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La famiglia fa bene all’azienda. Il progetto “Modelli di family business nel settore vitivinicolo”

19 Marzo 2013 Elena Erlicher
La gestione famigliare favorisce l'azienda vinicola e, a sua volta, l'azienda fa bene alle relazioni tra i famigliari-proprietari, come in un circolo virtuoso. Lo afferma il Progetto di rilevante interesse nazionale (Prin) dal titolo “Modelli di family business nel settore vitivinicolo” presentato venerdì 15 al Castello di Utveggio di Palermo (leggi anche “Modelli di family business”: a Palermo i risultati di una ricerca dell’università). La ricerca è stata sviluppata e realizzata dalle università di Palermo, Firenze, Trieste e Milano, con la coordinazione del professor Sebastiano Torcivia dell’ateneo siciliano. TRIESTE: IL MODELLO DEL CLUSTER - Il progetto ha studiato le relazioni tra la proprietà, la governance e la direzione adottati e la longevità delle aziende familiari.  L’unità di ricerca di Trieste, diretta dal professor Francesco Venier, che si è concentrata sui cosiddetti “cluster” (un insieme di imprese interconnesse e geograficamente concentrate che cooperano per ottenere dei vantaggi competitivi), ha approfondito i flussi di conoscenza come bene fondamentale condiviso e alimentato in un processo di “apprendimento collettivo” all’interno del cluster. La ricerca ha dimostrato che si tratta di un modello che non è ancora sufficientemente appetibile per l’imprenditore vitivinicolo italiano. MILANO: ANALISI DEL CONTESTO SOCIALE ED ECONOMICO - Dall’indagine dell’unità di ricerca di Milano, effettuata sull'area piemontese e coordinata dal professor Francesco Spano, emerge che il contesto sociale ed economico influenza il settore. La famiglia tende a restare unita per garantire il mantenimento della fonte di reddito. Si considera molto importante che l’azienda rimanga di proprietà della famiglia soprattutto per orgoglio e reputazione. I vitivinicoli esaminati rappresentano una imprenditoria sana, lavoratrice, legata alla terra e che ama vivere sul proprio territorio. È un meraviglioso esempio di integrazione impresa/territorio. FIRENZE: PASSAGGIO GENERAZIONALE COME SVOLTA NEL MODELLO IMPRENDITORIALE - A Firenze (professor Vincenzo Zampi) si è cercato di verificare se e come il passaggio generazionale possa rappresentare un momento di svolta nel modello imprenditoriale, cercando di mettere anche a fuoco se vi siano dei parallelismi fra la situazione attuale e quanto avvenuto nel corso degli anni ’70 e ’80, in cui proprio il ricambio generazionale ha rappresentato uno dei principali fattori di rinnovamento e di nuovo sviluppo del settore. Sono state sottoposte a indagine approfondita cinque aziende e hanno partecipato a quastionari on-line le Cantine del Consorzio del Chianti Classico. PALERMO: L'AZIENDA COME COMUNITÀ DI PERSONE - L’unità di Palermo ha effettuato cinque interviste alle “famiglie del vino” (Tasca d’Almerita, Tenute Rapitalà, F.lli Lombardo, Cantine Pellegrino e Cantine Rallo) dalle quali si può confermare una delle ipotesi di ricerca, ossia che la famiglia dell’azienda è vista e sentita come una comunità di persone, i rapporti tra famiglia e azienda vengono visti come di grande sinergia e simbiosi. C’è anche una  condivisione di valori quali l’etica e la correttezza. L’unità familiare è un processo spontaneo, ma che va coltivato per cercare di mantenere la coesione nel tempo. Il clima familiare rimane invariato anche nei casi di fusione aziendale. IL COMMENTO DI TORCIVIA - «È la prima volta che viene analizzato questo tema con un taglio economico-aziendale nel settore della vitivinicoltura» spiega il professor Torcivia, che prosegue illustrando le prossime fasi del progetto: «Tra qualche mese sarà pubblicato un volume che contiene i dati quantitativi della ricerca, le elaborazioni grafiche e tutte le interviste fatte alle Cantine. La presentazione di venerdì, che ha visto intervenire i docenti delle altre sedi, è stata ricchissima di stimoli e ha evidenziato la diversità di approccio dei territori analizzati: Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Toscana e Sicilia».

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