anche in quella occasione il nostro vino si fece onore. Fu quello uno dei primi eventi a cui partecipai direttamente». «Per tutto quel periodo», racconta ancora il marchese Nicolò, «non ho quasi mai affrontato i viaggi all’estero per promuovere il vino dal momento che il nostro Sassicaia era in buone mani. Però a partire dalla vendemmia 1982 mio padre ed io decidemmo che era giunto il momento di iniziare in proprio sia l’imbottigliamento che la distribuzione, e da allora ho cominciato io a girare il mondo». Stati Uniti, Svizzera, Inghilterra, Canada e molti altri Paesi ancora (oggi sono una quarantina le piazze dove figurano i vini della Tenuta San Guido). «Ecco, proprio il Canada è uno dei mercati dove abbiamo sempre avuto forti consensi». E qui arriva un altro gustoso episodio: «Ogni qualvolta il Sassicaia viene messo in vendita nei negozi del monopolio, la gente entra in fibrillazione e fa la coda per ore. Una volta, a Montréal, ero presente io stesso: c’era una fila che si snodava per due volte intorno all’isolato, con i primi che erano lì da mezzanotte in attesa che alle 9 aprisse il negozio. A quel punto siamo andati a dare loro una tazza di caffè per riscaldarsi. D’altra parte nel Québec c’è un grande interesse per il vino legato alla tradizione francese, mentre nell’Ontario c’è una maggiore cultura per gli alcolici. Ma proprio a Toronto in un’occasione mi capitò di vedere la gente con un distintivo, francamente un po’ volgare anche se simpatico, che diceva: “mi sono congelato il sedere per il Sassicaia 1981”». Nonostante abbia girato il mondo, conosciuto personaggi, realtà diverse e incontrato gente che apprezzava il suo vino, Nicolò Incisa conserva molti ricordi proprio del Canada. Eccone perciò un altro: «Un giorno mi trovavo in un ristorante di Montréal e mentre conversavo con il mio agente passò accanto a noi una persona che si lamentava perché il cameriere gli aveva detto che non c’erano più bottiglie di Sassicaia disponibili in cantina. A quel punto chiesi al direttore chi fosse quel signore. Me lo presentò: era Charles Aznavour». Il grande cantante francese non è il solo amante del Sassicaia. A detta del marchese Incisa il suo vino sembra essere il preferito dai big della musica pop, a cominciare da Elton John per continuare con il gruppo degli Eagles e tanti altri ancora. Rispetto agli anni della collaborazione con gli Antinori la produzione del Sassicaia, cui è seguita quella del Guidalberto e de Le Difese, è aumentata gradualmente, tanto che sembra sia stato raggiunto il massimo della potenzialità. «In effetti l’incremento graduale della produzione è stato un’arma vincente perché l’offerta è sempre stata inferiore alla richiesta. Oggi però credo che abbiamo raggiunto una dimensione oltre la quale non si debba andare». Accennando all’attualità, il marchese Incisa non ha dubbi che l’export sia stato in questi ultimi anni il motore trainante della commercializzazione e che la crisi avvertita in Italia e negli Stati Uniti, nel resto del mondo sia stata minore. «Ci sono alcuni Paesi emergenti, come Brasile, India e Cina, dove cresce l’interesse per i vini italiani. Questi nuovi mercati hanno controbilanciato la crisi interna e soprattutto i marchi più affermati l’hanno avvertita meno». 1944 Mario Incisa della Rocchetta inizia la sperimentazione della coltivazione del Cabernet per la produzione di un rosso. Fino al 1964 il vino è consumato in famiglia e per gli amici. 1964 Prima annata utile per la commercializzazione che sarà effettivamente attuata nel 1967. 1968 Prime esportazioni del Sassicaia attraverso la rete di distribuzione della Marchesi Antinori. 1976 Successo internazionale a Londra del Sassicaia 1972 in una degustazione di 30 Cabernet da tutto il mondo. Sotto, il suo creatore Giacomo Tachis. 1983 Inizia l’imbottigliamento e la distribuzione in proprio del Sassicaia da parte della Tenuta San Guido. OGGI Export: 60% Bottiglie più esportate: Guidalberto 120.000, Le Difese 120.000, Sassicaia 120.000 Primi mercati: Stati Uniti, Svizzera, Germania, Canada e Inghilterra. [/emember_protected]

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