Alle falde del Pollino, sul versante meridionale della catena montuosa che separa la Basilicata dalla Calabria, nasce un vino da meditazione che anche di recente ha ottenuto riconoscimenti prestigiosi. A Saracena (Cosenza), piccolo comune di circa 4 mila abitanti, operano alcune Cantine che, recuperando un’antichissima tradizione, rinnovano ricette e tecniche di lavorazione tramandate di generazione in generazione.
La caratteristica principale di questo prezioso e raro nettare è rappresentata dalla bollitura del mosto ottenuto da uve Guarnaccia e Malvasia, o anche Odoraca, raccolte tra la fine di settembre e i primi di ottobre, e pressate in maniera molto soffice. Raggiunta la riduzione di un terzo, e aumentando quindi la concentrazione degli zuccheri, si unisce questo mosto a quello di un altro autoctono, il Moscatello di Saracena, i cui grappoli sono stati tagliati con un po’ di anticipo rispetto alla canonica vendemmia e poi fatti appassire per circa un mese, procedendo a un’attenta cernita. Il Moscatello è rinomato per i suoi profumi intensi: gli acini vengono selezionati a mano e pigiati delicatamente con le dita. Se ne utilizzeranno circa 15 chili per ogni quintale di mosto che era stato lasciato a raffreddare e poi versato in botti di legno. In passato le doghe erano di gelso, la pianta legata alla nobile storia dell’arte della seta nella Calabria del Medioevo e del Rinascimento. Per agevolare la fermentazione si può aggiungere un po’ di mosto crudo.
Ogni Cantina ha i suoi accorgimenti e segreti circa le percentuali di uvaggio, la durata della macerazione sulle bucce e la maturazione, complice anche l’evoluzione tecnologica. Il Passito di Saracena lo si beve giovane. Ha il colore dell’ambra, è dolce, molto aromatico, morbido, fine, persistente, con sentori che hanno fatto sbizzarrire la fantasia dei migliori degustatori: frutta esotica, canditi di cedro, datteri, fichi secchi, miele, caramello, mandorle, uva sultanina, cachi e bergamotto. In quest’area del Parco nazionale del Pollino che guarda verso la Piana di Sibari, giardino di profumi sin dalla mitica Enotria, e poi dall’VIII secolo a.C. curato dai primi colonizzatori achei, la cultura del Moscatello è sopravvissuta nelle famiglie quale insostituibile messaggero di letizia per le ricorrenze più importanti. Tra i produttori le Cantine Viola, con l’etichetta Passito Moscato, e Feudo dei Sanseverino, con il Moscato Passito al governo di Saracena. Le bottiglie disponibili sono, nel complesso, poche migliaia.