Sapere di Vino, di Giacomo Tachis, Mondadori, Milano, 170 pagine, 18 euro.
Quando si parla di Giacomo Tachis, subito vengono in mente i tre Supertuscan più famosi al mondo da lui creati: Sassicaia, Tignanello e Solaia. Direttore tecnico di Antinori per oltre trent’anni, membro dell’Accademia dei Georgofili, consulente di tante Case vinicole e collaboratore di numerose riviste del settore, Tachis è stato protagonista indiscusso della rinascita enologica in Italia fin dai primi anni Settanta. In questo saggio ha voluto condensare tutto il suo sapere enoico appreso in tanti anni di studio e lavoro sul campo (tra coloro che considera suoi maestri cita anche il grande enologo francese Émile Peynaud). Abbandonando il linguaggio tecnico e abbracciando uno stile narrativo fluido, Tachis accompagna il lettore in un viaggio tra vigneti, tradizioni storiche e geografiche, cultura gastronomica e creatività made in Italy, per svelarci tutti i segreti dei vini: dalla selezione dei migliori terreni alla viticoltura, dalle tecniche di invecchiamento alla degustazione. E per farlo attraversa i “luoghi del vino” a lui più cari, a cui è dedicata la terza e ultima parte del libro: la Toscana con i suoi splendidi paesaggi di oliveti e vigneti, la cui coltivazione risale agli Etruschi; la Sardegna, terra dell’antichissima uva Nuragus; la Sicilia, dove nasce il Mamertino amato da Giulio Cesare; le piccole isole del Mediterraneo, come Pantelleria, patria di un Passito nettare degli dei. Il vino, ci dice Tachis rivolgendo lo sguardo anche al futuro, è il risultato di una storia e di una cultura che hanno radici antiche; la scienza enologica, così all’avanguardia oggi, può offrire un grande valore aggiunto, ma solo se utilizzata con intelligenza e competenza.