Food

Food

La cucina arcobaleno di Mauritius

30 Giugno 2010 Chef Kumalé
Quasi dispersa nell’oceano Indiano, tra Africa e India, l’isola è abitata da una popolazione multietnica, in maggioranza di origini indiane - La gastronomia, di stampo creolo, ha conosciuto negli ultimi anni una crescita qualitativa - Merito anche dello chef francese Bernard Loiseau, alla cui memoria è dedicato un festival internazionale - I locali per scoprire le tradizioni della tavola L’isola di Maurizio era già conosciuta dai navigatori arabi nel X secolo con il nome di Dina Arobi, ma fu solo nel 1598 che gli Olandesi ne presero il possesso e la ribattezzarono Mauritius in onore del loro sovrano: Maurits Van Nassau. Da quel momento la piccola gemma di terra color verde smeraldo, immersa nell’azzurro intenso dell’oceano Indiano, verrà adottata come punto obbligato e tappa strategica sulla rotta per l’India e per sperimentare con successo la coltivazione della canna da zucchero, il prodotto simbolo che disegna ancora oggi ampie estensioni del paesaggio all’interno dell’isola. Nel 1715 Mauritius venne conquistata dai Francesi, che la ribattezzarono Île de France e che fondarono la capitale Port-Louis, creando il meraviglioso giardino tropicale di Pamplemousse e costruendo la prima rete stradale. L’isola è situata nella porzione sudoccidentale dell’oceano Indiano, a circa 2.000 chilometri dalla costa dell’Africa e a circa 900 dal Madagascar, e costituisce parte integrante dell’arcipelago delle Mascarene, insieme a La Réunion e a Rodrigues. È una piccola terra, lunga 65 chilometri e larga 45, ma è conosciuta in tutto il mondo per i suoi 330 chilometri di coste e spiagge da sogno, protette da una barriera corallina (récif) che circonda la maggior parte dell’isola, formando una splendida laguna dalle acque cristalline con tutte le sfumature intermedie tra il bianco e il blu cobalto. L’interno dell’isola è invece costituito da vaste pianure ricoperte di rocce vulcaniche e da una catena montuosa centrale che, nonostante l’aspetto imponente, visibile da ogni punto della costa, sfiora appena i 1000 metri d’altezza. Ma ci sono anche foreste lussureggianti, ricche di cascate, laghi, fiori e frutti spontanei, come la dolcissima guava cinese. Qui sopravvivono branchi di cervi, introdotti dagli Olandesi, molto apprezzati in uno dei piatti più importanti della cuisine mauricienne, il curry di cervo (carì de cerf), una specialità assai gradita anche ai turisti, a differenza delle versioni a base di carne di scimmia o di pipistrello di taglia XXL, di cui vanno ghiotti solo i nativi. Melting pot e fascino coloniale Nei diversi quartieri della capitale Port-Louis, tra palazzi coloniali, moschee e il mercato multietnico sempre affollato e pieno di colori e prodotti tropicali, ci si può ben rendere conto del melting pot che compone la popolazione dell’isola: un mix a base di un 70% di indiani Tamil e di altre regioni dell’India, introdotti nei secoli scorsi dai colonizzatori per lavorare nei campi, un 20% di mercanti cinesi, che ancora oggi insieme alla minoranza di francesi e occidentali, circa il 10% della popolazione, animano la vita della città, giorno e notte. La presenza di una comunità indiana così numerosa e fedele alle proprie tradizioni offre al turista la possibilità di assistere a numerose feste, come quella di Maha Shivaratree, che si svolge tra febbraio e marzo e potrebbe farci credere di essere lungo le rive del Gange. A Triolet invece, un altro centro a forte presenza induista, ogni anno in novembre si celebra il Divali, la festa della luce. Ma l’impronta indiana si ritrova a volte anche nel verde intenso delle coltivazioni di canna, dove ogni tanto fa capolino un coloratissimo tempio Tamil, decorato con statue votive e con le rappresentazioni di tutte le divinità venerate dagli induisti. Mahébourg, la vecchia città coloniale, ha saputo rimanere autentica e conservare tutto il suo fascino, con le numerose dimore di campagna, oggi trasformate in splendidi resort in cui si respira un’atmosfera d’altri tempi. Anche il giardino botanico di Pamplemousse, meta obbligata di tutti i turisti, per quanto sia affollatissimo merita comunque una visita per le centinaia di piante di spezie e di alberi tropicali: palme, bambù, noci moscate e ancora acajou, pepe, baobab, banani, fiori di loto e ninfee giganti. Natura e relax Per trovare le spiagge più esclusive occorre spingersi verso la costa orientale, al villaggio di Flacq, dove tutte le mattine si anima uno splendido mercato con venditori di street food e da dove si raggiunge la Belle Mare Plage. Qui, tra un complesso turistico e l’altro, si possono trovare ancora splendidi tratti di spiaggia libera, circondati da prati verdi all’inglese protetti dall’ombra di palme ed eucalipti. Ogni fine settimana le famiglie mauriziane vengono qui per organizzare i loro pic-nic e momenti di festa. Mauritius rappresenta una meta ambita per gli appassionati del mare e dell’immersione, grazie ai fondali che offrono uno spettacolo unico: pesci tropicali dai mille colori, coralli, conchiglie e delfini, facilmente osservabili anche da riva quando si avvicinano alla baia di Tamarin. Oltre la barriera corallina s’incontrano squali e balene ma anche orate, pesci spada e aguglie che fanno la felicità dei pescatori d’altura, insieme alle decine di varietà di pesci tropicali dai colori dell’arcobaleno. Con un pizzico di fortuna si possono scorgere qua e là le piccole imbarcazioni colorate dei pescatori che scivolano leggere sull’acqua, e non è raro assistere allo spettacolo del loro ritorno a riva, dove inizia subito la contrattazione per aggiudicarsi i pesci più pregiati o le aragostelle. Se il mare rappresenta ancora oggi una fonte di ricchezza per tutta l’isola, purtroppo l’abbattimento delle foreste di ebano e lo sviluppo della monocoltura intensiva di canna da zucchero ha compromesso la sopravvivenza di molte specie endemiche di animali, come il celeberrimo dodo, un uccello simile al pellicano ma incapace di volare: simbolo di Maurizio è oggi estinto, mentre sopravvivono in pochi esemplari il gheppio di Mauritius, il parrocchetto di Mauritius (uno splendido pappagallino verde) e il piccione rosa, protetti dalla vegetazione delle rare foreste del Sud e negli isolotti del Nord. Street food e cuizine dantan Ancora praticamente sconosciuta in Italia, la cucina mauriziana sta riscuotendo ampi consensi in Francia, specie in Costa Azzurra e a Parigi, dove sono stati aperti molti ristoranti di pregio. Frutto dell’incontro tra le tradizioni culinarie indiane del sud e quelle introdotte dai commercianti cinesi di Canton, la cuisine mauricienne rappresenta la sintesi e un interessante mix di tecniche, piatti e prodotti indo-cinesi, che il viaggiatore può iniziare ad apprezzare gustandoli per strada in uno dei tanti chioschi ambulanti di street food. Qui fin dalle prime ore del mattino vengono servite ottime piadine di farina di ceci farcite con salse di pomodori e curry (dholl puri), fagottini ripieni di carni o verdure speziate al curry (samosa), flatbread (focaccine) di faratas e le gustosissime boulettes fritte di gateaux piment, insaporite con salse e salsine speziate e piccanti (chatini, rougail e vindaye). Certo non tutti sono in grado di scegliere bene il cibo di strada, bisogna saper fare attenzione. Anche per questo motivo oggi le specialità di street food, tra le preferite dai mauriziani, vengono proposte in alcuni ristoranti che si sono impegnati in un lavoro di ricerca. È il caso de La Belle Kréole, che esibisce lo spettacolo delle cuoche al lavoro, lasciate in vista a preparare l’impasto di curry tradizionale, macinato a pietra, in appositi spazi all’aperto: un locale che, pur nella sua semplicità, ha ottenuto molti riconoscimenti, tanto che il ministero del Turismo lo considera come una specie di museo gastronomico. Volendo approfondire la conoscenza della cuizine dantan (storpiatura creola per cuisine d’antan, la cucina di un tempo) e per sperimentare le rivisitazioni più vicine all’originale bisogna puntare diritto verso La Clef des Champs, il bel ristorante, nell’abitato di Floreal, proprietà di Jaqueline Dalais, la massima studiosa di cucina creola e mauriziana.

