Cambio di rotta per la Région Languedoc-Roussillon, che dopo soli 2 anni e mezzo ha chiuso i suoi uffici a Milano. Era stato un tentativo di esportare in Italia prodotti e servizi legati innanzitutto alla logistica, alle energie rinnovabili e all'Information Technology. Tra gli assets della Regione, impegnata nella tutela ambientale, ci sono anche produzioni enogastronomiche che si caratterizzano per la loro naturalità.
Il potenziale produttivo è enorme per quanto riguarda il vino (2 miliardi di bottiglie), con proposte qualificate da Nîmes a Perpignan, con 30 denominazioni d’origine. Ma niente da fare. Si chiude. Come ci dicono con molta trasparenza dagli uffici "Sud de France Export" a Montpellier, «diversi ostacoli posso spiegare le difficoltà sul vostro mercato». I responsabili della Maison, guidata da Emilie Rémy, hanno presentato al presidente del Consiglio regionale del Languedoc-Roussillon, George Frêche, un rapporto che ha portato a questa drastica decisione: nel settore vinicolo il Languedoc-Roussillon si può rivolgere solo alle nicchie in piccoli volumi: spumanti, vini dolci, vini "icona". E lo stesso vale per i prodotti agricoli. Cosicché è difficile mobilitare le aziende (di medio-grandi dimensioni) affinché investano sul mercato italiano. Inoltre pesa l'assenza di voli diretti tra Milano e gli aeroporti del Languedoc-Roussillon ed è difficile sviluppare la distribuzione di vini scarsamente distribuiti in Italia.
In conclusione, la struttura del tessuto economico italiano è stata un impedimento per tutti i settori del Languedoc-Roussillon. Ad esempio, la nautica, la meccanica, il settore farmaceutico si sono scontrati con forti competitori locali, impedendo ala Francia di penetrare nel mercato italiano.