di Luciano Ferraro
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Al ristorante dell’hotel Armani di Milano, davanti alle bottiglie di tutte le 20 vendemmie di Siepi (il vino identitario di Mazzei) c’è il sommelier Luca Gardini. Elogia la tenuta dell’annata 1992, risolve i dubbi sulla 1996, timida e chiusa, ma esplosiva dopo qualche attesa. E lancia l’ultima provocazione, sbeffeggiando una delle parole ricorrenti delle degustazioni dell’ultimo decennio. La mineralità nel vino. «Ma non esiste», si sbraccia, «lo dico da quando lavoravo all’Enoteca Pinchiorri, è una sensazione tattile e basta». Nessuno replica. Resta la curiosità: esiste qualche studio scientico sulla mineralità nel vino?