Food

Viaggio nella materia prima (6): l’aspetto regale del fagiano

Per favore Accedi per vedere questo contenuto. (Non sei registrato? Registrati!)

Leggi tutto

Non solo aglio e cipolla: la mappa degli arricchitori

Con questo termine intendiamo quegli ingredienti che, pur non essendo principali, rendono […]

Leggi tutto

Formaggi d’Italia: le versioni di nicchia del Parmigiano Reggiano

Un prodotto dell’artigianato italiano che tutto il mondo ci invidia: 4 milioni […]

Leggi tutto

Viaggio nella materia prima (6): la doppia anima della scarola

Questa verdura dai molteplici utilizzi è ottima sia preparata in insalata (la […]

Leggi tutto

Formaggi d’Italia: pecorino di Norcia, eccellenza orgogliosamente umbra  

Una nicchia della Valnerina, in provincia di Perugia, frutto del latte di […]

Leggi tutto

Ok, la temperatura è giusta!

Dall’acqua al vino, passando per gli spirits: ogni bevanda deve essere servita […]

Leggi tutto

Non solo vino. Sommelier per tutti i gusti – III puntata

Per favore Accedi per vedere questo contenuto. (Non sei registrato? Registrati!)

Leggi tutto

Formaggi d’Italia: la gustosa versatilità del Monte Veronese

Dop dal 1996, viene prodotto in Lessinia e si declina in una […]

Leggi tutto

Formaggi d’Italia: burrata di Andria, fiore all’occhiello della produzione pugliese

È uno dei latticini più golosi, dal cuore morbidissimo di mozzarella sfilacciata […]

Leggi tutto
X

Hai dimenticato la Password?

Registrati