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Export 2019: la spinta c’è, ma siamo sotto scacco

12 Ottobre 2019 Luigi Pelliccia
Export 2019: la spinta c’è, ma siamo sotto scacco

Anche se nei primi 5 mesi dell’anno le esportazioni enologiche crescono (+5,6% in valore e +10,4% in volume), non mancano i pericoli. Gli Usa minacciano dazi, la Germania è in fase recessiva e la Brexit “no deal” incombe. Si salva solo la Francia.

Nella prima metà dell’anno il food and beverage ha raggiunto risultati premianti rispetto alla maggior parte degli altri settori produttivi del Paese. Cominciamo dalla produzione dell’industria alimentare, che nei primi sette mesi ha raggiunto un +2,4% sullo stesso periodo 2018, a fronte del -0,8% accusato in parallelo dal totale industria. Se si guarda indietro, per l’alimentare spunta anche un bel progresso rispetto al +1,1% con cui aveva chiuso il 2018. Al contrario, il passo 2019 del totale industria ha virato in negativo in modo preoccupante, segnando una contrazione speculare rispetto al +0,8% del consuntivo 2018.

L’andamento dell’export

Guardiamo all’export. Quello dell’industria alimentare ha registrato una crescita del +8,7% nei primi cinque mesi dell’anno. Mentre le esportazioni nazionali nel loro complesso si sono fermate al +3,8%. E non basta, perché le esportazioni della trasformazione alimentare hanno più che raddoppiato il +3,4% segnato in chiusura 2018. Mentre le esportazioni complessive si sono limitate a un ritocco espansivo, dopo il +3,1% dell’anno precedente.
A fianco, l’export di vini e mosti ha raggiunto su gennaio-maggio un aumento del +5,6%, con un progresso di oltre due punti rispetto al +3,4% raggiunto a consuntivo 2018.

Cala il valore

Elemento critico, finora, è il calo del valore unitario. Quel +5,6% si confronta infatti con un +10,2% in quantità, che significa indicativamente una contrazione di 4-5 punti dell’apprezzamento del venduto. Il fenomeno contrasta con quanto emerso nel 2018, quando il +3,4% dell’export in valore si era confrontato col -7,6% in quantità, con un apprezzamento di oltre 10 punti. E contrasta anche con l’apprezzamento di circa 3 punti che aveva lasciato in eredità il 2017.

Nel periodo gennaio-maggio 2019 le esportazioni di vini e mosti sono aumentate del +10,2% in volume e +5,6% in valore


Siamo sotto osservazione

Comunque, il quadro d’insieme appare confortante. Tuttavia, il cielo (come sempre e più di sempre) non è sgombro di nubi. L’Istat ha già anticipato una contrazione al +6,9% dell’export dell’industria alimentare nel semestre, mentre si profilano le premesse per ulteriori rallentamenti. Il Tesoro americano ha inserito l’Italia nella lista dei partner commerciali sotto osservazione. Di essa fanno parte anche Cina, Giappone, Germania, Corea del Sud, Irlanda, Vietnam, Singapore e Malesia. Il saldo attivo 2018 dell’interscambio Italia-Usa ha superato, in effetti, la “soglia di attenzione” di 30 miliardi di dollari fissata dalle Autorità di oltre Atlantico. Questo sbilancio può essere preludio, quindi, di misure di raffreddamento e riequilibrio degli scambi da parte americana. A questo scenario specifico, se ne affianca com’è noto un altro macro, a livello Ue, legato alla querelle Boeing-Airbus.

Due fronti caldi

C’è da sperare ovviamente che, dopo i tuoni, non arrivi la pioggia. È difficile infatti, anche per una potenza economica come gli Usa, allargare eccessivamente i fronti di conflitto, dopo quello avviato con la Cina. La storia insegna che le guerre su due fronti (stavolta sui versanti Pacifico e Atlantico) sono sempre rischiose, con effetti boomerang che possono aumentare in modo esponenziale.

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