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La vendemmia 2020 in Europa: numeri in chiaroscuro

14 Settembre 2020 Matteo Forlì
La vendemmia 2020 in Europa: numeri in chiaroscuro

Mentre l’Italia arretra (-1%), Francia (+3,1%) e Spagna (+12,8) fanno un balzo in avanti nei volumi di produzione del vino. Ma le rese sono state ridotte, le vendite frenano e i prezzi calano. E per svuotare le cantine c’è chi trasforma il vino in… gel disinfettante per le mani.

Il Covid sembra non aver intaccato il trend di ascesa nella previsioni sulla vendemmia 2020 dei principali attori internazionali. Un aumento, almeno nelle quantità, certificato dai dati del Comité Vins (CEEV). Ma l’effetto della pandemia disegna una realtà molto più complessa di quello che raccontano i meri numeri di Francia, Spagna, Germania e Portogallo.

La crisi dietro i numeri

Nel calice delle produzioni vinicole pesano anche la drastica riduzione delle prospettive di vendita, soprattutto nelle esportazioni (dove influenza decisiva hanno i dazi Usa sul vino). Inoltre il calo consistente delle rese per ettaro, specie nelle lande delle bollicine (dalla Champagne al Cava), unito alle ingenti richieste per la “distillazione di crisi”, all’ammontare delle scorte di mosti non vinificati e alla flessione prevista del prezzo di alcune bottiglie sottolineano il retrogusto amaro della crisi. E in alcuni casi suggeriscono nuove vie di business.

Dati attesi: +5,9 milioni di ettolitri

Nel perimetro dell’Ue la vendemmia 2020 compirà un balzo in avanti di 5,9 milioni di ettolitri. Escluse l’Italia (che produrrà l’1% del vino in meno ma resta il leader mondiale) e Portogallo (-5,7%, con un calo di 6,3 milioni di ettolitri) sono solo segni “più”: la Francia veleggia verso i 44,7 milioni di ettolitri (+3,1%), la Spagna mira ai 43 milioni (+12,8%), la Germania scollinerà gli 8,7 milioni (+4,5%).




Elaborazione Civiltà del bere su dati Ismea, Assoenelogi, Unione Italiana Vini.

Ceev: «Sostenibilità economica a rischio»

Tuttavia, avvisa Ignacio Sanchez Recarte, segretario generale del CEEV intervenuto alla conferenza stampa di Assoenologi, Unione Italiana Vini (Uiv) e Ismea, «questo non è un anno normale. Con le giacenze di vino ancora relativamente elevate, la vendemmia 2020 entrerà in un mercato fortemente caratterizzato dall’incertezza e dalla destrutturazione provocata dal Covid-19. Ora sarà fondamentale concentrare tutti gli sforzi e le azioni sulla ripresa dei mercati a livello Ue e internazionale. Senza questa ripresa, più che mai, la sostenibilità delle aziende vinicole sarà a rischio».

Ignacio Sanchez Recarte, segretario generale del CEEV

Tagli alle rese in Champagne e Cava

I paesi leader della produzione vinicola devono vedersela con un elenco di criticità. Per la raccolta di quest’anno i coltivatori e produttori di Champagne hanno concordato, dopo lunghe trattative, una resa di 80 quintali per ettaro contro i 102 di 12 mesi fa: in soldoni una riduzione di oltre 100 milioni di bottiglie e perdite attese del Comité per 1,7 miliardi di euro a fine anno. Cesoie che hanno riguardato anche il Cava con le rese potate da 120 a 100 quintali per ettaro. In Spagna, poi, lo scotto di un forte aumento della raccolta abbinato alla contrazione delle vendite nell’anno flagellato dalla pandemia innescherà cali di prezzo in aree enoiche critiche per la bilancia nazionale, come Castilla-La Mancha, nell’ordine del 25-30%.

Elaborazione Civiltà del bere su dati Ismea, Assoenelogi, Unione Italiana Vini.

Distillazione di crisi per Francia e Spagna

Gli effetti della turbolenza si tracciano anche nella geografia delle richieste per la cosiddetta “distillazione di crisi”: il corpus di aiuti finanziati dall’Unione europea per dare ossigeno alle casse delle aziende vinicole. In Francia hanno riguardato ben 3,19 milioni di ettolitri, con il 60% delle richieste arrivato da Bordeaux e Languedoc. In Spagna altri 2 milioni di ettolitri, ma gli stock sono ancora a livelli importanti: nelle cantine spagnole ci sono ancora 46,6 milioni di ettolitri di vini e mosti non vinificati.

Se il vino diventa gel

Giacenze e invenduti hanno dunque promosso nuovi progetti. Da Bruxelles sono stati stanziati incentivi per trasformare il vino in gel disinfettante per le mani o bioetanolo. Un recovery fundsalva cantine” su base volontaria che potrebbe riguardare da 1,5 a 2 milioni di ettolitri di vino italiano (dopo il via libera del decreto “Salva Italia”). E se, nel nostro Paese, la riconversione riguarderà solo i vini comuni, in Francia è già possibile trasformare anche quelli a denominazione di origine (AOC): 33 produttori sono già stati autorizzati a raccoglierne 2 milioni di ettolitri. Come in Spagna, dove la nota “bodega” di sherry González-Byass sta confezionando 5 mila litri di igienizzanti idroalcolici destinati a ospedali e case di cura.

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