I commenti

I commenti

La sostenibilità è una pratica collettiva

12 Aprile 2022 Luciano Ferraro
La sostenibilità è una pratica collettiva

La difesa dell’ambiente e la sostenibilità, che negli anni sono diventate un patrimonio condiviso, coinvolgono e animano anche il mondo del vino, sempre più attento all’impatto economico-sociale del suo operato. Ecco una riflessione sul tema del giornalista Luciano Ferraro.

Quando le Tute bianche di Luca Casarini, nel G8 del 2001 a Genova, chiesero di entrare nella zona in cui si riunivano i Grandi del mondo, le loro rivendicazioni contro il globalismo e le disparità planetarie sembravano una riedizione del movimento degli anni ’70, senza più forza e masse. Vent’anni dopo, la difesa dell’ambiente e la sostenibilità, intesa anche inclusione sociale da parte dell’impresa verso il territorio e la comunità, sono diventate patrimonio collettivo. Quasi indispensabile se un’azienda, non solo nel mondo del vino, intende presentarsi ai mercati con un’immagine al passo coi tempi.

Cosa è cambiato in 20 anni

Cosa è accaduto, la nostra coscienza sociale si è evoluta? Non proprio, si è trattato di una presa d’atto, ha spiegato il filosofo Massimo Cacciari. I no global, è la tesi dell’ex sindaco di Venezia, sono stati sconfitti perché le loro idee sono diventate patrimonio delle imprese. «La sostenibilità», sostiene Cacciari, «è diventata fattore fondamentale e intrinseco del salto tecnologico. Potrà sopravvivere soltanto chi organizza i propri fattori di produzione in modo da certificarne la compatibilità con l’ambiente. E non si tratta affatto di tattica, di convenienze spicciole, di mercato dell’immagine».

La sostenibilità nel mondo del vino

Così si spiega la nascita di un nuovo spirito ecologico che ha leader impolitici e privi di ardori rivoluzionari, come Greta. Ragazzi che vogliono una migliore gestione del mondo esistente, non la marxiana sovversione dello stato delle cose. Questo nuovo spirito aleggia sulle Cantine italiane. Piccoli vignaioli e grandi imprenditori fanno ormai a gara presentando pratiche verdi, azioni inclusive, bilanci di sostenibilità. Dall’anno scorso c’è una legge che consente una certificazione dei vini sostenibili. Uno stimolo per attuare la transizione ecologica prevista e finanziata dal Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza). Una norma di semplificazione, una sorta di vademecum verde per il vino e anche per il made in Italy.

Il caso di Firriato

Molte le aziende che si sono già distinte nella tutela dell’ambiente. Come la siciliana Firriato, 5 milioni di bottiglie l’anno, diventata a impatto zero. Con azioni che, per ottenere l’attestato di Carbon neutrality, includono il rimboschimento delle foreste pluviali del Madagascar e l’installazione di un impianto per la produzione di energia eolica da 45 MW in Karnataka (India). Progetti promossi da organizzazioni internazionali in Paesi in via di sviluppo, per la compensazione di CO2.

Un concetto più ampio di buone pratiche

Ma, come chiarisce il nuovo decreto, non si tratta solo di evitare l’inquinamento in campagna e di risparmiare risorse usando energie alternative. Le aziende saranno certificate sulla base dei risultati nelle pratiche di sostenibilità ambientale, economica e sociale. Gli esempi di queste pratiche socio-economiche già ci sono. Dall’accoglienza dei profughi che hanno trovato lavoro nella Cantina di Marco Caprai in Umbria, al lavoro dei detenuti nella produzione di vino, voluto all’isola di Gorgona da Lamberto Frescobaldi, assieme al ministero della Giustizia. Dal coinvolgimento di un intero paese, Sorbo Serpico, nella vita dell’azienda (cineforum compreso), perseguito da Antonio Capaldo di Feudi di San Gregorio, in Irpinia.

Una nuova idea di vino “giusto”

Più di 600 produttori da 12 Paesi hanno aderito al Sana Wine Festival a Bologna, organizzato a marzo da Slow Wine Coalition, presentando le loro bottiglie “buone, pulite e giuste”. Interpretando il nuovo spirito, l’accento è stato messo anche sulle pratiche sociali. Come gli stipendi più alti della media pagati ai dipendenti di Marotti Campi di Morro d’Alba “perché abbiamo bisogno di instaurare rapporti di lungo termine e di fiducia con le persone con cui lavoriamo”.

È importante sapersi raccontare

Se la sostenibilità sta diventando quindi pratica collettiva, come comunicarla senza rischiare la banalità? Bisogna saper raccontare le proprie scelte, spiegare, usare tecniche narrative e avere idee per i nuovi media. È una sfida nella sfida che il mondo del vino italiano deve affrontare, attrezzandosi al meglio.

Foto di apertura: nel nostro settore tutti gli attori fanno ormai a gara presentando pratiche verdi, azioni inclusive, bilanci di sostenibilità © A. Burden – Unsplash

Questo articolo è tratto da Civiltà del bere 1/2022. Acquista

Sei abbonato digitale o premium? Sfoglia la rivista o scarica il pdf

Vuoi abbonarti? Clicca qui

I commenti

Una rivoluzione per la civiltà

Nell’editoriale del primo numero cartaceo del 2025 di Civiltà del bere, il […]

Leggi tutto

Siamo (davvero) in una fase di transizione

Nell’editoriale dell’ultimo numero di Civiltà del bere il direttore Alessandro Torcoli introduce […]

Leggi tutto

È l’ora della verità (per fare informazione con onestà intellettuale)

Pubblichiamo l’editoriale dell’ultimo numero di Civiltà del bere (3/2024) in cui il […]

Leggi tutto

Addio a Benito Nonino, l’uomo che ha nobilitato l’arte della Grappa

Sono passati pochi giorni dalla scomparsa del grande distillatore friulano, avvenuta all’età […]

Leggi tutto

Cosa resta dell’ultimo Vinitaly? La riflessione di Luciano Ferraro

L’appuntamento veronese è stata l’occasione per accendere i riflettori sul grande tema […]

Leggi tutto

L’insostenibile pesantezza della sostenibilità

Il Convegno per i 100 anni del Consorzio Chianti Classico è diventato […]

Leggi tutto

Cinquant’anni all’insegna del “bere meno ma meglio”

Il giornalista Cesare Pillon ci accompagna in questo viaggio alla scoperta dei […]

Leggi tutto

50 anni di storia del vino: da alimento a buon mercato a prodotto di culto

Per favore Accedi per vedere questo contenuto. (Non sei registrato? Registrati!)

Leggi tutto

I 10 errori da evitare (e che ho commesso) per diventare Master of Wine

Per una volta scriverò in prima persona, ma è inevitabile. Non che […]

Leggi tutto
X

Hai dimenticato la Password?

Registrati